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Meloni: «donne vittime dell’ideologia gender. Utero in affitto è schiavitù del terzo millennio»

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Foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale di Giorgia Meloni.

In un’intervista al settimanale Grazia, concessa in vista della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo, la presidente Meloni rilascia alcune dichiarazioni destinate a far scalpore in tema di ideologia gender, aborto, adozioni e maternità surrogata.

«La rivendicazione del diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo andrà a discapito delle donne». Le dichiarazioni del presidente del Consiglio al settimanale Grazia, per un’intervista in occasione della Giornata Internazionale della Donna sdell’8 marzo che sarà in edicola domani, stanno già sollevando polemiche sui social network, non solo all’interno della comunità Lgbtq+. La presidente del consiglio Meloni non ha usato toni particolarmente dolci verso la cosiddetta “ideologia gender”, della quale, secondo la premier, «le donne sono le prime vittime». D’altronde non si tratta di una posizione inedita per Fratelli d’Italia e più in generale per il centordestra, anche se non mancano pareri controcorrente.

Tra gli altri argomenti affrontati dalla premier oltre all’identità di genere, il diritto all’aborto, le adozioni e la maternità surrogata. Alert spolier: non si tratta di posizioni particolarmente progressiste.

Per quanto riguarda l’identità di genere, secondo la presidente, questa deve fare necessariamente i conti con la biologia: «Oggi, per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza». L’utero in affitto invece è considerato «schiavitù del terzo millennio» che trasforma «la maternità in business».

Anche in tema di adozioni non sembra concedere particolari aperture a genitori single o coppie gay: «I bambini hanno il diritto di avere il massimo: una mamma e un papà». Mentre per quanto riguarda il diritto all’aborto Giorgia Meloni afferma: «A  una donna che sta per abortire direi di provare a darsi una possibilità, che non è sola, che lo Stato le darà gli strumenti necessari per non negare a se stessa la gioia di crescere suo figlio, di metterlo al mondo nelle migliori condizioni possibili».

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«I funerali di Giulia sono stati una telenovela nazionale» nuova bufera sul consigliere veneto

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Secondo Stefano Valdegamberi, consigliere regionale di Regione Veneto, i funerali in diretta TV di Giulia Cecchettin, la giovane vittima del femminicidio che ha scosso il Paese, sono stati uno «show mediatico» ed una «telenovela».

Il consigliere regionale del Veneto Stefano Valdegamberi, eletto nella lista Zaia e poi passato al gruppo misto, ci ricasca. Dopo che un suo post, nel quale definiva i funerali di Giulia Cecchettin in diretta televisiva «uno show mediatico», lo ha portato all’ettenzione dell’opinione pubblica e dopo aver accostato la sorella della giovane vittima di femminicidio al satanismo, oggi ad Affariitaliani il consigliere rincara la dose: «Ne sono state ammazzate tante di ragazze e di donne e nessuno ne parla mentre le televisioni stanno facendo diventare questo caso una telenovela nazionale».

Parle che, al pari di quelle che lo avevano già reso celebre, hanno suscitato un’infinità di polemiche. Tra le altre osservazioni del consigliere veneto, merita una menzione particolare la seguente: «Temo che l’obiettivo sia quello di enfatizzare questo caso, senza dubbio gravissimo, strumentalizzarlo e far approvare qualche legge assurda come l’educazione sessuale nelle scuole […] Non vorrei che diventasse un alibi per sdoganare la teoria gender nella scuola, buttata fuori dalla porta cerca di rientrare dalla finestra».

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Toninelli vorrebbe un compenso per il suo ruolo: irritazione nel Movimento 5 Stelle

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L’ex deputato e ministro pentastellato è tornato al suo precedente lavoro di assicuratore, ma siede anche nel comitato dei “probiviri”, l’organo interno al movimento che decide su sanzione ed espulsioni.

L’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli vorrebbe un compenso per il ruolo che svolge all’interno del Movimento 5 Stelle. Ha rispettato il limite dei due mandati, uno dei valori fondanti del primo Movimento 5 Stelle e tra i pochi a resistere ancora, nonostante (o forse grazie a) defezioni eccellenti proprio a causa di essa. Adesso, dopo due legislature da parlamentare, è tornato alla sua precedente vita da assicuratore, ma non è concluso il suo impegno per il partito: siede nel collegio dei “probiviri” l’organo di consultazione interno al partito chiamato a derimere le questioni disciplinari. Insieme al lui fanno parte del collegio l’ex ministra Fabiana Dadone e l’attuale presidente della Vigilanza Rai Barbara Floridia.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Danilo Toninelli avrebbe richiesto al Movimento 5 Stelle di istituire un compenso, una sorta di gettone di presenza, per l’incarico che dal 2016 invece non comprende alcun rimborso. Il motivo che avrebbe portato l’ex ministro Toninelli a formulare questa richiesta sta nella complessità di alcuni dossier che richiederebbero molte ore di lavoro.

Anche l’ex ministro dunque, una delle voci grilline più intransigenti per quanto riguarda l’abbattimento dei costi della politica, pare essersi ammorbidito. La proposta avrebbe suscitato l’irritazione di diversi esponenti e secondo il giornale che ha pubblicato la notizia, avrebbe fatto storcere il naso allo stesso Giuseppe Conte.

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Nuovo incarico per Vannacci, il generale esulta, ma Crosetto frena: «qualcosa bisognava fargliela fare»

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Il generale finito alla ribalta per le sue dichiarazioni borderline contenute nel libro autoprodotto “Il mondo al contrario”, è stato nominato capo di Stato maggiore del comando forze operative terrestri. Se Vannacci parla gi incarico prestigioso, il ministro della Difesa glissa: «l’ha venduta come se andasse a fare chissà che cosa, è un compito adatto al suo curriculum, perché qualcosa bisognava fargliela fare in attesa che l’inchiesta vada avanti».

Nemmeno il tempo di cominciare il nuovo lavoro, che al generale Roberto Vannacci è stato notificato l’avvio dell’inchiesta nei suoi confronti, relativamente alla vicenda del libro “Il mondo al contrario”. Proprio oggi ha preso avvio il periodo di affiancamento propedeutico come capo di Stato maggiore de Comando Forze Operative Terrestri, ma, come ha spiegato Crosetto, non si tratta di una promozione.

Vannacci ha ricominciato a lavorare dopo essere stato sollevato dal suo precedente incarico, ma secondo alcune indiscrezioni di stampa, avrebbe già preso un mese di licenza «per motivi famigliari», in attesa che prenda avvio un eventuale processo disciplinare nei suoi confronti.

Il generale ha preso bene la notizia del nuovo incarico: «è una nomina adeguata al mio background. Sarò il capo di tutto lo staff e coadiuverò il comandante in capo». Non è altrettanto entusiasta il ministro della Difesa Guido Crosetto, che sgombera il campo da ogni dubbio: «non è stato né promosso, né retrocesso». Crosetto, che biasima i commenti di chi si sente esperto «di questioni e tematiche militari», specifica: «Il generale non va a fare il capo delle forze operative terrestri, va a fare il capo di Stato maggiore del comando forze operative terrestri, che ha un suo capo, cioè il generale Camporeale, che dipende da un vice, Ristuccia, e da questo vice dipende Vannacci. Lui l’ha venduta come se andasse a fare chissà che cosa, è un compito adatto al suo curriculum, perché qualcosa bisognava fargliela fare in attesa che l’inchiesta vada avanti perché l’inchiesta andrà avanti».

Secondo diversi osservatori, il nuovo incarico di Vannacci avrebbe anche una valenza politica: servirebbe e a tenerlo lontano dalla corsa alle urne per le Europee del 2024. Un’eventuale candidatura è un’idea che potrebbe aver accarezzato non soltanto il generale. Non a caso, tra i primi a complimentarsi col generale è stato Matteo Salvini, leader della Lega, il partito al quale Vannacci è stato accostato.

E per rendere il dibattito ancor più acceso, Vannacci ha pensato bene di dir la sua anche sul tema femminicidio, che però non gli piace «chiamarlo così. Quindi l’assassinio di un tabacchino lo chiameremmo commercianticidio?». Per Vannacci non bisogno distinguere per genere le vittime di un delitto, perché altrimenti si violerebbe «il principio di applicazione universale della legge».

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