fbpx
Seguici su

Politica

Giorgia Meloni: «Il Governo durerà a lungo»

Pubblicato

il

Giorgia-Meloni

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni rilascia una lunga intervista al direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana nella quale tocca tutti i temi: lege di bilancio, rapporti con l’Europa, Reddito di Cittadinanza, Ong e migranti, Fiorello, Saviano e le sue scelte di madre. Ma soprattutto rassicuro sulla tenuta del governo: è stabile e i rapporti con gli alleati non destano preoccupazioni.

«Rispetto a Draghi posso contare su una maggioranza chiara, un programma comune e un mandato popolare». Giorgia Meloni è sicura, il governo che le presiede «durerà a lungo anche perché l’Italia ha pagato per troppo tempo l’assenza di stabilità». La presidente del Consiglio in una lunga intervista al direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana difende le scelte finora intraprese e smentisce le ricostruzioni delle opposizioni: «il racconto irreale e disastroso che la sinistra ha fatto in campagna elettorale sull’ipotesi di un governo Meloni è stato ampiamente smentito», «lo spread è ai minimi rispetto agli ultimi mesi e a livello internazionale c’è grande attenzione nei confronti dell’Italia».

Sulla manovra Giorgia Meloni afferma che «con la tassazione sui premi di produttività, il fisco per gli autonomi, i provvedimenti che eliminano gabelle inutili, il pacchetto famiglia da un miliardo e mezzo di euro. E poi l’attenzione ai redditi più bassi. Alcuni sono rimasti spiazzati dalle scelte di un governo che, si diceva, avrebbe favorito i ricchi: noi abbiamo scelto invece di sostenere i più fragili e rafforzare la classe media. Anche la tassa piatta incrementale si applica su massimo 40 mila euro, riguarda dunque il ceto medio. Il messaggio di fondo che vogliamo dare è questo: la ricchezza non la crea lo Stato ma le imprese con i loro lavoratori. Allo Stato compete dare una mano. Saremo al fianco di chi, in un momento difficile, si rimbocca le maniche».

Discorso opposto per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza, che Meloni ha promesso di abolire entro il 2024, dal momento che il governo distingue tra «chi non può lavorare e va assistito e chi invece può lavorare e va accompagnato verso un’occupazione. Usiamo per questo diversi strumenti, dalla decontribuzione totale per chi assume percettori di reddito di cittadinanza, fino al pieno utilizzo dei miliardi di euro del Fondo sociale europeo destinati alla formazione. Sapeva che alcune aziende che si occupano della messa a terra della fibra ottica chiedono l’impiego di lavoratori immigrati perché pare non trovino italiani disposti a farlo, anche se assunti con un contratto collettivo nazionale? Se non sei disponibile a lavorare con contratto regolare sei libero di farlo ma non puoi pretendere che lo Stato ti mantenga. Forse il lavoro c’è più di quanto sembri e forse il reddito ha spinto alcuni a rifiutarlo, preferendo il nero. Aggiungo che non siamo noi a fare cassa sui poveri, visto che tutti i risparmi vengono reinvestiti proprio sui più fragili, ma chi ha usato la disperazione per interesse elettorale».

Non mancano critiche alle opposizioni: «vedere il Pd, che votò contro l’istituzione del reddito, oggi scendere in piazza per difenderlo dimostra la strumentalità di certe posizioni», «al M5S vorrei chiedere se quando lo hanno istituito lo immaginavano come una sorta di vitalizio da percepire dai 18 anni fino alla pensione. Se la risposta è sì, io non sono d’accordo».

Sulle Ong: «l’approccio di alcune, che svolgono una attività prevalentemente ideologica che ha poco a che fare con le norme del diritto internazionale in tema di salvataggio in mare, trova una naturale convergenza con gli interessi degli scafisti».

Sui rapporti con l’Europa: « Sono buoni.  Il primo incontro l’ho fatto a Bruxelles proprio perché volevo dare il segnale di un’Italia pronta a collaborare, difendendo il proprio interesse nazionale, come mi pare legittimamente facciano tutti. Non ho mai avuto problemi con la Francia né li ho oggi». La presidente rende noto di aver avuto altri contatti con Macron e che i due si incontreranno: «Ho avuto uno scambio di messaggi con Emmanuel Macron qualche giorno fa […] Non è ancora in calendario ma certamente dovremo rivederci. Siamo persone con responsabilità di governo che lavorano per cercare soluzioni. È normale che Italia e Francia si parlino».

In merito alle critiche ricevute per aver portato la figlia Ginevra a Bali, risponde: «Credo nella libertà educativa di ciascun genitore e intendo esercitare la mia». E sulla proposta scherzosa di Fiorello chiosa: «Ho letto che Fiorello si è proposto come baby sitter di Ginevra visto che io ero stata baby sitter di sua figlia. Penso che Ginevra si divertirebbe moltissimo con lui. Solo che fare “il tato” per 3 euro l’ora, come lui ha proposto, mi renderebbe un datore di lavoro decisamente peggiore rispetto a quello che è stato lui con me».

Nell’intervista al Corriere, Meloni dedica anche un passaggio alla querela a Saviano: «Io ho presentato la querela quando ero capo dell’opposizione. L’ho fatto perché Saviano, nel tentativo vergognoso di attribuirmi la responsabilità della morte in mare di un bambino, mi definiva in tv in prima serata una ‘bastarda’. E quando gli è stato chiesto se quella parola non fosse distante dal diritto di critica ha ribadito il concetto. Non capisco – aggiunge Meloni – la richiesta di ritirare la querela perché ora sarei presidente del Consiglio: significa ritenere che la magistratura avrà un comportamento diverso in base al mio ruolo, ovvero che i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge?».

Politica

Elezioni in Russa, Salvini: «il popolo russo ha scelto, chi vota ha sempre ragione»

Pubblicato

il

agenda-salvini-ministro-trasporti

Il vicepremier Matteo Salvini dice la sua in merito alle Elezioni in Russia che hanno visto la conferma di Putin con quasi l’88% dei consensi e non ha dubbi circa la loro trasparenza: «Le lezioni fanno sempre bene, sia a chi le vince sia a chi le perde».

La linea filo-putiniana non gli è valsa un grande successo nemmeno prima dell’invasione d’Ucraina. Durante la prima fase dell’ormai famigerata “operazione speciale” qualcuno gliel’ha pure ribadito. Continuare sulla stessa linea, oltretutto in un momento in cui il partito viaggia ai minimi in termine di consenso, è puro masochismo, eppure Matteo Salvini si è pronunciato a favore delle Elezioni in Russia che hanno visto la conferma del presidente Putin per il suo sesto mandato.

A Salvini piace l’87,7% dei consensi ottenuti dal presidente russo. Un plebiscito che dimostrerebbe il gradimento della nazione. E poca importa se per le cancellerie occidentali si è trattato di lezioni farsa nella quale vi era, praticamente, un solo candidato: «In Russia hanno votato, ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando uno le perde» ha detto stamane Salvini al termine di un comizio a Milano.

Nessun dubbio di legittimità. Non una parola su Navlny e gli altri oppositori politici che nel corso degli anni sono morti o finiti in prigione. Nessun commento sui voti ottenuti nei territori ucraini occupati ed annessi senza riconoscimento internazionale. Nemmeno un accenno alle accuse di brogli, specialmente per quanto riguarda i voti telematici.

Secondo Salvini, le proteste sono senza fondamento e dovrebbero lasciare spazio all’analisi della sconfitta: «Io quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato e come fare meglio la prossima volta. Ci sono state delle elezioni, prendiamo atto del voto dei cittadini russi, sperando che il 2024 sia l’anno della pace».

Giova ricordare che Salvini sta affrontando due momenti di riflessione in questo momento. E se le le previsioni si confermano, il terzo arriverà dopo il voto in Basilicata. Durante questa meditazione potrebbe chiedersi se forse non sarebbe il caso di abbandonare la linea filo-putiniana.

Continua a leggere

Politica

Europee, Santoro ha presentato la sua lista, Annunziata verso la candidatura col PD

Pubblicato

il

annunziata santoro europee

Entrambi giornalisti di lungo corso, entrambi salernitani, coetanei, in passato hanno collaborato, ma anche avuto accesissime discussioni: ora Michele Santoro e Lucia Annunziata potrebbero competere nello stesso collegio alle Elezioni Europee 2024.

Le Elezioni Europee si fanno show prima ancora di entrare nel vivo. Due affermati giornalisti con una consolidata carriera televisiva alle spalle potrebbero competere nello stesso collegio elettorale alla tornata ormai prossima per rinnovare il Parlamento Europeo. Michele Santoro aveva annunciato di essere al lavoro per comporre una lista già alcuni mesi fa, Lucia Annunziata non ha ancora sciolto le riserve, ma la sua candidatura alle Europee 2024 con il Pd è data ormai per assodata.

Sebbene entrambi abbiano spesso partecipato alle trasmissioni dell’altro, in passato non sono mancati momenti di frizione. Nel 2009 ad esempio, Annunziata lasciò lo studio di AnnoZero dopo che Santoro aveva bollato le accuse di essere filo-palestinese come «fesserie». Nel 2021, durante la pandemia, un altro celebre scontro, su un ring differente, Mezz’Ora in più. L’argomento sono i vaccini. Santoro lamenta l’assenza in Rai di voci critiche. Annunziata replica: «Scusa ma tu adesso non eserciti nel senso che non hai una tua trasmissione e vieni qui a farci notare queste cose? Vuoi darmi lezioni?». Santoro non ha mai digerito l’affondo e non ha risparmiato attacchi quando la giornalista ha annunciato le sue dimissioni.

Adesso potrebbero scontrarsi al collegio Sud alle Elezioni Europee dove Santoro sarà capolista, al pari degli altri collegi, di “Pace, terra, dignità”, così come dovrebbe esserlo Annunziata, tra le fila del Pd. Pare che abbia dato il suo consenso ad Elly Schlein. La segretaria dem non sarà capolista in tutti i collegi: Cecilia Strada dovrebbe esserlo nel Nord Ovest e Annunziata al Sud.

Continua a leggere

Politica

La Lega rilancia: terzo mandato alle Regionali e abolizione del ballottaggio alle Amministrative

Pubblicato

il

salvini esulta per la copertura del ponte sullo stretto di messina in manovra di bilancio 20224

La Lega porta in Aula l’emendamento sul terzo mandato dei presidenti di Regione, innescando le critiche delle opposizioni e provocando malumori all’interno della maggioranza.

Nonostante la doppia pesante bocciatura incassata alle ultime tornate elettorali in Sardegna ed in Abruzzo, il carroccio non si rassegna a farsi mettere all’angolo della coalizione, anzi, rilancia, proprio in tema Regionali. Oggi in Aula la Lega ha proposto l’emendamento per il terzo mandato dei presidenti di Regione,  nonostante fosse già stato bocciato in commissione Affari costituzionali del Senato, dopo aver ricevuto anche il parere contrario del governo.

Ma il carroccio non si ferma qui e propone una sostanziale modifica anche nelle Elezioni Comunali: abolire il ballottaggio tra i primi due candidati nei comuni con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti se si raggiunge il 40% del quorum, per scegliere chi indosserà la fascia tricolore.

Dalle opposizioni sono subito partite le stroncature: «La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche», attaccato la segretaria del Pd Elly Schlein. «Una aberrazione, una provocazione, un colpo di mano inaccettabile contro leggi che hanno dimostrato di funzionare bene» prosegue Boccia.

MA anche all’interno della coalizione la scelta della Lega di proseguire su questa strada ha provocato dei malumori.  «Noi speravamo che l’emendamento sul terzo mandato non finisse in Aula. Cercare o creare spaccature su temi che non sono nell’agenda nel centrodestra spiace. Ma non è niente di così grave», ha dichiarato a LaPresse il senatore di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon.

Anche Forza Itaklia in passato si è detta contraria all’emendamento sul terzo mandato proposto dalla Lega, al pari degli altri partito di opposizione. Con l’eccezione di Italia Viva.

Continua a leggere

Più letti

Copyright © 2020 by Iseini Group | Osservatore Quotidiano è un prodotto editoriale di Il Martino.it iscritto al tribunale di Teramo con il n. 668 del 26 aprile 2013 | R.O.C. n.32701 del 08 Marzo 2019 | Direttore : Antonio Villella | ISEINI GROUP S.R.L - Sede Legale: Alba Adriatica (TE) via Vibrata snc, 64011 - P.Iva 01972630675 - PEC: iseinigroup@pec.it - Numero REA: TE-168559 - Capitale Sociale: 1.000,00€ | Alcune delle immagini interamente o parzialmente riprodotte in questo sito sono reperite in internet. Qualora violino eventuali diritti d'autore, verranno rimosse su richiesta dell'autore o detentore dei diritti di riproduzione.