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Movimento 5 Stelle, è Conte vs Di Maio. Il Ministro degli Esteri rischierebbe l’espulsione

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Luigi Di Maio

ROMA – La rielezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella ha lasciato tensioni e strascichi in tutti i partiti, soprattutto nel Movimento 5 Stelle. I due principali leader del partito, il presidente Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, hanno avuto posizioni molto divergenti durante la trattativa: Di Maio, addirittura, avrebbe lavorato attivamente per opporsi alla candidatura alla presidenza di Elisabetta Belloni, proposta proprio da Conte.

Il dissenso fra Conte e Di Maio sarebbe politico e personale. Sabato sera, subito dopo la rielezione di Mattarella, Di Maio si è presentato davanti ai giornalisti con un gruppo di parlamentari a lui vicini, fra cui la viceministra all’Economia, Laura Castelli, per dire che «All’interno del Movimento 5 Stelle serve aprire una riflessione politica interna».

Ieri, invece, Conte ha convocato i giornalisti davanti a casa sua per ribattere: «Se Di Maio parla di fallimento, se Di Maio ha delle posizioni… le chiarirà perché lui era in cabina di regia», «ci chiarirà perché non ha chiarito questa posizione e soprattutto ci chiarirà i suoi comportamenti». Come riporta Il Post, Di Maio viene descritto da mesi come il leader del Movimento 5 Stelle più ostile a Conte, anche se i contorni del conflitto non sono chiarissimi.

Conte starebbe cercando di rafforzare i legami con l’ala più radicale del Movimento, quella intorno all’ex deputato Alessandro Di Battista e che ha valutato di passare all’opposizione del governo Draghi, e recuperare una certa «radicalità» in vista delle elezioni. Come scrive Il Post, gli obiettivi di Di Maio sembrano invece opposti: la sua corrente sostiene il governo di Mario Draghi e ha preso posizioni più moderate rispetto al resto del Movimento. Tanto che nei giorni scorsi Luigi Brugnaro di Coraggio Italia ha offerto a Di Maio l’accoglienza nel proprio gruppo parlamentare in caso di scissione.

Conte ha avuto enormi difficoltà nelle trattative per il Quirinale: il capo del partito non ha mai trovato un nome che potesse mettere d’accordo tutti i Grandi Elettori del M5S e infine gli è toccato convergere su Mattarella, come auspicato già settimane fa da alcune correnti. Conte avrebbe anche parlato con Salvini della possibilità di eleggere qualcuno da soli, come l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini o Elisabetta Belloni, cosa che avrebbe di certo rotto l’alleanza con il centrosinistra.

Di Maio è stato descritto invece come allineato e leale con il Partito Democratico ed è rimasto perlopiù in disparte: tranne quando ha sostanzialmente distrutto la candidatura di Belloni nella notte fra venerdì e sabato. Per quanto riguarda le ragioni per cui Di Maio ha deciso di non sostenere Belloni, ufficialmente, ha parlato di un problema di metodo che aveva portato alla sua scelta, ma secondo i cronisti politici avrebbe voluto evitare che Conte potesse intestarsi una vittoria politica, che oltretutto poteva portare alle elezioni anticipate dato che Belloni non sarebbe stata votata da gran parte del centrosinistra.

Secondo La Stampa, sarebbe in atto un «processo» da parte dei parlamentari più fedeli a Conte nei confronti di Di Maio, «per aver tramato nell’ombra durante la partita quirinalizia, per aver puntato su altre candidature rispetto a quelle della cabina di regia, e per aver creato una corrente, vietata dallo statuto» del partito. Si parla sia di una possibile espulsione sia di un voto online fra gli iscritti al partito.

Nel frattempo sembrano ormai logorati anche i rapporti fra Di Maio e la componente più radicale del M5S, che sostiene apertamente Conte. «Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del Movimento», ha detto lunedì Di Battista in una dura intervista data al Fatto Quotidiano.

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Sanzione da 200 mila euro alla Rai per la pubblicità occulta sulle scarpe di John Travolta

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Il purtroppo indimenticabile teatrino tra Fiorello, Amadeus e John Travolta a Sanremo, oltre che ad essere stato orribile, costa caro alla  Rai, che ha ricevuto una sanzione per pubblicità occulta. Agcom: «episodio gravissimo».

In quel inguardabile siparietto saltavano all’occhio tre cose: l’evidente imbarazzo di un attore che non si è fatto scrupoli a recitare nel pietoso “Battaglia per la Terra”, delle papere giganti e la marca delle scarpe indossate dall’attore. Il “ballo del qua qua” con John Travolta, Amadeus e Fiorello costa caro alla Rai: sanzione da oltre 200 mila euro per pubblicità occulta.

La Commissione per i servizi e i prodotti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazione ha approvato una sanzione di euro 206.580,00, pari a venti volte il minimo edittale, per ‘violazione delle disposizioni relative alla corretta segnalazione dei messaggi pubblicitari”, definendo «gravissimo» l’episodio.

«La violazione accertata – sottolinea oggi l’autorità – riguarda la pubblicità occulta di un noto marchio di scarpe nel corso dell’esibizione di John Travolta insieme ad Amadeus, conduttore del Festival. L’Autorità ha ritenuto di estrema gravità l’episodio, in quanto l’esposizione del prodotto è avvenuta nel corso del principale programma televisivo della Rai in termini di audience e durante l’esibizione di un ospite di chiara fama internazionale, con notevoli effetti pregiudizievoli a danno dei telespettatori. Nel determinare la sanzione l’Autorità ha tenuto conto della reiterazione della condotta da parte della Rai, già sanzionata per episodi di pubblicità occulta nel corso della passata edizione del Festival di Sanremo».

L’esibizione di Travolta con i pennuti è stata talmente brutta, che lo stesso attore ha rifiutato di firmare la liberatoria che ne autorizza la rimessa in onda. Ma in quel momento di fronte allo schermo c’erano circa 11 milioni di osservatori. Abbastanza per avere tonnellate di meme a ricordarci un imbarazzante momento di televisione.

Ed intanto arrivano anche le prime reazioni del mondo politico: «Amadeus ha sbagliato e Amadeus deve pagare» ha affermato Maurizio Gasparri, secondo il quale «dovrebbero pagare non i cittadini attraverso il canone, ma i responsabili di questo episodio, quindi Amadeus, che si è arricchito negli anni con i soldi della Rai, e chi non ha vigilato a dovere sulla trasmissione».

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Musk sulla figlia transgender: «è morto, ucciso dalla teoria woke. Non avrei dovuto accettare i trattamenti»

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Intervistato da Tmz il tycoon ha usato dure parole nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Tra i due non corre buon sangue. La ventenne Vivian Jenna Wilson, nato come Xavier Musk, dopo il cambio di sesso ha interrotto ogni rapporto con il padre, il fondatore di Tesla e Space X, ed ha assunto il cognome della madre. La transizione non è stata bene accolta da Elon Musk, che, intervistato da Tmz ha usato parole molto dure nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Il miliardario ha anche abiurato il suo consenso ai trattamenti ai quali il figlio si è sottoposto: «Sono stato ingannato nel firmare documenti medici per approvare qualsiasi trattamento lei ricevesse». Parlando con il suo intervistatore, Musk ha affermato di aver accettato perché gli avevano paventato il rischio di un gesto autolesionistico da parte del giovane.

Non è la prima volta che tra Musk e la figlia transgender due volano screzi a mezzo stampa. In passato si sono scambiati dichiarazioni al vetriolo non soltanto sulle diverse visioni sui diritti Lgbtq+, ma anche in tema di politica. Misk ha spesso definita la figlia come una «comunista» e «marxista» che odia i ricchi».

 

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Flavio Briatore: «tanta stima per chi campa con 4 mila euro al mese»

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polemiche flavio briatore 4 mila euro al mese

Il noto imprenditore voleva fare una sorta di elogio al ceto medio per essere in grado di destreggiarsi in tempi difficili, ma le sue parole a molti non sono piaciute. Ma non manca chi lo vorrebbe candidato.

Polemiche su Flavio Briatore che, ospite del podcast 2046 condotta da Fabio Rovazzi e Marco Mazzoli, ha affermato: «Come si fa a vivere con 4 mila euro al mese?». Una frase, rilanciata sui social dallo stesso imprenditore, che ha suscitato l’irritazione di molti utenti.

In realtà Briatore si era lanciato in una sorta di elogio delle famiglie italiane in tempi di inflazione: «Io penso che una famiglia di quattro persone, con il marito che guadagna 1 e 500 euro al mese o 2 mila, e la moglie magari ne guadagna 1 e 500 ma anche 2 e 500 o 4 mila, già sono cifre importanti, come fanno a vivere?». A molti è sembrato un discorso snob con numeri oltretutto lontani dalla realtà. Ma Briatore continua: «Cioè io mi chiedo: paghi l’affitto, se hai bisogno del dentista o di comprare qualcosa… cioè questi sono i veri miracoli. Cioè per sta gente qui tanto di rispetto perché è la cosa più difficile che puoi fare. Mantieni i tuoi figli, la tua famiglia, li vesti bene….»

Il problema, secondo Briatore, sta tutto nelle tasse: «Gli aumenti dei salari è giusto, ma non puoi pagare le tasse che ti appioppano. Dovrebbero diminuire le tasse, aumentare anche questo e i soldi spenderli bene».

Il suo discorso non ha ricevuto soltanto critiche. Qualcuno ha gradito, anzi, auspica perfino una sua discesa in campo: «Ci vorrebbe una persona così a governare» si legge tra i commenti. E’ non è l’unico.

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