Mondo
Arrestata Maria Ponomarenko, la giornalista russa che ha parlato del bombardamento sul teatro di Mariupol
Maria Ponomarenko, giornalista di RusNews, è stata arrestata per aver diffuso “notizie false”, in base al codice penale russo, modificato all’indomani dell’invasone dell’Ucraina. Rischia fino a 10 anni di carcere. Nei guai anche la collega Ilya Krasilshchik, per aver diffuso notizie sulla strage di Bucha, che però ha lasciato la Russia già a gennaio. Appello del comitato per la protezione dei giornalisti.
Non sono tempi facili per i giornalisti, in Russia. Dal 24 aprile scorso, Maria Ponomarenko, giornalista russa di RusNews è stata arrestata e si trova in carcere. Vi rimarrà almeno fino alla data dell’udienza preliminare, fissata per il prossimo 22 giugno. Rischia fino a 10 anni di reclusione per aver, in base alle accuse, «diffuso notizie falese», parlando di un «presunto attacco russo» al teatro Drama di Mariupol.
Nel 16 marzo scorso, le autorità di Kiev hanno reso noto che il teatro, nel quale stavano cercando riparo dalla guerra 1500 persone, è stato colpito da un missile russo che ha provocato 300 vittime. Il ministero della difesa russo ha però bollato le accuse provenienti dall’Ucraina come «non in linea con la realtà». Sempre secondo le accuse, la Ponomarenko sarebbe la persona dietro al canale Telegram, ora chiuso, “No censorship”, sul quale sono circolate teorie alternative che accettavano la versione dei fatti diramata da Kiev e per questo è stata arrestata.
All’indomani dell’invasione dell’Ucraina, il codice penale russo è stato modificato e prevede pene molto severe per chi diffonde notizie false sulla base di odio politico, religioso, o ideologico. O almeno considerate tali. Non è la prima volta che la Ponomarenko finisce nei guai per aver diffuso una notizia: è stata sanzionata ed ha trascorso qualche notte in carcere per aver coperto le proteste a Novosibirsk e San Pietroburgo. Dopo l’arresto, le autorità russe hanno perquisito la sua abitazione e interrogato la figlia sedicenne, il 25 aprile. La giornalista russa arrestata è stata condotta in un centro di detenzione preventiva a San Pietroburgo.
Ilya Krasilshchik invece, rischia 3 anni di reclusione per aver «diffuso consapevolmente notizie false sull’esercito russo. L’ex editrice di Meduza infaatti, ha diffuso il coinvolgimento delle truppe russe nella strage di Bucha. Dal gennaio di quest’anno però la Krasilshchik ha lasciato il suo Paese. Diffonde notizie sulla guerra dal suo account Instagram e da uno creato apposta e chiamato Ukraine War Evidence.
Il CPJ, (Committee to Protect Journalist), oltre ad aver diramato la notizia, ha pubblicato un appello per chiedere la scarcerazione della giornalista russa arrestata e il ritiro delle accuse nei confronti della collega.
Mondo
Sabotaggio alla rete ferroviaria francese: circolazione in tilt a poche ore dalle Olimpiadi
I sospetti degli inquirenti si concentrano sulla sinistra radicale. Paralizzata la circolazione del Tgv: sospese tre linee su quattro. I disagi si ripercuoteranno almeno fino al weekend. Sono 800 mila i viaggiatori coinvolti dal sabotaggio della rete ferroviaria in Francia.
Il modus operandi messo in atto, fa sospettare alle forze dell’ordine che dietro il sabotaggio alla rete ferroviaria in Francia possa esserci la mano dei gruppi della sinistra radicale. Nella notte scorsa, tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, in diversi punti nevralgici della circolazione ferroviaria, sono stati appiccati incendi che hanno di fatto paralizzato treni e stazioni. Il tutto mentre tra poche ore, in una Parigi blindatissima, andrà in scena la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Sono circa 800 mila i viaggiatori rimasti coinvolti dal sabotaggio della rete ferroviaria.
Modus operandi e ordigni incendiari già usati in passato in altre contestazioni «assomigliano a quelli utilizzati in passato dall’ultrasinistra», hanno fatto sapere fonti della sicurezza francesi a Le Parisien. Non si esclude che chi ha agito abbia potuto contare sull’appoggio di personale interno a Sncf, la compagnia ferroviaria francese.
Fin dai primi roghi, la società ha parlato di «atti dolosi concomitanti», mentre il ministro dei Trasporti francese Patrice Vergriete ha definito il sabotaggio «un’azione criminale scandalosa».
Attualità
Musk sulla figlia transgender: «è morto, ucciso dalla teoria woke. Non avrei dovuto accettare i trattamenti»
Intervistato da Tmz il tycoon ha usato dure parole nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».
Tra i due non corre buon sangue. La ventenne Vivian Jenna Wilson, nato come Xavier Musk, dopo il cambio di sesso ha interrotto ogni rapporto con il padre, il fondatore di Tesla e Space X, ed ha assunto il cognome della madre. La transizione non è stata bene accolta da Elon Musk, che, intervistato da Tmz ha usato parole molto dure nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».
Il miliardario ha anche abiurato il suo consenso ai trattamenti ai quali il figlio si è sottoposto: «Sono stato ingannato nel firmare documenti medici per approvare qualsiasi trattamento lei ricevesse». Parlando con il suo intervistatore, Musk ha affermato di aver accettato perché gli avevano paventato il rischio di un gesto autolesionistico da parte del giovane.
Non è la prima volta che tra Musk e la figlia transgender due volano screzi a mezzo stampa. In passato si sono scambiati dichiarazioni al vetriolo non soltanto sulle diverse visioni sui diritti Lgbtq+, ma anche in tema di politica. Misk ha spesso definita la figlia come una «comunista» e «marxista» che odia i ricchi».
Mondo
Traversata ecologica dell’Atlantico finisce in tragedia: ritrovati i corpi dei due navigatori
Brett Clibbery e Sarah Packwood sono partito dalle coste canadesi lo scorso 18 giugno, a bordo di uno yacht ecologico. Volevano raggiungere le Azzorre, ma i loro corpi sono stati ritrovati a poche centinaia di miglia dal luogo della partenza. E’ mistero sulle cause della morte.
L'”Odissea Verde”, come era stata battezzata dai suoi ideatori, è durata poche centinaia di miglia. I corpi del canadese Brett Clibbery e della britannica Sarah Packwood, i navigatori che hanno tentato una traversata dell’Atlantico a bordo di uno yacht ecologico, sono morti ed i loro copri stati ritrovati sulle coste di Sable Island, 160 chilometri a sud-est della costa canadese da cui erano partiti oltre un mese fa. I due avevano lasciato le spiagge della Nuova Scozia con l’obiettivo di raggiungere le Azzorre. 3.228 chilometri da coprire in 21 giorni. Il viaggio però è durato poco più di un centinaio di miglia nautiche.
Ancora da capire il motivo della tragedia. Secondo quanto ricostruito al momento i due sarebbero stati costretti ad abbandonare la nave e sarebbero morti annegati. Lo yacht sul quale si trovavano a bordo però non è stato ritrovato. Tra le ipotesi, l’urto con una nave cargo, che non si sarebbe nemmeno accorta della collisione.
I due navigatori morti avevano raccontato nel dettaglio i preparativi della traversata dell’Atlantico, attraverso un canale YouTube, Theros Adventures, dal nome della loro barca eco-friendly. «È probabilmente la più grande avventura delle nostre vita», diceva entusiasta Sarah Packwood. Mentre il marito raccontava di come i due avessero equipaggiato la barca con vele, pannelli solari, batterie e un motore elettrico, così da mostrare a tutti che «viaggiare senza bruciare carburanti fossili è possibile».
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