Politica
Salvini atomico: «Se partiamo nel 2024, nel 2032 prima centrale nucleare, la sogno a Milano»

Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini sposa ancora una volta l’idea del Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e si esprime a favore della riapertura delle centrali nucleari.
Se il governo ha mostrato aperture alla riapertura delle centrali nucleari in Italia, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini spinge sull’acceleratore come un forsennato. «Ho chiesto ai tecnici del mio ministero. Se partiamo nel 2024, nel 2032 possiamo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare» ha dichiarato oggi ad un incontro sul tema a Roma.
Non solo sulle tempistiche, il ministro avrebbe le idee chiare anche sulla sede in cui realizzare l’opera: «Da milanese la prima centrale la vorrei a Milano. Vorrei un reattore di ultima generazione nella mia città». Chissà se gli altri milanesi condividono questa aspirazione.
L’idea d’altronde non è nuova: lo scorso anno Salvini propose di costruire una centrale nucleare nel quartiere in cui è cresciuto, Baggio. Che sia un sogno che aveva da bambino? Comunque sia il progetto è stato boicottato da quegli ingrati dei residenti in primis e dagli amministratori locali in secundis, ai quali una centrale atomica tra le case non era sembrata una buona idea.
Salvini non è solo in questa battaglia: il ministro per l’Ambiente è favorevole al nucleare. La frase sembra un ossimoro, ma in realtà è cronaca politica. Pichetto Fratin infatti, si è espresso spesso favorevole alla riapertura delle centrali, trovando il consenso tra le fila del centrodestra e anche al di fuori, come quello di Carlo Calenda.
Addirittura ha ospitato al Ministero dell’Ambiente la prima riunione per la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, alla quale hanno preso parte sia membri delle istituzioni, che imprese private. Oggi ad un convegno sul nucleare tenutosi sempre a Roma, Salvini ha fornito l’ennesimo assist: «Ci tengo a portarvi il convinto sostegno non solo della mia forza politica ma dell’intero governo. C’è un’idea complessiva di sintesi. Ora cerchiamo di pianificare. Bisogna mettere insieme quattro ministeri – Imprese, Ambiente, Infrastrutture e Mef – per coordinarsi e darsi dei tempi».
Politica
Delmastro: «non mi dimetto, sono orgoglioso di quel che ho fatto»

Il sottosegretario alla Giustizia rinviato a giudizio per violazione del segreto d’ufficio: «inconsueto, i pm hanno chiesto l’arciviazione».
Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia sotto il fuoco delle polemiche per aver passato informazioni coperte dal segreto d’ufficio sul caso Cospito al deputato FdI Giovanni Donzelli, non ha intenzione di rassegnare le dimissioni.
E’ quanto ha spiegato oggi in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha detto: «intendo continuare ad esercitare il mio ruolo, al meglio, all’interno del ministero della Giustizia». Delmastro ritiene il suo rinvio a giudizio per rivelazione di segreti d’ufficio «inconsueto» dal momento che «anche questa seconda volta il pubblico ministero Paolo Ielo e altri tre pm hanno ribadito la richiesta di archiviazione della procura nei miei confronti».
I guai con la Giustizia del sottosegretario alla Giustizia sono cominciati durante le ultime fasi del processo all’anarchico Cospito. Andrea Delmastro Delle Vedove, di Fratelli d’Italia, ha passato le informazioni sui dialoghi di Cospito in carcere al vicepresidente del Copasir Donzelli, che le ha poi rivelate in aula.
Il caso ha sollevato molte polemiche e dopo il rinvio a giudizio le opposizioni hanno chiesto le dimissioni di Delmastro, che però non ci pensa minimamente. «Sono orgoglioso di aver fronteggiato l’attacco frontale al 41 bis di terroristi e anarchici in combutta con la criminalità organizzata e della mafia».
Politica
Talò, l’ex consigliere di Palazzo Chigi che ha passato lo scherzo telefonico a Meloni, andrà alla Difesa

Ha lasciato il suo incarico dopo la «vicenda gestita con leggerezza» dello scherzo telefonico di due comici russi a Giorgia Meloni, ma ora passa alla Difesa e, secondo alcuni fonti di stampa, è in attesa di prendere la presidenza dell’Ispi.
Francesco Talò è l’uomo che ha passato a Giorgia Meloni la telefonata poi rivelatasi una burla di due comici russi. Per la vicenda, che la premier ammise essere stata «trattata con leggerezza», dello scherzo telefonico, che «ha esposto la Nazione», ha lasciato il suo incarico a Palazzo Chigi. Ma la carriera di Talò non sembra averne risentito più di tanto, dal momento che prenderà servizio presso il Ministero della Difesa retto da Guido Crosetto.
Per i prossimi mesi l’ex consigliere doplomatico ricoprirà il delicato ruolo di coordinatore della politica militare. Secondo Il Fatto Quotidiano, che ha riportato la notizia, oltre ad un «incarico ad hoc» nei giorni scorsi ha ricevuto una lettera dalla presidente del Consiglio nella quale viene ringraziato per il suo lavoro svolto «da vero patriota».
Dunque il telefonatagate è stato considerato soltanto un passo falso in una carriera diplomatica durata quasi quarant’anni altrimenti irepprensibile. Secondo il giornale poi, oltre a quello alla Difesa Talò sarebbe prossimo ad assumere un altro incarico prestigioso e di rilievo, la presidenza dell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, non appena raggiungerà l’età pensionabile nel 2024.
Politica
La società di cybersecurity di cui Gasparri è presidente, all’insaputa del Senato

Secondo La Notizia, che ha scodellato lo scoop, il vero motivo alla base della staffetta tra Ronzulli e Tajani, ma anche dello show del senatore in commissione vigilanza Rai contro il giornalista Ranucci, sarebbe il fatto che Gasparri ha assunto l’incarico senza informare Palazzo Madama.
Mettere al riparo Gasparri e, allo stesso tempo, ridimensionare Licia Ronzullli. La decisione di Tajani di invertire di ruolo capogruppo e vice capogruppo di Forza Italia al Senato non sarebbe stata presa solo per logiche partitiche, ma anche per anticipare una possibile difesa. Gasparri infatti da ieri non è più vice presidente del Senato. Si tratterebbe di una mossa per evitare che possa essere travolto da uno scandalo mentre ricopre un ruolo di così alto prestigio. Il presunto scandalo sarebbe collegato ad una società di cybersecurity della quale Gasparri assunto la presidenza nel 2021 senza informare Palazzo Madama. La vicenda è stata resa nota dal giornale La Notizia.
L’incarico assunto da Gasparri potrebbe essere incompatibile con il mandato parlamentare e potenzialmente, potrebbe far addirittura scattare la decadenza dal seggio. Sul tema si esprime la Giunta per le elezioni, della quale Gasparri è stato presidente fino al 2022, un anno dopo aver accettato la presidenza della società di cybersecurity.
Ma non è finita qui secondo il giornale, che sostiene che nel giro di un paio di settimane potrebbe andare in onda un servizio che Report ha confezionato proprio sull’argomento. Lo show del senatore in Commissione vigilanza Rai, quando mostrò un cognac ed una carota a Sigfrido Ranucci, chiamato a rispondere per una puntato sull’eredità di Silvio Berlusconi, si sarebbe mosso nell’ottica di sminuire il giornale e la trasmissione.
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