Mondo
Ragazzina di 12 anni uccisa da due coetanee in Germania
Il movente dell’omicidio della ragazzina uccisa in Germania potrebbe essere una presa in giro. Le giovani assassine hanno confessato dopo 11 giorni. Non saranno incriminate perché di età inferiore ai 14 anni. Montano le proteste: molti chiedono di abbassare l’età della responsabilità penale e di rendere note le generalità delle due.
Un racconto dell’orrore proveniente dalla Germania, accende la discussione sul sistema penale tedesco e sulle norme in materia di privacy. Nei dintorni di Freundeberg, nella regione del Nord-Reno Vestfalia, una ragazzina di 12 anni è stata uccisa da due coetanee, due ragazzine di 12 e 13 anni. Della vicenda non si conoscono molti dettagli a causa delle norme molto stringenti in materia di privacy che devono rispettare i giornali tedeschi.
Si sa però che la vittima si chiamava Luise e che stava tornando a casa dopo aver fatto visita ad un amico. L’ultima volta che è stata vista è stato due sabati fa, intorno alle 17:30. Il suo corpo è stato trovato la domenica successiva. Poco distante è stato trovato anche il coltello utilizzato per ucciderla con «numerose coltellate». Era nel bosco a due chilometri dalla casa dell’amico, ma nella direzione opposta a quella di casa. L’ipotesi sul movente è agghiacciante: sarebbe stata una vendetta per una presa in giro subita da una delle due assassine.
Le due hanno confessato dopo 11 giorni, dopo essere state messe alle strette dagli inquirenti, che avrebbero escluso la partecipazione di qualche adulto o moventi di tipo sessuale. A quanto si apprende le due non saranno incriminate, perché di età inferiore ai 14 anni, ma saranno affidate ad una struttura protetta.
Sui social, montano le proteste di diversi cittadini tedeschi, non solo della zona, ma di tutta Germania, che vorrebbero sapere il nome delle assine della ragazzina di 12 anni uccisa e che chiedono di abbassare l’età della responsabilità penale a 10 anni.
Mondo
Bezos supera Musk: è lui l’uomo più ricco al mondo
Se Tesla ha subito un rilevante calo in borsa nel 2023, Amazon ha continuato a macinare risultati da capogiro.
Dopo due anni, Elon Musk cede il primato della classifica di paperoni e scivola al secondo posto: è Jeff Bezos l’uomo più ricco del mondo. Il patron di Tesla paga il calo in borsa del marchio, ma anche gli investimenti su X e gli esperimenti di Neuralink. Amazon invece continua a vendere a tutto spiano, anzi di più, ed il valore delle sue azioni è cresciuto e rischia di infrangere ogni record.
Musk cede la posizione dopo due anni, ma non è il caso di preoccuparsi per la tenuta delle sue finanze: a 197,7 miliardi di dollari ammonta il suo patrimonio, secondo le stime del Bloomberg Billionaire Index. Quello di Bezos, considerato ora l’uomo più ricco al mondo, è di 200,3.
Dietro al derby statunitense, un francese: il patron del colosso francese del lusso Lvmh Bernard Arnault, il cui patrimonio è stimato in 197,5 miliardi di dollari.
Mondo
La Corte Suprema dà l’ok: Trump può candidarsi alla Casa Bianca
La Corte Suprema, composta da sei conservatori e tre progressisti, ha deciso all’unanimità l’eleggibilità di Trump: gli Stati non hanno l’autorità per rimuovere candidati presidenziali, solo il Congresso può farlo.
Avanti coi giovani. Salvo nuovi clamorosi colpi di scena, sarà di nuovo una faccenda tra Joe Biden e Donald Trump la corsa per la Casa Bianca. La Corte Suprema ha conferito all’unanimità a Trump l’eleggibilità in Colorado, uno dei 15 Stati impegnati nel voto del Super Tuesday di domani. La decisione farà da precedente anche negli altri Stati in cui sono in corso pendenti.
La Corte era composta da sei giudici conservatori e tre progressisti. Secondo il loro parere, gli Stati non hanno l’autorità per per rimuovere un candidato presidenziale in base al quattordicesimo emendamento, cioè la «clausola di insurrezione» della Costituzione. Questo potere, spiegano i giudici, è in capo solo al Congresso.
Mondo
Oltre tre mila persone ai funerali di Navalny sfidano il regime di Putin
Almeno una persona è stata arrestata. La folla ha scandito il coro: «non aveva paura, non abbiamo paura» e «Russia libera». I diplomatici internazionali non hanno potuto accedere alla chiesa.
Si stimano tre mila persone circa ai funerali di Alexei Navalny. Dati certi non ce ne sono, per via delle severe restrizioni imposte dal governo. Si sa però che ai diplomatici internazionali pè stato impedito l’accesso alla chiesa. E si sa che nonostante i divieti e le minacce, una folla numerosa ha portato l’ultimo saluto all’attivista oppositore di Putin, morto lo scorso 16 febbraio in una colonia penale siberiana.
Dopo i funerali con «cerimonia abbreviata» nella chiesa dell’Icona della Madre di Dio a Mosca, Alexei Navalny è stato sepolto al cimitero di Borisovskoye. «Hanno fatto pressione sul parroco della chiesa, padre Anatoly Rodionov, e hanno chiesto che il servizio funebre si tenesse il più rapidamente possibile in modo che nessuno arrivasse» ha affermato Leonid Volkov, collaboratore di Navalny.
In chiesa hanno potuto accedere solo 300 persone. La folla ha atteso il feretro dell’attivista all’esterno. Quando la bara è stata portata fuori, sono stati scanditi cori come «Russia libera» e «assassini, assassini». Poi la bara di Navalny è stata accompagnata in corteo fino al cimitero, distante un paio di chilometri.
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