Politica
Ddl Zan, Letta: “L’Italia si è allineata a Polonia e Ungheria. Pronti a sostenere raccolta firme”
ROMA – Con il voto di ieri in Senato sul ddl Zan “l’Italia si è allineata alla Polonia e all’Ungheria, cioè la compressione di diritti delle persone, della comunità Lgbt”.
Lo ha detto, come riportato dall’Ansa, il segretario del Partito Democratico Enrico Letta a Radio Immagina.
“Il Pd – ha affermato Letta – è pronto ad appoggiare la raccolta di firme di una proposta di legge di iniziativa popolare sul tema dei diritti della minoranza Lgbt”.
Attualità
Spunta un passaggio segreto a Palazzo Grazioli, ex casa di Silvio Berlusconi
La residenza romana dell’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi è ora sede della stampa estera in Italia e durante il trasloco un giornalista del London Times ha scoperto un passaggio segreto che conduce all’esterno della casa.
Palazzo Grazioli a Roma dal 1995 al 2020 è stato il centro nevralgico capitolino del berlusconismo. Da ieri, lunedì 25 marzo, è la sede dell’Associazione della Stampa estera in Italia. I giornalisti non vedevano l’ora di scoprire quali meraviglie si celassero dietro i portoni dell’ex casa romana di Silvio Berlusconi e già durante il trasloco hanno fatto una ghiotta scoperta: un passaggio segreto che conduce all’esterno, celato dietro una libreria.
«Un buon modo per consentire agli ospiti della festa di andarsene in fretta?», si chiede ironicamente Tom Kington, giornalista del London Times, il quale ha postato su X il video della scoperta.
Il trasferimento nella precedente residenza di Silvio Berlusconi rappresenta una sorta di rivincita per la stampa estera attiva nel nostro Paese, come sottolinea la presidente dell’associazione Esma Cakir: «non venne più a parlare con noi per 20 anni nonostante le nostre insistenze perché ci riteneva “giornalisti scomodi”».
Politica
Chiusa l’inchiesta sul Caso Visibilia, Santanché indagata per truffa aggravata
Secondo le accuse, gli amministratori di Visibilia hanno chiesto la cassa integrazione Covid all’insaputa dei dipendenti, che hanno continuato a lavorare, ottenendo così 126 mila euro.
Truffa aggravata ai danni dell’Inps: questa è l’accusa che grava sul ministro del Turismo Daniela Santanché, dopo la chiusura dell’indagine sul caso Visibilia, la società della quale la ministra è stata socia fino al 2022, insieme al compagno Dimitri Kunz.
Secondo l’accusa, la società avrebbe richiesto dal 2020 al 2022 la cassa integrazione messa a disposizione durante l’emergenza Covid all’insaputa dei dipendenti, ottenendo così 126 mila euro.
Sempre secondo gli inquirenti, tutti gli amministratori di Visibilia, dunque anche Daniela Santanché, erano al corrente del sistema che prevedeva di chiedere la cig, ma di mantenere i lavoratori al loro posto, a loro insaputa.
Nell’indagine sono indagate, oltre alla ministra Santanchè e ad altre persone, anche Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Cronaca
Pubblicarono video hard fake di Giorgia Meloni: padre e figlio a processo
I due, di 73 e 40 anni, rischiano di dover pagare un risarcimento da 100 mila euro. Pubblicarono su un sito per adulti americano video hard creati artificiosamente, che mostravano il volto di Giorgia Meloni.
Andranno a processo i due uomini che hanno creato e pubblicato su un sito per adulti video hard fake che mostravano Giorgia Meloni impegnata in rapporti sessuali. I due, padre e figlio di 73 e 40 anni, rischiano di dover pagare un risarcimento danni da 100 mila euro. Che, ha reso noto la premier, verrebbero devoluti al fondo del ministero dell’Interno per le donne vittime di violenza.
I due hanno applicato, tramite software specifici, il volto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul corpo delle pornostar di alcuni video hard. Questi filmati sono rimasti per parecchi mesi, ottenendo migliaia di visualizzazioni.
Il padre ha richiesto la messa in prova, mentre il figlio affronterà il processo con rito abbreviato. La prima udienza è fissata per il 2 luglio, a Sassari. Le indagini, partite nel 2020, si sono basate sul tracciamento dell’utenza telefonica dalla quale erano partiti i dati. Sarebbe stato il quarantenne a modificare e a pubblicare i video.
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