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Politica

Beppe Grillo si riprende il Movimento 5 Stelle

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Beppe Grillo riprende le redini del Movimento 5 Stelle

Mentre Di Maio e Conte bisticciano, il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo cerca di riportare ordine tra le sue fila e invita tutti alla calma e al silenzio, finché non avrà trovato una soluzione. Nel frattempo appare naufragata ogni ipotesi di campo largo sognato da Letta.

Tocca di nuovo all’Elevato. Giuseppe Grillo detto Beppe riprende in mano le redini del suo Movimento imbizzarrito, richiama alla calma i suoi e congela la situazione in attesa di parlare con Conte e capire come risolvere la questione leader dopo la sentenza del Tribunale di Napoli, che ha invalidato le votazioni che in agosto avevano espresso Giuseppe Conte alla guida dei 5 Stelle.

Come se non bastasse, è palese la faida tra l’ex premier e Luigi Di Maio, che all’indomani delle elezioni del Presidente della Repubblica hanno dato sfogo a tutta la tensione e i rancori accumulati. La prima impressione è che comunque il Movimento ne uscirà indebolito politicamente ed elettoralmente, mentre allo stesso tempo naufraga definitivamente il progetto campo largo agognato da Enrico Letta.

Pareva impossibile che Pd e 5 Stelle non riuscissero ad approfittare della crisi del centrodestra, ma ce l’hanno fatta. Mentre Salvini e Meloni si scambiano commenti colmi di recriminazioni e cuori infranti, mandando in frantumi la coalizione a suon di dichiarazioni incrociate, il Movimento dimostra di aver imparato la lezione del centrosinistra e minaccia scissioni e divisioni tra correnti. Il Partito Democratico resta al palo e si chiede con chi si alleerà alle prossime elezioni.

Intanto Beppe Grillo prova a riportare ordine nella sua creatura politica ed ha invitato i suoi alla calma e alla riflessione, ma soprattutto al silenzio. Non a caso Giuseppe Conte ha cancellato l’intervista in programma ieri da Bruno Vespa a “Porta a Porta”. L'”avvocato del popolo” non sembra molto turbato, è convinto che si stia facendo molto rumore per nulla e pensa di avere ancora ben saldo il controllo del Movimento.

Beppe Grillo invece qualche pensiero per la testa ce l’ha e dopo aver commentato con un laconico «le sentenze si rispettano» la decisione del Tribunale di Napoli, sta cercando di capire come sbrogliare la matassa e nel frattempo riprende le redini del Movimento 5 Stelle. Ha detto che a breve avrà un confronto con l’ex premier, intanto consulta i suoi avvocati. Le ipotesi sembrano due: o sulla questione si esprime il Comitato direttivo, oppure si rifanno le votazioni includendo gli esclusi ad agosto perché iscritti da meno di 6 mesi. Proprio questi, circa 80 mila, hanno presentato il ricorso che ha creato questo impasse. Nel caso si scelga le strade delle votazione poi c’è da stabilire se rifarle su Russeau, come previsto dal redivivo statuto del 2021, o sulla nuova piattaforma SkyVote.

Certo rimane da capire che ne sarà del Movimento 5 Stelle, una formazione politica che ha fatto il suo esordio in Parlamento (che avrebbe dovuto “aprire come una scatoletta di tonno”) giusto dieci anni fa, ma che ha già passato diverse fasi: l’opposizione più nuda e cruda, le pernacchie a Bersani in streaming, le gaffe, la casta dei corrotti, Di Maio e Di Battista, la democrazia diretta, il mandato 0, le espulsioni, alleati mai, la svolta istituzionale, il governo gialloverde, l’abolizione della povertà, , l’impeachment a Mattarella, il governo giallorosso, la rielezione di Mattarella. E chissà cosa ci aspetta ancora.

Di sicuro rimane che tra un anno ci saranno nuove elezioni e molto probabilmente avverranno per mezzo dell’attuale legge elettorale. Pertanto il prossimo governo, qualunque esso sarà, verrà deciso in base a regole che prevedono coalizioni per poter avere i numeri sufficienti a governare con stabilità. E se si votasse oggi le forze politiche si presenterebbero tutte divise.

Politica

Giovanni Toti ha rassegnato le dimissioni da presidente di Regione Liguria

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Dopo ottanta giorni, l’oramai ex governatore ligure ha mollato la presa. Con le dimissioni, Giovani Toti chiederà la revoca dei domiciliari, mentre sarebbe in arrivo la notifica di conclusione delle indagini e con essa il rinvio a giudizio. Già partita la campagna elettorale, si staglia all’orizzonte la sfida Orlando-Rixi. Al voto ad ottobre?

Giovanni Toti ha rassegnato le dimissioni da presidente di Regione Liguria, dopo ottanta giorni di arresti domiciliari. L’ex governatore è accusato di corruzione, falso, abuso di ufficio e finanziamento illecito. Toti potrebbe così far nuovamente richiesta di revoca degli arresti domiciliari.

Le indagini sarebbero alle battute conclusive. Mentre in Procura sfilano gli ultimi testimoni, sarebbero quasi concluse anche le analisi sui telefoni e sui dispositivi sequestrai nei mesi scorsi. Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio.

Sull’ex presidente ligure, grava il rischio di  processo immediato custodiale, senza passare dall’udienza preliminare. I pubblici ministeri Luca Monteverde e Federico Manotti potrebbero disporlo da martedì 30 luglio, quando scadranno i termini per presentare ricorso al tribunale del riesame contro i domiciliari. Tra i presupposti per richiedere un processo immediato però, vi è proprio quello di essere sottoposti a custodia cautelare. Con le dimissioni cade di fatto il pericolo di reiterazione del reato e dunque l’istanza di revoca dei domiciliari, già avanzata e respinta in due occasioni, non dovrebbe incontrare grossi ostacoli. Rimesso in libertà, Toti potrebbe disinnescare dunque il pericolo di giudizio immediato.

Nel frattempo, si è già aperta la partita per la sua successione. Il toto-nomi ha già indicato i probabili sfidanti: Andrea Orlando del Partito Democratico ed Edoardo Rixi della Lega, vice di Salvini ai Trasporti. La lista dell’ex governatore ha ratificato il nuovo nome : Cambiare – Con Giovanni Toti, senza la parola presidente. I consiglieri hanno spiegato che in questo modo, in caso di elezioni, non dovranno raccogliere di nuovo le firme. Toti non sarebbe intenzionato a candidarsi in prima persona, come suggerirebbe la rimozione della parola presidente dal nome della lista. La tornata elettorale sarà anticipata tra ottobre e novembre, forse accorpata con le urne in Emilia-Romagna e Umbria.

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L’Italia si riarma: spesa militare sale a 34 miliardi di euro

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Oggi è stato approvato in Commissione Difesa al Senato l’ultimo dei 27 programmi di acquisto presentati da inizio legislatura. Tra i nuovi armamenti in arrivo, 24 caccia Eurofighter, 272 carri armati tedeschi e 890 missili israeliani. La spesa militare in Italia sfiora i 35 miliardi di euro.

Caccia Eurofighter, carri armati, missile e bombe per gli F-35, manche fregate, sottomarini e ammodernamenti per il comparto navale. Questo il contenuto dell’ultimo programma di acquisto approvato in Commissione Difesa al Senato. Con questo, sale a 27 il numero di pacchetti approvati da inizio legislatura. La spesa militare in Italia sale dunque a 34,6 miliardi di euro, cifra che non raggiunge il famigerato 2% del Pil, ma che dimostra un evidente incremento dei fondi: in precedenza si aggirava sui 25 miliardi.

Il voto di oggi ha trovato il solo parere contrario del Movimento 5 Stelle. Sono proprio i capogruppo nelle commissioni di Montecitorio e Palazzo Madama Marco Pellegrini e Bruno Marton a riassumere gli impegni stipulati oggi: «La Difesa incassa così l’ok definitivo ad altri 24 caccia Eurofighter Typhoon (7,5 miliardi, 280 milioni di spesa per quest’anno e il prossimo) – un lotto che in passato era stato tagliato a favore del programma F-35 e che oggi viene invece riesumato in aggiunta a quelli, e a migliaia di missili e bombe della Lockheed Martin (700 milioni, 130 la spesa 2024-2025) per armare proprio i famigerati aerei americani. Semaforo verde anche per l’ammodernamento di due fregate classe Doria (240 milioni) – che arriva subito dopo l’ok all’acquisto di due nuove fregate Fremm che non erano previste dal programma originale di 10 navi – e per l’acquisto di una nave (70 milioni) per il monitoraggio delle infrastrutture sottomarine energetiche e informatiche e per la bonifica dei fondali da ordigni inesplosi, unico programma a cui non ci siamo opposti».

Nel 2010 infatti, quando il ministro della Difesa era l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa, l’Italia abbandonò il progetto Eurofighter per sposare quello che vedeva come protagonisti gli ormai celeberrimi F-35. Una mossa che provocò malumori anche nel suo fronte, dal momento che comportò un aumento delle spese belliche. Oggi invece si è deciso che gli aerei a decollo verticale resteranno alla Marina, mentre i caccia Eurofighter saranno assegnati all’aeronautica.

La lista della spesa bellica comprende anche 21 nuove batterie missilistiche semoventi a lunga gittata Himars, dell’americana Lockheed Martin, per 960 milioni e, per rimpiazzare le armi cedute a Kiev, 12 lanciatori Stinger e 890 missili Spike prodotti dalla israeliana Rafael. La Marina, tra le altre cose, acquista due nuove fregate Fremm, prodotte da Fincantieri per quasi due miliardi di euro e due sottomarini, per un miliardo e 3. Il totale di tutto l’impegno di spesa è 34,6 miliardi di euro, di cui mezzo miliardo già quest’anno.

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La soluzione di Delmastro per le carceri affollate: «stranieri a casa loro»

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Intervistato da Repubblica, il Sottosegretario alla Giustizia Delmastro offre la sua soluzione per allentare la pressione sulle carceri italiane: rimandare i detenuti stranieri nei Paesi di provenienza.

I penitenziari italiani vivono una situazione di emergenza cronica, tra celle sovraffollate, carenza di personale e strutture fatiscenti. Ma il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ha avuto un’idea per aiutare le carceri: rimandare i detenuti stranieri nei rispettivi Paesi di provenienza. «Un terzo dei detenuti è straniera e costa tra i 137 e i 150 euro al giorno. Basta moltiplicare 19.213 detenuti stranieri per 365 giorni e abbiamo trovato i fondi per costruire carceri, assumere agenti e personale».

Secondo Delmastro bisogna «recuperare altri posti per umanizzare la pena. Tant’è che abbiamo sbloccato 166 milioni per l’edilizia penitenziaria incredibilmente bloccati, più 84 col Pnrr, recuperando 6.754 posti sui 10mila mancanti». Durante l’intervista il sottosegretario smentisce di aver detto di volere che i detenuti marciscano in galera: «No, voglio che la espiino perché guardo alle vittime e ai cittadini che non devono vivere nell’insicurezza».

A proposito del tema dei bambini detenuti insieme alle madri afferma: «abbiamo solo detto che il rinvio della pena non è più obbligatorio. Il giudice valuterà la pericolosità sociale. Nessun giudice dotato di senno la sbatte in galera col bimbo di un anno. Diverso è il caso di borseggiatrici seriali che non devono più confidare nell’impunità grazie alla maternità».

Infine, una battuta sul Gio, che in molti hanno definito la squadra di picchiatori anti-rivolte: «Non sono mai stato con le “guardie”, ma sempre al fianco degli agenti che con il Gio daranno un supporto importante per mantenere la sicurezza, tant’è che ci sarà anche il negoziatore».

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