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Politica

Meloni pronta ad una “proposta generosa” per placare i malumori degli alleati

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vertice centrodestra a Montecitorio Salvini Berlusconi Meloni

Ieri vertice a due tra Salvini e Berlusconi. L’ex cavaliere è furioso, non vuole essere messo all’angolo e rilancia con diverse richieste. Il segretario federale condivide le stesse preoccupazioni e non molla su Viminale o Palazzo Madama. Meloni, irritata dalle bizze degli alleati, pronta ad una «proposta generosa» che sarà discussa in un incontro in programma oggi. I nodi più intricati da sciogliere rimangono il ruolo che avrà Licia Ronzulli e il nome di chi guiderà il Mef.

Ad un giorno dalla convocazione del Parlamento per l’apertura delle votazioni dei presidenti delle Camere, rimangono tesi i rapporti nel centrodestra. Non è solo la formazione del prossimo governo a creare grattacapi, ma anche la scelta di chi siederà sugli alti scranni di Palazzo Madama e Montecitorio si sta rivelando tutt’altro che agevole. Il rischio è quello di presentarsi in Aula divisi e senza intesa. Un pericolo che Giorgia Meloni vuole stroncare sul nascere con una «proposta generosa» agli alleati, che in questi giorni stanno facendo le bizze.

Urge un vertice chiarificatore, in programma per oggi. Un incontro a tre e non a due come quello di ieri tra Berlusconie Salvini a Villa Grande. L’ex cavaliere è infuriato, si sente messo da parte, non accetta veti o imposizioni. Salvini si è presentato nelle vesti di pacificatore, ma condivide gli stessi crucci. Anche lui vuole riaffermare la sua centralità, non solo nell’asse di governo, ma anche all’interno del suo partito. Ed entrambi rilanciano alle proposte della Meloni.

La premier in pectore vorrebbe La Russa Presidente del Senato? E Salvini propone Calderoli. Tajani agli Esteri? No, meglio al Mise risponde Berlusconi. Che vuole un ministero per Ronzulli. Se non la Sanità va bene anche il Turismo. E Casellati alla Giustizia. E Prestigiacomo al Sud. E poi bisogna discutere anche di Gasparri, Bernini, Bachini e Pichetto, che un incarico di governo lo meritano. Intanto Salvini resta fermo: o il Viminale, o Palazzo Madama. Uno dei due la Lega, e lui in particolare, lo deve portare a casa.

Giorgia Meloni è furiosa, ma in pubblico fa spallucce: «non abbiamo ancora un incarico. Quando lo dovessimo avere, non perderemo un minuto di tempo per fare il governo. Sono molto ottimista». Ancora non ha incominciato e già gli alleati le creano problemi. Ecco dunque la «proposta generosa» che Meloni ha in serbo per loro: alla fine un ruolo per Licia Ronzulli potrebbe saltare fuori, Tajani, che Meloni vedrebbe bene agli Esteri, potrebbe accomodarsi al Mise e alla Lega andrebbe un numero congruo di ministeri. In più, la “polpetta avvelenata” per Salvini: Giorgetti al Mef.

Dalla Lega masticano amaro. La nota stampa ufficiale parla di «orgoglio», «onore», «soddisfazione». La testimonianza evidente della «riconosciuta centralità» del partito nell’asse di governo. In realtà, secondo indiscrezioni di stampa, non sono così entusiasti. Il Mef è il ministero più delicato, quello dove si corre il rischio di pagare più che altrove uno scotto elettorale. E in secondo luogo la proposta Giorgetti è indigesta per diversi motivi. Innanzitutto perché la Lega non lo aveva chiesto, né aveva intenzione di giocare una partita così complicata. Poi perché arriva dall’esterno e non dall’interno del partito. Ed infine perché la scelta del più “draghiano” dei leghisti è una proposta evidentemente scomoda per Salvini, costretto però a mostrare soddisfazione per un riconoscimento così importante.

Sono dunque tanti i nodi da sciogliere nel vertice di oggi, ma è probabile infine, che gli alleati torneranno a sorridere tutti insieme dopo aver discusso gli ultimi dettagli della «proposta generosa» della Meloni. Salvo sorprese.

Politica

Il monito di Mattarella a Fontana e La Russa sugli emendamenti: eccesivi e fuorvianti

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Sergio Mattarella non apprezza particolarmente il trend imboccato da questa Legislatura, in cui durante il percorso di conversione di un decreto in legge, vengono inseriti troppi emendamenti, che in certi casi sono fuorvianti, in altri stravolgono il testo originariamente finito sui banchi delle Camere. Il presidente della Repubblica non ha poteri in merito, ma i presidenti di Camera e Senato sì e questo avrebbe ricordato loro Mattarella in un colloquio, secondo indiscrezioni di stampa.

Ieri il presidente della Camera Lorenzo Fontana e quello del Senato Ignazio La Russa, sono stati ricevuti al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si trattava di un incontro per certi versi di routine, al termine del quale non è stata diramata nessuna nota. Ma secondo La Stampa, durante il colloquio Mattarella avrebbe lanciato un monito a Fontana e La Russa: vigilate maggiormente sugli emendamenti proposti ai disegni di legge.

La lamentela del Capo dello Stato è che durante l’iter di conversione di un decreto legge, vengono inseriti sempre più spesso emendamenti che modificano la natura stessa della proposta di legge, inserendo un numero di modifiche eccessive, che stravolgono di fatto il testo presentato in origine. Altri emendamenti invece, totalmente fuorvianti e relativi ad altre questioni, sono stati inseriti durante discussioni non pertinenti, approfittando della proposta in esame in quel momento.

Sempre secondo le indiscrezioni riportate dai media, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa avrebbero convenuto col monito del presidente Sergio Mattarella e si sarebbero impegnati a vigilare con maggiore attenzione sugli emendamenti proposti alle Camere.

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Politica

L’impegno di La Russa per «ottenere le migliori condizioni» per l’Inter Club Parlamento alla finale di Istanbul

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Una lettera inviata ai soci dell’Inter Club Parlamento finita sul web, specifica che il presidente del Senato Ignazio La Russa si è impegnato a fondo per permettere ai membri del club di assistere alla finale di Champions League.

In vista della finale di Champions League tra Inter e Manchester City in programma il 10 giugno ad Istanbul, tanti tifosi nerazzurri si sono messi all’opera per trovare i biglietti. In pochi hanno avuto fortuna. Tra loro, un gruppo di tifosi più di altri ha attirato l’interesse di media e social media: l’Inter Club Parlamento. In una lettera ai soci, finita sul web, Alessandro Colucci di Noi Moderati scrive: «in queste ultime ore il presidente Ignazio La Russa ha lavorato intensamente per ottenere le migliori condizioni» relative alla finale di Champions.

Grazie all’impegno del presidente del Senato, noto interista, i parlamentari neroazzurri potranno vedere la partita con “appena” 1.200 euro, circa. Il pacchetto comprende viaggio e pernottamento. Il documento specifica che gli spalti dai quali assisteranno alla partita sono ubicati in «posizioni discrete». Insomma, non ci si può certo lamentare delle doti organizzative della seconda carica dello Stato.

Ovviamente le polemiche non si sono fatte attendere a lungo. tra chi giudica inappropriato che il presidente del Senato si occupi di queste questioni e chi parla di favoritismi ai parlamentari, che hanno ottenuto biglietti considerati introvabili, la notizia ha fatto storcere il naso a molte persone, non solo tifose.

Nei giorni scorsi i supporter nerazzurri hanno preso posizione sulla difficoltà a reperire i tagliandi per l’ingresso alla finalissima, chiedendo al club nerazzurro di renderne disponibili di nuovi. Ma sul punto è ancora Colucci che puntualizza a Repubblica: «Vogliamo contare quanti iscritti vorrebbero partire. Per quanto riguarda i biglietti non abbiamo certezza che tutti li avranno, né abbiamo trattamenti di favore rispetto ad altri Inter club». Ma se tutti gli onorevoli e senatori nerazzurri iscritti all’Inter Club Parlamento riusciranno a vedere la finale di Champions League, è solo merito di La Russa.

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Lucia Annunziata si è dimessa dalla Rai: «atto di serietà, non ci sono le condizioni»

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Lucia Annunziata si è dimessa dalla Rai, di cui, oltre che conduttrice e giornalista di punta, è stata anche presidente. La decisione arriva in seguito alle nomine in azienda. «Non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi».

Dopo quella di Fabio Fazio, una nuova importante defezione si registra in viale Mazzini: Lucia Annunziata, conduttrice di Mezz’ora in più su Rai3 si è dimessa dalla Rai. Un piccolo terremoto, ma che negli ambienti del cavallo non ha rappresentato uno shock. La notizia infatti era nell’aria da tempo, ma la decisione è stata comunicata oggi. E non passa inosservato che poche ore prima sono state completate le nomine dei nuovi direttori delle testate (Gian Marco Chioccial Tg1, Antonio Preziosi al Tg2 e Mario Orfeo confermato al Tg3).

La motivazione non è un mistero e l’ha resa nota la stessa giornalista con una missiva inviata ai vertici Rai: «Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale: giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni. Vi arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestare a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione dunque».

La decisione dell’Annunziata, che secondo alcune ricostruzioni a lei attribuite arriva per anticipare un sicuro prossimo siluramento («C’è una cosa che io ho sempre fatto con orgoglio nelle situazioni difficili: saper scegliere di andarmene con le mie gambe» avrebbe detto ad un confidente), non è priva di ripercussioni sul paino politico.

Annunziata, giunta in Rai dopo un lungo periodo all’estero in qualità di inviata per alcune delle principali testate del Paese, non è stata solo una delle giornalista di punta dell’azienda, sapendosi ritagliarsi sempre più spazio e consensi di pubblico con le sue trasmissioni e diventando anche direttrice di Rai3 dal 1996 al 1998 , ma ne è stata anche presidente, dal 2003 al 2004.Il suo programma Mezz’ora, lanciato nel 2005, è cresciuto sempre di più negli anni, arrivando a sforare il minutaggio originale. Recentemente è stato celebre uno scontro tra la conduttrice e le ministra Roccella in tema riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali.

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