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Da Il Collegio a OnlyFans fino alla Rocco Siffredi Academy: l’attivismo di Maria Sofia Federico

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Dopo essere divenuta celebre in giovane età grazie alla sua partecipazione al format Rai Il Collegio, Mariasofia Federico ha radunato un considerevole numero di followers sui social network. Recentemente, appena maggiorenne, ha fatto il proprio ingresso nel mondo dell’hard, prima su OnlyFans ed ora all’accademia del celebre pornodivo: «Da quando ho 14 anni sono abituata a ricevere un trattamento spietato dall’Italia intera per la “colpa” di fare attivismo».

Mariasofia Federico è un volto noto fin da quando era una ragazzina che ha partecipato alla trasmissione Rai “Il Collegio”, un reality show che metteva in competizione giovani e brillanti studiosi, alle prese con regole e insegnanti severissimi. In seguito, ha mantenuto una certa popolarità sui social network, radunando un buon numero di followers, ma la vera popolarità è arrivata qualche giorno fa, quando un suo video ha fatto migliaia e migliaia di visualizzazioni. Mariasofia Federico, che nella trasmissione Rai diceva di «voler cambiare il mondo» ha parlato del suo ingresso nel mondo del porno e del passaggio all’interno della scuderia della Rocco Siffredi Academy, una sorta di università dell’intrattenimento per adulti del celebre attore hard.

La ragazza in passato si è spesso espressa in favore di posizioni femministe. Tra le sue battaglie più note, quelle per sdoganare l’epilazione femminile, ovvero il diritto delle donne a non depilarsi. Le sue prese di posizione secondo molti cozzano con le sue scelte attuali, ma secondo Mariasofia Federico, la sua decisione di entrare nel mondo del porno sarebbe ancora una volta motivata dal suo attivismo: «Io voglio far capire alla mia famiglia che è da quando ho 14 anni che sono abituata a ricevere un trattamento spietato dall’Italia intera per la “colpa” di fare attivismo. E sinceramente non desidero altro che passare la mia esistenza a lottare per ciò in cui credo».

Il riferimento ai genitori arriva in seguito ad alcune esternazioni del padre, il quale durante un’intervista ha affermato di aver vissuto un momento «straziante» quando ha visto le foto della figlia e di sentirsi «in parte colpevole» delle decisioni che la ragazza ha preso. Rispondendo al genitore, Mariasofia Federico ha detto: «Oggi ho deciso di svelare l’arcano del perché i miei genitori mi hanno intimato di parlarne poiché ci tenevano a far sapere pubblicamente che non mi supportano affatto. Più volte hanno provato a dissuadermi dicendomi che prima o poi Dio sarebbe entrato dentro di me e mi avrebbe fatto ritrovare la retta via.  Mio padre ha detto di essere stato fruitore di porno da giovane e di essere anche andato da delle escort, ma non riesce a fare pace con la realtà che io faccio la stessa cosa. Questo mi mette tanto rammarico perché indica che la nostra categoria è lo zimbello di tutti anche se poi quei tutti ci sfruttano per piacere, ed è segno di un’ipocrisia rara. Una persona risolta è in grado di cogliere questa contraddizione e affrontarla in terapia, evitando di scaricare la propria rabbia e la propria incomprensione su una figlia per cui dovrebbe rappresentare un modello di riferimento nonché una figura con cui dialogare per crescere assieme senza pregiudizio».

E per rispondere alla domanda «non volevi cambiare il mondo?», Mariasofia Federico risponde: « non c’è nulla di più rivoluzionario che cogliere la profonda incoerenza di queste reazioni collettive e denunciarla continuando a essere me stessa in libertà».

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L’ombra dei licenziamenti su Stellantis, Tavares: «non scarto nulla»

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Durante un’intervista al Salone dell’Auto di Parigi, l’amministratore delegato del colosso automobilistico italo-francese non ha escluso la possibilità di licenziamenti negli stabilimenti Stellantis.

«Non scarto nulla». Un non detto ai microfoni di Radio Rtl  che rischia di valere più di mille parole. L’ammissione, o meglio la mancata smentita, da parte di Carlos Tavares, il portoghese amministratore delegato del gruppo italo-francese Stellantis, getta in angoscia centinaia di lavoratori, che temono sempre più per il proprio posto di lavoro. «La salute finanziaria di Stellanti non passa unicamente dalla soppressione di posti di lavoro, ma anche da tante altre cose: immaginazione, intelligenza, innovazione. Che è quello che stiamo facendo» ha aggiunto Tavares, che ha affermato che i licenziamenti in Stellantis non sono «al centro della nostra riflessione strategica».

Parole che arrivano dopo l’audizione in Parlamento di fronte alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato della settimana scorsa. In quell’occasione venne chiesto all’ad di illustrare i piani per il futuro del gruppo in Italia e di motivare per quale motivo i livelli di produzione fossero minori rispetto a quelli di altri Paesi nei quali il gruppo è attivo. Stellantis controlla 14 marchi automobilistici ed ha siti produttivi in 29 Paesi.

Le ipotesi di chiusure e licenziamenti hanno cominciato a ventilare con maggiore intensità nei giorni scorsi, in seguito ad un’altra intervista rilasciata dal portoghese, questa volta a Les Echos: «Se i cinesi prendono il 10% delle quote di mercato in Europa al termine della loro offensiva, questo vuol dire che peseranno per 1,5 milioni di auto. Questo rappresenta sette fabbriche di assemblaggio. I costruttori europei dovranno allora sia chiudere, sia trasferirle ai cinesi». E aveva aggiunto: «Chiudere le frontiere ai prodotti cinesi è una trappola: aggireranno le barriere investendo in stabilimenti in Europa. Stabilimenti che verranno in parte finanziati da sovvenzioni statali, nei Paesi a basso costo».

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Bambino morto alla festa patronale, ma non salta il live di Fedez. Il padre: «ti facevo più umano»

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Il padre del bambino si è rivolto al cantante: «siamo venuti a Ozieri perché mio figlio cantava le tue canzoni. E’ successo a 200 metri da te. Potevi non cantare».

Nei giorni scorsi a Ozieri, in provincia di Sassari, si è verificata una tragedia durante la festa patronale: una porta di calcio è caduta, schiacciando un bambino di 9 anni, il quale è deceduto poco dopo. Nonostante tragedia, il concerto di Fedez in programma si è tenuto ugualmente, ma prima di cominciare a cantare il rapper ha chiesto un minuto di silenzio per il bambino morto. Dopo che la vicenda è divenuta nota, da più parti si sono sollevate parole di indignazione e sono in molti sui social a pensare che il concerto sarebbe dovuto essere annullato.

Ieri sui social ha espresso tutto il suo disappunto ed il suo dolore il padre del bambino morto in seguito alla tragedia, Ivan Putzu, che sui social ha scritto: «Ciao Fedez, ti facevo una persona più umana visto che hai dei figli. In quel momento che cantavi ad Ozieri, io padre di Gioele il bambino deceduto a 200 metri da te, ero per terra con mio figlio chiedendogli di riaprire gli occhi e chiedendo di prendere la mia vita, e di lasciare vivere lui. Noi abitiamo ad Olbia, siamo venuti a Ozieri perchè mio figlio cantava le tue canzoni e voleva vederti cantare dal vivo. Tutto questo non gli è stato possibile. Potevi non cantare per una sera e rispettare il mio dolore».

Ieri Fedez aveva affidato ai social la sua difesa, definendo la polemica che l’ha investito «schifosa» e scagliandosi veementemente contro la stampa: «Sono stato avvertito di questa terribile tragedia poco prima di salire sul palco. Prima di esibirmi ho chiesto a tutto il pubblico, più di 15mila persone, di fare un minuto di silenzio per commemorare Gioele ed esprimere la nostra vicinanza alla famiglia» afferma il rapper prima di accusare i media di aver strumentalizzato la vicenda: «Nessuno si è permesso di dire nulla. Vergona a chi? Ma come si fa ragazzi? Solo perché la settimana scorsa è andata virale la roba che l’autotune era sbagliato, dobbiamo inventarci una cazzata senza avere un minimo di rispetto per una tragedia del genere? Questo la dice lunga sullo stato dell’informazione italiana». Nella didascalia si poteva leggere che la polemica è stata montata da «gente che si definisce “giornalista”», i quali fanno «sinceramente cxxxxe».

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Ancora polemiche su Rainews: «4 minuti di monologo di Salvini sul caso Open Arms»

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Matteo Salvini ha pubblicato sui social un video che lo immortala su sfondo nero durante la sua “confessione” sul caso Open Arma, che Rainews ha trasmesso integralmente, suscitando le proteste delle opposizioni e del comitato di redazione.

Nuove polemiche investono Rainews ed in particolare il direttore Paolo Petrecca, dopo che il canale ha trasmesso integralmente il video in cui Matteo Salvini affida ai social la sua “arringa difensiva” sul Caso Open Arms. Ed ancora una volta, forte presa di posizione da parte del comitato di redazione, che con una nota critica pesantemente la scelta editoriale.

L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, attualmente ai Trasporti, non sta passando momenti felici. Non solo la sua leadership suscita qualche mugugno all’interno del carroccio ed i consensi sono in calo: i giudici di Palermo hanno chiesto una condanna a 6 anni sul caso Open Arms. Il leader della Lega è accusato di accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco di 147 migranti, nel 2019. La sua difesa sarà presentata in aula il prossimo 18 ottobre dall’avvocata (ed ex ministra) Giulia Bongiorno. Ma nei giorni scorsi Salvini ha già presentato un’arringa, pubblicata sui social.

Nel video, «Matteo Salvini, nato a Milano il 9 marzo 1973, vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno da giugno 2018 a settembre 2019» appare corrucciato. Volto serio, voce bassa, sfondo nero. In 4 minuti «confessa» di aver «aver difeso l’Italia e gli italiani» e di «mantenuto la parola data». Secondo l’ex ministro dell’Interno, grazie alla sua «azione di governo erano diminuiti sbarchi, morti e dispersi nel Mar Mediterraneo» e che ai migranti a bordo dell’Open Arms non è stato permesso di sbarcare« perché non potevamo più essere il campo profughi di tutte», ma «a sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato». La nave dal canto suo, avrebbe cominciato «a navigare per il Mediterraneo, raccogliendo clandestini e puntando verso l’Italia», dopo aver « testardamente rifiutato ogni richiesta di aiuto, di soccorso, di sbarco in porti diversi rispetto a quelli italiani», arrivando a dir di « no perfino allo Stato di bandiera, cioè alla Spagna, … per ben due volte».

La chiusa è da cineteca: «Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa o processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L’articolo 52 della Costituzione italiana recita “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino”. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani. Mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data». Il filmato si chiude con il testo dell’articolo 52 della Costituzione.

Il video pubblicato da Salvini è stato trasmesso integralmente dai Rainews e, ancora una volta, sono scoppiate le polemiche nei confronti del direttore Paolo Petrecca. Protestano le opposizioni, che già avevano criticato la scelta di trasmettere integralmente i comizi di chiusura delle campagne elettorali dei candidati del centrodestra in Campania e di non coprire mediaticamente lo spoglio delle elezioni francesi. I parlamentari dem hanno annunciato un esposto all’Agcom.

Netta la presa di posizione da parte del cdr, che con una nota, ha pubblicamente biasimato la scelta: «Ancora una volta il nostro canale usato come megafono per le dichiarazioni di un membro di primo piano del governo – attaccano i rappresentanti dei giornalisti -. Ancora una volta saltate le regole del buon giornalismo e il lavoro di mediazione di una intera redazione. Chi ha deciso di mandarlo in onda? Cosa dice il direttore Petrecca? Riteniamo doveroso quanto meno offrire lo stesso tempo alla controparte». Non è la prima volta che i giornalisti della testata criticano la linea editoriale del direttore.

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