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Politica

Dopo lo scontro con Draghi, Conte rallenta: «mai parlato di crisi di Governo»

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scontro Mario Draghi Giuseppe Conte

Si staglia in sottofondo lo spettro della crisi di Governo in seguito allo scontro fra Giuseppe Conte e Mario Draghi. Il feeling tra i due non è mai decollato, ma dopo la frattura di ieri sull’aumento delle spese militari, il premier è salito al Colle per incassare il sostegno di Mattarella. Il rieletto presidente del Movimento 5 Stelle stempera, ma secondo qualcuno la spaccatura potrebbe essere solo rimandata. E nel frattempo arriva in Aula il decreto Ucraina.

Il “drago” si è arrabbiato. Da quando ha fatto il suo ingresso a Palazzo Chigi, mai era apparso così visibilmente contrariato il premier, che per ora ha sempre trovato il modo di placare gli animi più focosi della variegata maggioranza che tiene unito il suo Governo. Ma questa a volta a sputare fiamme è stato proprio Mario Draghi, dopo lo scontro con Giuseppe Conte. Doveva essere davvero arrabbiato ieri sera se, dopo il faccia a faccia, ha pensato di inchiodare il suo predecessore in maniera così emblematica: salire al Colle per riferire al Presidente Mattarella gli esiti del vertice.

«Se si mettono in discussione gli impegni assunti viene meno il patto che tiene in piedi la maggioranza» avrebbe riferito il Presidente del Consiglio al Presidente della Repubblica. Ma più che l’anticipo dello strappo, è apparsa come una prova di forza: il premier ha incassato il sostegno del Quirinale e tira dritto per la sua strada, in un momento delicatissimo e nel quale sta cercando, faticosamente, di ritagliare un ruolo di mediatore per l’Italia negli asset internazionali.

Una mossa che ha lasciato sorpreso lo stesso Conte, che in serata, ospite di Giovanni Floris a Di Martedì su La7, si è affrettato a precisare: «io non ho sollevato alcuna crisi di governo. Dico solo che, se dobbiamo programmare una spesa militare, un partito di maggioranza relativa può discutere dove va e quanto sarà questa spesa e in quale arco temporale verrà rispettato questo impegno? Perché rispettarlo entro il 2024 è un conto, rispettarlo entro il 2028 o il 2030 è un altro conto».

Il motivo della frattura infatti, è stato l’aumento delle spese militari che il Governo, per onorare gli impegni sottoscritti con la Nato, dovrebbe portare al 2% del Pil entro il 2024. Una prospettiva che non lascia entusiasta Conte: «l’Italia ha altre priorità». A creare il casus belli l’astuta mossa di Fratelli d’Italia che ha presentato al Senato un ordine del giorno che ricalcava una proposta già votata nei giorni scorsi alla Camera anche dal Movimento 5 Stelle, senza chiedere che venisse messo ai voti in commissione, togliendo di fatto ai pentastellati la possibilità di bocciare l’aumento delle spese militari. Questo alla vigilia del decreto Ucraina che nelle prossime ore sarà sui banchi dell’Aula. Una mossa che ha scombinato i piani di Conte che, forte anche della rielezione alla guida del Movimento, ha avuto qualche ripensamento ed ha ingaggiato lo scontro con Mario Draghi.

Da qui il vertice, ma anziché ad un chiarimento, si è giunti sino all’orlo della crisi di Governo. «Preoccupazione altissima» è stata espressa dal Pd, nelle parole del Segretario Enrico Letta, nonostante lo stesso Conte abbia cercato di rassicurare sulla tenuta dell’esecutivo. La preoccupazione di alcuni membri della maggioranza è che i 5 Stelle possano decidere di praticare la strada delle elezioni anticipate in estate o in autunno, costruendo una campagna elettorale sui malumori che serpeggiano a causa della difficile situazione internazionale.

Cronaca

Rete ferroviaria in tilt, ma Salvini pensa alla Festa dei Nonni: polemiche

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Il ministro dei Trasporti travolto dalle polemiche per la gestione dell’emergenza che ha paralizzato la circolazione su rotaia e per le relative comunicazioni: mentre i pendolari del Paese rimanevano fermi ai binari e Trenitalia consigliava di «riprogrammare i viaggi», Salvini dedicava un post alla Festa dei Nonni.

Le opposizioni hanno già chiesto le dimissioni del ministro dei Trasporti. Oggi, mercoledì 2 ottobre, la circolazione ferroviaria ha subito gravissimi disagi, con oltre un centinaio di treni cancellati e numerosi ritardi, a causa di un guasto elettrico nel nodo di Roma. Il problema ha paralizzato le stazioni Tiburtina e Termini, provocando ripercussioni sull’intera rete nazionale. I disagi hanno scatenato un’ondata di critiche verso Salvini, anche per il fatto che il ministro non ha affrontato immediatamente la questione, preferendo dedicare un pensiero alle celebrazioni della Festa dei No

Un guasto al quale non si è potuto rimediare in breve tempo. Trenitalia si è limitata a consigliare ai viaggiatori di «riprogrammare i viaggi». E da più parti è stato invocato un intervento del ministro dei Trasporti, che però a lungo è rimasto in silenzio.  Alla fine, durante un intervento in videocollegamento al 68° congresso degli ingegneri di Siena, il leghista ha pronunciato qualche parola sul disservizio: «Siamo al lavoro per risolverlo il prima possibile. C’è stato un problema elettronico in una centralina questa notte, a Roma. Evidentemente qualcuno non è riuscito a intervenire in tempo». Nello stesso intervento ha trovato il tempo di difendere l’ordine degli ingegneri, ma non quello dei giornalisti, che, anzi, vorrebbe sopprimere.

Tuttavia, non ci sono soltanto ingegneria, edilizia ed un piccolo accenno ai trasporti nei pensieri dell’eclettico Salvini, ma anche la Festa dei Nonni. Sui propri profili social infatti, mentre la crisi dei treni era in corso, il ministro ha pubblicato un lungo e sentito post sulla celebrazione. Riportiamo solo la chiusa: «Se potete, chiamateli e fate sentire il vostro affetto, perché i nonni sono la vita. Buona festa a tutti i nonni». Segue l’emoji del cuore. Al post invece è seguita un’ondata di critiche.

In mattinata Salvini avrebbe dovuto presenziare alla presentazione del brand dei treni regionali di Ferrovie dello Stato. Né lui né l’amministratore delegato Stefano Donnarumma si sono presentati. Il ministro però era presente nel pomeriggio al question time della Camera, dove è stato inevitabilmente incalzato sui disagi alla rete ferroviaria. «Ho chiesto che emergano le responsabilità e chi ha sulla coscienza i disagi creati oggi a migliaia di persone ne dovrà rispondere. A quanto mi risulta, i tecnici mi dicono esserci stato un errore stanotte di un’impresa privata che ha piantato un chiodo su un cavo e poi diciamo che il tempo di reazione di fronte a questo errore, e conto che il privato ne risponderà, non è stato all’altezza di quello che la seconda potenza industriale d’Europa deve avere» ha affermato Salvini. E ancora: «Ci stanno lavorando gli ingegneri perché non è possibile investire miliardi di euro per comprare nuove carrozze, i nuovi treni pendolari, gli Intercity, l’alta velocità, la Tav, il Brennero e tutto il resto, e se uno alle tre di notte a Roma pianta il chiodo nel posto sbagliato poi tu rovini la giornata di lavoro a a migliaia di persone».

Infine il ministro rassicura: «ho chiesto nomi, cognomi, indirizzi e codici fiscali di quelli che non hanno fatto il loro lavoro, quando ci sarà questa conclusione lo saprò e lo saprete. Ho chiesto una verifica delle centraline di alimentazione in tutta Italia, perché a questo punto non è possibile che un errore di un privato possa fermare mezza Italia».

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Politica

Giovanni Toti patteggia: 2 anni sostituiti da lavori socialmente utili

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L’ex presidente di Regione Liguria Giovanni Toti ha trovato l’accordo con la procura per patteggiare la condanna, due anni e un mese, e sostituirla con lavori socialmente utili per 1.500 ore.

«Amarezza e sollievo». Commenta così l’ex governatore ligure, seguito all’accordo trovato con la Procura: Toti, accusato di corruzione, patteggia una condanna a due anni e un mese, sostituita con lavori socialmente utili per 1.500 ore. Per tutta la durata della pena l’ex presidente della Giunta Regionale è interdetto dai pubblici uffici e non potrà contrattare con le pubbliche amministrazioni. Ha anche subito una confisca da oltre 84 mila euro.

«Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte», ha commentato Toti.

La procura, secondo l’avvocato Stefano Savi, ha riconosciuto che l’ex governatore «non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche. Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta “corruzione impropria” – che rimane – ovvero per atti legittimi degli uffici». E conclude: «Al termine di oltre tre anni di indagini, continue intercettazioni, pedinamenti, filmati e quasi tre mesi di detenzione domiciliare, l’accordo prevede una sanzione di circa 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la restituzione da parte del Comitato Toti delle somme direttamente contestate».

 

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Politica

Sangiuliano rassegna le dimissioni: «grazie alla premier per avermi difeso»

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Anche la premier si è convinta ad accettare le dimissioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dopo l’intervista rilasciata da Maria Rosaria Boccia a La Stampa e quella che andrà in onda stasera su La7.

Alla fine l’affaire Boccia è scappato di mano ed anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è rassegnata. Gennaro Sangiuliano ha rassegnato le sue dimissioni irrevocabili. «Grazie per avermi difeso con decisione e per l’affetto, ma il lavoro non può esser macchiato da gossip» ha scritto nella lettere indirizzata alla premier.

E dopo le storie di Instagram, le smentite del governo, le contro smentite via Instagram, le interviste con voce rotta al Tg1, altre storie Instagram, foto e video captate di nascosto, documenti riservati pubblicati, dimissioni consegnate e respinte, a far propendere per il passo indietro sarebbero state le nuove interviste, una pubblicata da La Stampa oggi ed una che sarà trasmessa da In Onda sul La7 questa sera ed un interessamento alla vicenda da parte della Corte dei Conti.

I nuovi elementi, dopo le «relazioni personali», i documenti riservati e i dubbi legati ai rimborsi spesa, sono le presunte «persone che a mio avviso hanno ricattato il ministro». Il riferimento è tanto misterioso quanto esplosivo. Il Ministero ha già fatto sapere che sta valutando se agire per vie legali. Dell’interessamento della Corte dei Conti è Sangiuliano stesso a darne notizia: «Sono lieto di apprendere che la Corte dei Conti stia valutando la possibilità di aprire un fascicolo sulla vicenda che mi riguarda», così «avrò la possibilità di dimostrare che non sono stati spesi fondi pubblici né un euro del Ministero è stato utilizzato per viaggi e trasferimenti della signora Maria Rosaria Boccia».

 

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