fbpx
Seguici su

Politica

La visita di Beppe Grillo a Roma: il fondatore riporta ordine al M5S a suon di forse sì e forse no

Il fondatore è alle prese con due questioni spinose: il nodo governo e la regola del limite dei due mandati.

Pubblicato

il

visita di Beppe Grillo a Roma

Restiamo al Governo. Anzi, non escludiamo un appoggio esterno. Forse usciamo. Nessuno deroga al doppio mandato. Anzi, qualche eccezione è possibile. Tutto e il contrario di tutto viene fuori dalla visita a Roma di Beppe Grillo. E oggi, ultima data del tour capitolino, si attendono nuovi colpi di scena.

L’elevato è sceso nella capitale per riportare un po’ di stabilità in casa 5 Stelle, ancora scossa dallo scisma Di Maio, e tentare di rasserenare gli animi. Missione non semplice quella di Beppe Grillo in visita a Roma. Tra i parlamentari serpeggiano malumore e preoccupazione e il Movimento stando ai sondaggi è ai minimi storici. Il fondatore, colui che spinse la sua creatura oltre il 30%, deve intervenire per recuperare. E se coi giornalisti minimizza («certo che stiamo al governo. Con Conte andiamo d’accordo, siete degli esaltati, scrivete non cose»), coi parlamentari emerge il lato più grillino.

Strizza l’occhio alla fronda anti-governista e all’incontro con i deputati e i senatori pentastellati che spingono per uscire, Beppe Grillo non avrebbe escluso l’ipotesi di ritirare ministri e sottosegretari e fornire un appoggio esterno. Questo significherebbe però indebolire ancora di più la corrente contiana. Addirittura, riporta l’Adnkronos, in un passaggio Beppe Grillo sarebbe stato ancor più drastico e avrebbe minacciato anche la rottura («non siamo il guaglione di Pomigliano d’Arco»). Non l’ha preso benissimo lo scisma interno Grillo ed ora definisce colui che abolì la povertà come un «Giuda venduto per 30 bitcoin».

Grillo forse ci sta pensando davvero di uscire e ritrovare la purezza delle origini. Il Governo Draghi però non traballa. Gli scissionisti di Di Maio hanno garantito all’esecutivo i numeri necessari per completare la legislatura. Un’eventuale rottura quindi non provocherebbe scossoni irreparabili e non può essere utilizzata come strumento di coercizione.

Parallelamente al nodo governo, Beppe Grillo in visita a Roma deve fare i conti con una seconda questione spinosa, tutta interna: il limite ai due mandati. Una delle regole fondanti del movimento e uno degli ultimi superstiti delle parole d’ordine dei grillini delle origini, rischia di sfaldare quel che ne rimane. E non soltanto perché alcuni pentastellati hanno deciso che non è poi così brutta la figura del professionista della politica, ma anche perché il partito si troverebbe svuotato della classe dirigente costruita in questi anni: Taverna, Crimi, Fico, giusto per citare i pezzi da 90.

A stretto giro bisogna decidere che fare in Sicilia, dove Giancarlo Cancellieri, che ha già completato due mandati in Regione, vorrebbe candidarsi alle primarie del campo largo alle prossime elezioni.  Non prenderebbe certo bene un’esclusione e bisogna capire come fare a disinnescare una potenziale nuova grana interna, senza frustrare i più radicali. Grillo stesso non vorrebbe transigere sulla regola, anche per aprire la strada a nuove candidature, a lui più consone. Tra i nomi che circolano di probabili nuovi candidati, quello di Nina Monti, curatrice del blog dell’elevato. Che fare dei “rottamati” è dunque l’argomento di dibattito. Diverse le ipotesi sul tavolo, tra cui quella di affidar loro le cattedre delle scuole politiche del Movimento: per formare e forgiare i Di Maio e Di Battista di domani.

Politica

Bruno Vespa, il Ponte sullo Stretto e il plastico: revival o plagio?

Pubblicato

il

plastico porta a porta salvini ponte stretto messina

Ospite di Bruno Vespa, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha mostrato in tv il plastico del Ponte sullo Stretto di Messina, portando inevitabilmente alla memoria una scena andata in onda già 21 anni fa.

Per chi ancora avesse dubbi, non si trattava di una replica di Porta a Porta. Sebbene le immagini siano simili sono state registrate in momenti diversi. No, non si tratta di immagini restaurate digitalmente, anche perché tutto si può imputare a Silvio Berlusconi, tranne che portasse la barba. Sarà stato un omaggio, sarà stata una citazione, fatto sta che quanto fatto da Salvini ieri sera, che ha mostrato il plastico del Ponte sullo Stretto di Messina nella trasmissione condotta da Brno Vespa, a molti è sembrato uno spudorato plagio.

Certo è cambiato il format (da “Porta a Porta” a “5Minuti”) ma la sostanza è la stessa: mostrare le fattezze del ponte che sorgerà sullo stretto con un plastico, che oltretutto sembra molto simile a quello mostrato da Berlusconi. Matteo Salvini dunque ha fatto quello che Berlusconi aveva già fatto 21 anni fa, mentre Vespa ha fatto quello che Vespa faceva anche prima. Ed oggi come allora, nessun ponte è stato realizzato. E torna alla mente la battuta di Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque: «con tutte ste prime pietre va a finire che lo facciamo veramente sto c… di ponte».

Qualche differenza c’è. Nel 2011 Berlusconi era presidente del Consiglio ed era accompagnato dall’allora ministro dei Trasporti Pietro Lunardi. Ieri sera invece era Salvini a vestire i panni del ministro e il (la ndr) presidente del Consiglio non era certo al suo fianco. Così come lui non era al fianco di Giorgia Meloni quando questa ha riferito alle Camere. Un’assenza ch i giornalisti hanno notato, al pari delle fratture che dividono Lega e Fratelli d’Italia in materia, tra le altre, di guerra in Ucraina.

La premier glissa e dal Consiglio Europeo di Bruxelles commenta laconicamente: «Francamente non mi preoccupano [le posizioni della Lega, ndr]. Al di là delle posizioni espresse per lavorare su una posizione alla quale tutti lavoriamo, ovvero la fine del conflitto, ho detto come la penso: non c’è nell’attuale contesto misura più efficace di garantire un equilibrio tra le forze in campo” Lo ha detto la premier Giorgia Meloni arrivando al Consiglio europeo a Bruxelles e rispondendo ad una domanda sulle posizione della Lega sull’Ucraina».

Continua a leggere

Politica

Giorgia Meloni in Senato: «Su Cutro ho la coscienza a posto, sono una madre»

Pubblicato

il

giorgia-meloni

Serrato confronto al Senato tra le opposizioni e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, chiamata a riferire prima del consiglio europeo, su diversi temi: naufragio di Cutro, guerra in Ucraina, politica energetica ed ambientale.

Il 23 e il 24 marzo si terrà il Consiglio europèeo ed ovviamente la presidente del Consiglio presenzierà a Bruxelles. Come è d’uopo in queste occasioni, Giorgia Meloni ha riferito in Senato quale sarà la posizione italiana di fronte ai partner continentali. Inevitabilmente, le dichiarazioni della premier si sono trasformate in un confronto tra governo ed opposizioni, che ha toccato diversi temi, sia di politica interna che estera, e che in diversi passaggi si è fatto serrato. Ed altrettanto inevitabilmente le forze di minoranza hanno stuzzicato Giorgia Meloni soprattutto in tema di gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento al tragico naufragio di Cutro, suscitando la risposta piccata di Giorgia Meloni: «Ho la coscienza a posto. Io sono una madre».

La linea rimane quella “terracquea”: la colpa dei naufragi, e dell’immigrazione clandestina, è dei trafficanti di essere umani. Loro è la responsabilità e a loro bisogno dare la caccia. Ma non basta fermare «le organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei migranti» dice Meloni. Bisogna rafforzare la «collaborazione con i Paesi d’origine e di transito dei migranti, con adeguate risorse finanziarie. Prima di ogni ipotetico diritto a migrare, ogni essere umano ha diritto a non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore. Questo è l’aspetto che l’Occidente in questi anni ha colpevolmente trascurato».

 Urge anche il «coinvolgimento degli Stati di bandiera delle navi ong: gli Stati che finanziano le azioni delle organizzazioni non governative devono assumersi una responsabilità». Responsabilità che anche le opposizioni devono assumersi, rispetto al racconto degli eventi: «State superando un limite, per attaccare il governo rischiate di danneggiare l’Italia. Anche nella più feroce dialettica politica c’è un limite che non dovrebbe essere oltrepassato. Per colpire un avversario, si mette in cattiva luce l’Italia intera. Un limite che, quando superato, vi porta a gettare ombre sulla Guardia costiera. Lo dico da persona che non ha mai fatto mancare la sua opposizione ferrata ai governi che ci hanno preceduto: criticate me, il governo, ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia».

Per quanto riguarda i rapporti con gli altri Paesi membri dell’Unione Europea, la linea Meloni è quella della schiena dritta: «Ho sentito dire che andrei in Europa a prendere ordini. Lo diranno i fatti. Io preferisco dimettermi, piuttosto che presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte andò al cospetto di Angela Merkel, a dirle che il M5S erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi ma alla fine avrebbero fatto quello che l’Europa chiedeva . Preferisco dimettermi che rappresentare una nazione del genere».

E sul tema della guerra, nessun discostamento dalla linea Nato: «condividiamo la sua posizione sull’aggressione della Russia all’Ucraina: sappiamo che in questa Aula ci sono partiti che auspicano un accordo con la Cina o una resa dell’Ucraina. Noi non siamo di questo avviso. Accolgo le preoccupazione emerse sui nostri arsenali militari: del resto anche il governo Conte aumentò spese militari».

Continua a leggere

Attualità

Polemiche dopo la parolaccia di Annunziata: «arrogante turpiloquio»

Pubblicato

il

parolaccia-annunziata

Il tema delle adozioni dei figli da parte di famiglie omogenitoriali è particolarmente caldo e a “Mezz’ora in +” alla conduttrice Lucia Annunziata, durante il confronto con la ministra Roccella, scappa una parolaccia: «prendetevi la responsabilità delle leggi c…». Oggi dal centrodestra si levano le critiche.

Le polemiche del giorno dopo sono più feroci delle reazioni a caldo. Dopo che a Lucia Annunziata è scappata una parolaccia in diretta durante la sua trasmissione “Mezz’ora in +”, alla ministra Eugenia Roccella, con la quale era impegnata a dibattere, è scappata una risata. In effetti la faccia di Luca Annunziata quando si rende conto che le è scappato un improperio è irresistibile. Tutto finito dunque? Macché, il tema è caldo e le polemiche sono nel vivo. Tanto a destra, quanto a sinistra si getta benzina sul fuoco e se le opposizioni criticano le posizioni di Rampelli, Roccella e Mollicone, le forze di maggioranza inorridiscono per cotanto turpiloquio.

Lo scivolone in diretta della conduttrice è nato mentre si dibatteva sull’eventuale riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali. Annunziata, pur ribadendo che le posizione del governo e della coalizione sono legittime, ha invitato, con troppo trasporto, a riconoscere che si tratta di una scelta ideologica : «prendetevi la responsabilità di farle queste leggi, c…» dove c non sta per cribbio.

Oggi, dal centrodestra si solleva un coro unanime di condanna verso quella sboccata di Lucia Annunziata. Apre le danze il sempre pacato Maurizio Gasparri, che abborrisce un uso così volgare dell’italica favella: «Ha dimostrato, con protervia e arroganza, di fare un uso ideologico degli spazi che, purtroppo, il servizio pubblico le riserva». “Uso ideologico del mezzo televisivo” d’altronde è alle prime pagine del manuale del perfetto forzista. Il senatore azzurro ha anche aggiunto: «Ha usato il turpiloquio quasi volesse intimidire il ministro Roccella, è una vergogna che una persona del genere abbia in mano spazi del servizio pubblico. La stagione di ricambio dei vertici Rai diventa urgente perché c’è un abuso costante di cui l’Annunziata è soltanto l’emblema più grave, più vetusto, più fazioso. Ora basta».

I componenti della Lega in Vigilanza Rai hanno definito l’episodio «inaccettabile». I tempi delle dichiarazioni del senatur d’altronde ormai sono lontani e il verde padano è sbiadito I leghisti che, parafrasando, erano stati benedetti da spiccate doti virili, hanno lasciato il passo a nuovi, più puritani e formali, che non dicono parolacce.

Ora, per dare una chiusa al testo, due considerazioni (e mezzo) assolutamente non richieste. La prima: la faccia di Lucia Annunziata dopo che ha detto una parolaccia, non sembra proprio quella di una persona che vuole intimidire la sua “dirimpettaia”. La prima-bis: Roccella sembrava più divertita che intimidita. La seconda: saranno pure prive di parolacce, ma le dichiarazioni di Rampelli e Mollicone, non sembrano poi così moderate.

Continua a leggere

Più letti

Copyright © 2020 by Iseini Group | Osservatore Quotidiano è un prodotto editoriale di Il Martino.it iscritto al tribunale di Teramo con il n. 668 del 26 aprile 2013 | R.O.C. n.32701 del 08 Marzo 2019 | Direttore : Antonio Villella | ISEINI GROUP S.R.L - Sede Legale: Alba Adriatica (TE) via Vibrata snc, 64011 - P.Iva 01972630675 - PEC: iseinigroup@pec.it - Numero REA: TE-168559 - Capitale Sociale: 1.000,00€ | Alcune delle immagini interamente o parzialmente riprodotte in questo sito sono reperite in internet. Qualora violino eventuali diritti d'autore, verranno rimosse su richiesta dell'autore o detentore dei diritti di riproduzione.