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Due stragi in due giorni: negli USA riesplode la tensione razziale e si riaccende il dibattito sulla circolazione delle armi

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Strage Denver Colorado Usa sparatoria fanatico di destra

Sabato dieci morti in una sparatoria in un supermercato di Buffalo, ieri un uomo ha perso la vita durante un attentato in una Chiesa in California. In entrambi i casi il movente sarebbe a sfondo a razziale. E dopo che sono avvenute due stragi in due giorni negli USA si ricomincia a discutere se non sarebbe il caso di imporre una stretta alla vendita delle armi.

Prima Buffalo, poi Laguna Woods, in California. Due stragi in due giorni negli USA, che ancora non si erano ripresi dalla shock per la feroce, ennesima, sparatoria avvenuta in un luogo pubblico, un supermercato. Hanno subito dovuto fare i conti con un nuovo evento tragico. Dopo che sabato scorso un fanatico ha ucciso dieci persone in un supermercato a Buffalo, ieri un altro attentatore ha aperto il fuoco in una chiesa presbiteriana taiwanese nell’Orange County, uccidendo un uomo. Il bilancio sarebbe stato senz’altro peggiore, se la persone armata non fosse stata neutralizzata dai fedeli, che hanno reagito e lo hanno immobilizzato in attesa della polizia.

Al momento le autorità statunitensi non hanno diffuso particolari sulla persona che ha sparato nella chiesa presbiteriana taiwanese di Laguna Woods, un uomo di origine asiatica sui sessant’anni che non apparteneva alla comunità, né sul movente che lo spingeva, anche se alcuni media d’oltreoceano hanno già avanzato l’ipotesi di un attentato a sfondo razziale. Il vicesceriffo Jeff Hallock ha ricostruito la dinamica della sparatoria ed ha confermato che l’uomo è stato fermato dai fedeli. Ha aperto il fuoco intorno alle 13:30, quando le persone presenti nell’edificio stavano pranzando. Nel momento in cui si è fermato per ricaricare l’arma, è stato colpito dal pastore con una sedia e subito bloccato dal gregge. «Quel gruppo di fedeli ha dimostrato ciò che riteniamo essere un eccezionale eroismo e coraggio. Possiamo affermare con sicurezza che se non fossero intervenuti il bilancio della strage sarebbe stato peggiore» ha spiegato Hallock, che ha aggiunto che l’attentatore aveva sbarrato le porte per impedire ogni tentativo di fuga.

Poche ore prima, era stato fermato Payton Gordon, diciottenne suprematista bianco che ha ucciso dieci persone in un supermercato di Buffalo, trasmettendo in streaming il suo folle gesto. «Volevo uccidere degli afroamericani» avrebbe detto alle autorità subito dopo l’arresto. Il ragazzo, descritto come problematico e con grosse diffocltà di inserimento sociale, era già stato segnalato alla polizia dalla sua scuola perché « diceva di voler fare una sparatoria alla cerimonia di diploma o successivamente».

Anche grazie al manifesto che lui stesso ha pubblicato, è stato ricostruito il background dove hanno germogliato le teorie relative alla “supremazia bianca”. Il giovane si sarebbe radicalizzato durante il lockdown. QAnon, razzismo, teorie alternative ed ipotesi di complotto alla base delle sue convinzioni. Tra gli idoli dylan Roof, assassino di sei afroamericani, Brenton Tarrant, lo stragista di Christchrch in Nuova Zelanda, ma anche l’italiano Luca Traini, l’autore della strage di Macerata.

E mentre negli Sati Uniti riemerge la tensione razziale e ritorna a farsi sentire a gran voce la protesta di chi vorrebbe applicare una stretta alla libera circolazione delle armi, il Presidente Joe Biden afferma: «Dobbiamo lavorare insieme per affrontare l’odio che resta una macchia sull’anima dell’America. Un uomo da solo con armi da guerra e un animo pieno d’odio ha ucciso a sangue freddo dieci innocenti in un supermercato».

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Tajani: «nel 2019 Salvini fu fondamentale per l’elezione di Von der Leyen»

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tajani reggente di forza italia

Dopo lo j’accuse di Marine Le Pen a Giorgia Meloni in occasione di una convention leghista, sabato scorso, Antonio Tajani torna sul tema alleanze rendendo noto che Salvini nel 2019 rivestì un ruolo cruciale nell’elezione di Ursula von der Leyen.

La resa dei conti interna alla coalizione di centrodestra si consuma all’estero, soprattutto in tema di alleanze nel prossimo Parlamento Europeo. Tra le diverse cause di frizione tra Matteo Salvini, da una parte, e Giorgia Meloni ed Antonio Tajani, dall’altra, quale coalizione sposare in Europa: se FdI e FI sono indirizzati sulla strada che conduce al Partito Popolare Europeo e Ursula von der Leyen, la Lega è saldamente schierata con i nazionalisti, da Le Pen a Wilders, passando per Orbàn.

Una spaccatura tenuto a stento sotto traccia nei mesi scorsi, ma diventata evidente dopo lo j’accuse in occasione  dalla convention leghista “Winds of change” (nella quale Macron è stato definito da Salvini «guerrafondaio», ndr), tenutasi sabato scorso. Durante l’evento, è intervenuta in videoconferenza proprio Marine Le Pen, la quale ha prima confermato l’appoggio all’alleato d’oltralpe e poi rivolto un messaggio polemico a Giorgia Meloni: «Sosterrà o meno un secondo mandato della presidente della Commissione Europea? Io penso di sì, e penso anche che l’unico che si opporrà alla politica catastrofica di Von Der Leyen è Matteo Salvini». Il leghista non glissa, ma rilancia: «gli italiani che sceglieranno la Lega non sceglieranno mai un altro mandato di Von Der Leyen».

A molti è sembrato un chiaro messaggio rivolto ai propri alleati, ai quali oggi ha risposto in maniera sibillina Antonio Tajani, rendendo noto un retroscena del 2019: Matteo Salvini, secondo il reggente degli azzurri, rivestì un ruolo cruciale nell’elezione di Ursula von der Leyen. Ancora una volta, ad intimorire Salvini e le destre europee era lo “spettro rosso”: la possibile elezione del socialista olandese Tiemmermans, nonostante la vittoria del Ppe e le indicazioni dei gruppi parlamentari che vertevano su von der Leyen.

«Uno stravolgimento inaccettabile. Anche il premier italiano Giuseppe Conte aveva preso parte a quell’accordo che tradiva l’indicazione dei gruppi parlamentari. Siccome Conte poggiava ancora su una maggioranza in cui la Lega era fondamentale, chiamai Salvini chiedendogli di intervenire» ha rivelato Tajani a Tagadà su La7. 

Sarebbe stato dunque Salvini, con un’opera di persuasione, a convincere gli alleati di allora, il Movimento 5 Stelle, a ritirarsi da quell’accordo e a fargli mancare i numeri, spianando di fatto la strada all’attuale presidente.

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La corte del Regno Unito prende tempo sull’estradizione di Assange

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firmata l'estradizione di Julian Assange dalla Gran Bretagna

Si apre uno spiraglio per il fondatore di Wikileaks Julian Assange, che rischia fino a 175 anni di carcere negli Sati Uniti in caso di estradizione. L’Alta Corte britannica ha accolto in parte il ricorso presentato dai suoi legali.

Dopo il ricorso presentato il mese scorso, l’Alta Corte del Regno Unito ha accolto parzialmente il ricorso di Julian Assange contro la sua estradizione negli USA. Il fondatore di Wikileaks, attualmente rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, rischia fino a 175 anni di carcere negli Stati Uniti. E’ accusato di diffusione di oltre 700mila documenti classificati, ma anche di favoreggiamento e cospirazione insieme a Chelsea Manning, l’informatore che glieli aveva consegnati.

Ora Assange potrà appellarsi qualora Stati Uniti e Regno Unito non siano in grado di fornire alla Corte le rassicurazioni richieste, ovvero il rispetto del Primo Emendamento (libertà di espressione) durante la decisione, il rispetto della sua nazionalità e l’esclusione a priori della pena di morte. Washington ha tre settimane di tempo per soddisfare queste richieste.

Questa sembra al momento l’ultima chance rimasta al giornalista per evitare l’estradizione. Qualora nemmeno questa bastasse, potrebbe tentare la strada dell’appello alla Corte europea dei diritti umani che potrebbe bloccare il trasferimento fino a una sua decisione sul caso. Amnesty ha già bollato le promesse del governo americano sul caso come «intrinsecamente inattendibili».

La decisione dei giudici londinesi rappresenta un controribaltone: nel 2021 avevano infatti respinto la richiesta di estradizione, dati i possibili rischi per l’incolumità di Assange, per poi accettarla l’anno successivo. La decisione di oggi potrebbe rimettere tutto in discussone.

Nel 2010, grazie a Manning, Assange ha messo le mani su oltre 470mila documenti militari secretati sulla guerra in Afghanistan e in Iraq, e altri 250mila dispacci diplomatici, e li ha pubblicati sulla banca dati aperta e cifrata di WikiLeaks. Il giornalista ha sempre motivato il gesto come denuncia dei crimini e degli errori commessi dai governi occidentali, mentre per gli Stati Uniti ha messo a rischio l’incolumità delle persone che hanno agito come fonti di informazione.

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Bezos supera Musk: è lui l’uomo più ricco al mondo

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jeff bezos uomo più ricco del mondo

Se Tesla ha subito un rilevante calo in borsa nel 2023, Amazon ha continuato a macinare risultati da capogiro.

Dopo due anni, Elon Musk cede il primato della classifica di paperoni e scivola al secondo posto: è Jeff Bezos l’uomo più ricco del mondo. Il patron di Tesla paga il calo in borsa del marchio, ma anche gli investimenti su X e gli esperimenti di Neuralink. Amazon invece continua a vendere a tutto spiano, anzi di più, ed il valore delle sue azioni è cresciuto e rischia di infrangere ogni record.

Musk cede la posizione dopo due anni, ma non è il caso di preoccuparsi per la tenuta delle sue finanze: a 197,7 miliardi di dollari ammonta il suo patrimonio, secondo le stime del Bloomberg Billionaire Index. Quello di Bezos, considerato ora l’uomo più ricco al mondo, è di 200,3.

Dietro al derby statunitense, un francese: il patron del colosso francese del lusso Lvmh Bernard Arnault, il cui patrimonio è stimato in 197,5 miliardi di dollari.

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