Cronaca
“Quello sceicco è mio figlio”, la madre di Mauro Romano chiede il test del DNA al figlio del magnate Al Habtoor

L’indagine sul bambino rapito nel ‘77 in Salento e recentemente riaperta torna a far discutere. La madre non ha dubbi, suo figlio sarebbe Mohammed Al Habtoor, il figlio dello sceicco Khalaf Al Habtoor, uno degli uomini più ricchi degli Emirati Arabi.
Mauro Romano, il bambino rapito in Salento nel 1977 all’età di 6 anni, sarebbe in realtà il figlio dello sceicco Khalaf Al Habtoor, Mohammed Al Habtoor, 52 anni. Bianca Colaianni, la madre del bambino scomparso, non ha dubbi dopo che ha visto una foto dello sceicco. Avrebbe riconosciuto il figlio da due cicatrici, sul volto e sulla mano destra.
Già nel 2007 la donna aveva chiesto il test del DNA, ma l’emiro si è rifiutato. Il Viminale si interessò della vicenda e ci fu uno scambio epistolare tra i due consolati, dal quale emerse che la famiglia dello sceicco smentiva che potesse trattarsi di Mauro Romano.
Il caso risale al 21 giugno del 1977, quando il bambino, che all’epoca aveva 6 anni, scomparse da Racale, in provincia di Lecce. Le indagini in un primo mento non portarono a nulla e dopo essere rimaste chiuse per 40 anni, sono state riaperte nel 2019, in seguito all’arresto di un sessantonovenne per accuse di pedofolia e già coinvolto dalle indagini. Si tratta di un ex barbiere, amico della famiglia Romano. Gli inquirenti sostengono che quel giorno avrebbe fatto salire con una scusa il piccolo Mauro Romano sul suo Apecar e lo avrebbe condotto presso la sua residenza estiva, dove poco dopo due uomini, le cui identità restano sconosciute, avrebbero prelevato il bambino con la forza.
I genitori non si sono mai arresi ed hanno sempre continuato a cercarlo. Adesso invocano il test del DNA e tramite l’ambasciata, chiederanno un incontro con lo sceicco Mohammed Al Habtoor.
Cronaca
Finto padre e finta cieca organizzano finto matrimonio per intascare il bonus bebè

Lui si spacciava per padre di tre figli, lei per una persona ipovedente al 100%: hanno allestito un finto matrimonio per finta per intascare, oltre a reddito di cittadinanza e pensione di invalidità, il bonus bebé.
Chissà, forse alla base del loro rapporto c’era amore vero. Tutto il resto invece era fasullo. MA forse una condizione di disagio cronico l’avevano davvero: l’ingordigia. Non bastavano il Reddito di Cittadinanza e la pensione di invalidità ottenuti illecitamente, volevano anche il bonus bebè, così hanno organizzato un finto matrimonio che ha permesso loro di ottenere sussidi e soldi veri, così come sono veri i guai in cui si sono cacciati.
Un uomo ed una donna sono stati denunciati per falso in atto pubblico e truffa dopo che i finanzieri hanno riscontrato la mendacia delle loro dichiarazioni. La vicenda è stata resa nota dall’edizione romana de Il Messaggero.
Lei si era spacciata come ipovedente al 100%. Lui, già sette anni fa, dichiarò padre di un bimbo appena nato, al quale seguiranno poi altri due “figli immaginari”, ma regolarmente registrati di fronte a un ufficiale del Campidoglio. Queste “condizioni” sono valse alla coppia di truffatori seriali una serie di sussidi.
Che però, forse, non erano sufficienti, pertanto hanno osato una nuova impresa: un finto matrimonio che avrebbe garantito loro anche gli assegni previsti dal bonus bebè e destinati ai neo-coniugi.
Attualità
Amministrazione giudiziaria per BRT e Geodis per sfruttamento dei lavoratori

Turni massacranti, pagamenti a cottimo e nemmeno sicuri, scarsa attenzione delle condizioni di sicurezza dei lavoratori. I giganti della logistica e delle spedizioni, BRT e Geodis, sono finiti in amministrazione giudiziaria, disposta dal Tribunale di Milano, per lo sfruttamento dei lavoratori.
Il colosso delle spedizioni BRT, che prima di essere acquisito dalle Poste francesi si chiamava Bartolini, è finito in amministrazione giudiziaria per sfruttamento dei propri lavoratori. stessa sorte per un altro gigante della logistica, Geodis. Lo ha stabilito il Tribunale di Milano che ha rilevato turni massacranti ai quali erano sottoposto i corrieri, alcuni dei quali oltretutto venivano pagati a cottimo, in base al numero di consegne effettuate, e in determinati casi senza nemmeno la certezza di essere retribuiti.
Secondo la corte meneghina, l’azienda attraverso migliaia di cooperative, definite «meri serbatoi di manodopera» nel provvedimento con cui è stata disposta l’amministrazione giudiziaria per sfruttamento dei lavoratori a BRT, impiegava nelle proprie filiali corrieri costretti a turni infernali e in condizioni di precariato, anche nel caso di persone impiegate da oltre vent’anni .
Sia Geodis che BRT avevano già subito una sequestri per 126 milioni di euro per frode fiscale e caporalato, come ricordato da La Stampa. Riccardo Bonivento è stato nominato amministratore giudiziario e per una anno affiancherà il CdA.
Quella che viene definita una «prassi radicata e collaudata» si sarebbe andata consolidando una decina di anni fa. Il meccanismo avrebbe permesso a BRT di risparmiare fino a 100 milioni di euro all’anno. Oggetto particolare delle indagini, i «controlli di transumanza», ovvero quelli relativi alla passaggio dei lavoratori da una compagnia all’altra.
La corte si è spinta a dire che l’ad Costantino Dalmazio Manti fosse «a conoscenza di tutto il sistema». La multinazionale invece ha reso noto che l’amministratore delegato starebbe collaborando con la Procura.
Cronaca
Neonato morto dopo la circoncisione fatta in casa

Due donne nigeriane sono indagate per esercizio abusivo della professione medica e omicidio preterintenzionale aggravato, dopo la morte di un neonato al quale hanno fatto la circoncisione in casa. Anche la madre della piccola vittima risulta indagata.
Un neonato è morto in seguito ad una circoncisione effettuatagli in casa da persone non qualificate e in assenza di strumentazioni e condizioni di sicurezza. L’incredibile e tragica vicenda giunge dalla periferia capitolina, dove sono state fermate due donne, entrambe di origine nigeriana. Sono indagate per omicidio preterintenzionale aggravato ed esercizio abusivo della professione medica. Anche la madre del piccolo risulta indagata per concorso in omicidio preterintenzionale, ma a differenza delle altre due, non risultano misure cautelari a suo carico.
Il neonato morto a causa delle complicazioni dovute ad una circoncisione eseguita in casa, aveva appena 20 giorni. In seguito alla pratica alla quale è stato sottoposto, ha subito un copioso dissanguamento. La corsa disperata al policlinico di Tor Vergata si è rivelata inutile.
La circoncisione alla quale il neonato è stato sottoposto è stato eseguito in casa, a Colonna, nei dintorni di Roma, dove risiede una nutrita comunità nigeriana.
-
Mondo7 giorni fa
Mostra foto del David agli studenti, preside costretta a dimettersi: «è pornografia»
-
Attualità7 giorni fa
Si arrampica su un palazzo e si tuffa in un canale a Venezia: polemiche dopo il video
-
Cronaca1 settimana fa
Forse una nota sul registro alla base del tentato suicidio di una ragazzina a Rapallo
-
Cronaca4 giorni fa
Neonato morto dopo la circoncisione fatta in casa
-
Attualità2 settimane fa
Polemiche dopo la parolaccia di Annunziata: «arrogante turpiloquio»
-
Cronaca6 giorni fa
Castellammare, madre fa irruzione in classe e picchia la prof per i voti bassi della figlia
-
Politica4 settimane fa
Si lancia da un ufficio del Senato: muore suicida Bruno Astorre, senatore dem
-
Politica7 giorni fa
«Le crea frustrazione?» polemiche per la risposta del ministro Lollobrigida alla giornalista sulla catena di comando a Cutro