Attualità
Richetti (Azione) accusato di molestie sessuali. Calenda: “Lui parte lesa”

ROMA – Da giovedì scorso il senatore Matteo Richetti, presidente del partito Azione, è al centro di un caso di accuse di molestie sessuali che sta avendo ricadute sulla campagna elettorale, dopo che Fanpage ha pubblicato il video di una donna che racconta di avere subito abusi da parte diun senatore, in un caso anche fisicamente.
Nel video, infatti, non si fa mai il nome di Richetti, ma nell’articolo che accompagna il video Fanpage aveva oscurato parzialmente alcune conversazioni online da cui era possibile ricostruire la foto profilo dell’account Facebook di Richetti. Venerdì sera Azione ha diffuso un comunicato stampa che conferma che Richetti sia l’uomo di cui si parla nel video di Fanpage, ma respinge ogni accusa nei suoi confronti.
«Da un anno il senatore Richetti ha denunciato alla magistratura e alla polizia postale attività di stalking e minacce riconducibili a una donna già nota alle forze dell’ordine. Attraverso messaggi contraffatti, finti account social e telefonate, la persona in questione sta molestando da mesi il senatore e la sua famiglia. Tutto il materiale è in mano alla magistratura», si legge nel comunicato stampa di Azione.
Come riporta Il Post, nel video di Fanpage si vede una donna dal volto oscurato che racconta di avere subito attenzioni sgradite e molestie da parte di un senatore in carica. La donna racconta di avere incontrato due volte il senatore in questione nel suo ufficio al Senato nel novembre del 2021. In entrambi i casi, spiega la donna, gli incontri erano stati fissati per ragioni di lavoro. Il senatore fa parte di «un partito che punta molto sulle donne e sui giovani, ne fanno dei cavalli di battaglia. Ho pensato che avesse visto in me una figura vincente», ha raccontato la donna a Fanpage.
Durante il primo incontro il senatore avrebbe fatto diverse allusioni sessuali, per poi continuare in maniera più esplicita in alcuni messaggi inviati al telefono. «Dove pensi possa dare un sensato contributo?», gli avrebbe chiesto la donna. «Sotto di me oppure sopra, se preferisci», avrebbe risposto il senatore. La donna ha raccontato a Fanpage di avere poi ricevuto telefonate continue e richieste molto pressanti e sgradevoli da parte del senatore. Durante un secondo incontro, avvenuto pochi giorni dopo, il senatore avrebbe chiuso a chiave la porta del proprio ufficio e molestato sessualmente la donna, baciandola senza il suo esplicito consenso e infilandole una mano sotto la gonna.
Nei giorni successivi la donna ha raccontato di avere provato a interrompere ogni rapporto col senatore, che le avrebbe risposto con messaggi molto minacciosi. «Smettila a fare la perfettina. Se non volevi che ci provavo non ti mettevi la gonna che era un chiaro segnale», le avrebbe scritto: «Con questi movimenti femministi del cazzo vi siete tutte montate la testa». In quei giorni il senatore, secondo le sue accuse, le avrebbe anche inviato una foto del suo pene. A fine dicembre poi la casa della donna è stata perquisita dalla polizia: in quell’occasione un dirigente della polizia le avrebbe detto che a ordinare la perquisizione sarebbe stato il senatore che l’aveva molestata.
La ricostruzione della vicenda fornita da Azione è invece diversa. Come riporta Adnkronos, il 29 novembre 2021 Richetti denunciò alla polizia postale che da giorni stava ricevendo insulti sui suoi profili social e sul suo numero privato da una donna sconosciuta. La denuncia non ebbe conseguenze concrete, ma Richetti ad Adnkronos ha raccontato che nei mesi successivi è stato avvicinato da una giornalista che stava lavorando a un’inchiesta su presunte molestie sessuali compiute proprio da Richetti. La giornalista le avrebbe letto dei messaggi che Richetti avrebbe mandato ad alcune donne. Parlando con Adnkronos Richetti definisce quei messaggi «totalmente artefatti». La tesi di Richetti è, dunque, che da circa un anno una donna stia cercando di rovinare la sua immagine pubblica e la sua carriera.
Il 13 settembre 2022, quindi due giorni prima dell’uscita del video e dell’articolo su Fanpage, Richetti aveva presentato un’altra denuncia alla polizia postale nella quale spiegava che «da mesi sono a conoscenza dell’esistenza di un dossier diffamatorio a mio carico recapitato all’indirizzo di numerose redazioni e testate giornalistiche».
Come riporta Il Posto, il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha difeso Richetti scrivendo su Twitter che «nessuno lo ha mai denunciato, viceversa la persona in questione è stata denunciata un anno fa per stalking e minacce anche alla famiglia di Matteo».
Sull’argomento, botta e risposta tra Calenda e Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente del Pd. “Oggi Carlo Calenda si è svegliato e ha diffuso la querela che Richetti ha presentato alla donna che lo accusa di molestie definendola ‘una squilibrata’. Un atteggiamento riprovevole e patriarcale che punta a vittimizzare la donna e ad assolvere il presunto molestatore”, scrive su Twitter Picierno.
Ribatte Calenda: “No Pina, io ho difeso una persona perbene attaccata con un’intervista anonima. Una persona che da un anno è vittima di stalking che ha denunciato mentre non è stato denunciato. E tu stai semplicemente strumentalizzando tutto ciò non per difendere le donne, ma per prendere voti”.
Attualità
Berlusconi ricoverato nuovamente al San Raffaele di Milano

Al momento sono ignote le cause del nuovo ricovero di Silvio Berlusconi al San Raffaele di Milano, ma si teme che possa trattarsi di un aggravamento delle sue condizioni, dopo che era stato dimesso dallo stesso ospedale tre settimane fa.
Ansa ha reso noto che l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si trova nuovamente all’ospedale San Raffaele di Milano. Non si conoscono al momento i dettagli relativi alle cause del nuovo ricovero di Berlusconi o alle sue condizioni dell’ex cavaliere, ma il timore è che possa essersi verificato un aggravamento delle sua salute.
Berlusconi, che si trova alle prese con una forma di leucemia cronica, aveva lasciato lo stesso ospedale tre settimane fa, dopo una degenza durata 45 giorni.
Attualità
Claudio Lippi: «in Rai gay e gaie». E l’azienda esclude qualunque collaborazione

Il “sorpasso a destra” non è riuscito a Claudio Lippi che con una sola intervista è riuscito a farsi chiudere qualunque porta in faccia nel nuovo corso Rai a causa di una frase su «gay e gaie».
Forse voleva salire sul carro dei conduttori patrioti e seguire il condottiero Pino Insegno verso un trionfale ritorno in Rai, ma Claudio Lippi dovrà rivedere i suoi piani: l’azienda ha escluso ogni collaborazione, dopo l’intervista pubblicata da La Stampa, nella quale ha affermato in onda vorrebbe che ci fossero «meno gay e gaie».
Nella sua intervista, Lippi voleva riguadagnare consensi politici in viale Mazzini e ne ha approfittato per ricordare i suoi buoni rapporti con l’attuale governo: «Cinque anni fa sia Salvini che Giorgia Meloni mi chiesero una mano: volevano avere un parere, uno sguardo esterno sulla Rai, da chi la tv la conosce».
Insomma, tutto stava andando a meraviglia («sto lavorando a due programmi»), fino al passaggio incriminato: ««Stefano Coletta, il direttore che per fortuna non c’è più, ha fatto lavorare gay e gaie solo per il motivo di esserlo. Tanti e tante che non avevano alcuna competenza, la Rai usata per fare coming out. Ma le pare? Allora anche noi etero dovremmo fare coming out, no? Vabbè, basta adesso, o dirà che sto delirando …».
Lippi ne ha avuto per tutto e tutti. Dalla politica: «Giorgia è generosa.Ha vinto le elezioni parlando agli italiani e alle italiane. Le opposizioni? Litigano tutte. Il Pd prende ancora il 20%, incredibile. Ma chi li vota? Boh. Calenda si mette nelle mani di Renzi. Sembrano il gatto e la volpe. Poi, sinceramente, Calenda può fare politica? Al massimo può fare l’opinionista al bar». Ai colleghi Fazio e Littizzetto: «Se ne sono andati loro. Fazio ha raccontato bugie, dicendo che la pubblicità faceva incassare il triplo di quanto costava il programma. Ma se costava 450 mila euro a puntata, incassava 1 milione e 200 mila di pubblicità? Ma dai… Fazio è stato un farabutto: lui e la sua sorellina avevano già pronto un contratto milionario con Discovery. Ma sa che c’è? Basta pigiare il nove sul telecomando per vederli ancora, qual è il problema?».
Chissà quale tasto bisognerà premere in futuro per rivedere in onda Claudio Lippi. La Rai infatti ha già preso le distanze: «Alcune affermazioni di Claudio Lippi riportate dagli organi di informazione sono lesive della reputazione della Rai e dei propri dirigenti. Pertanto è da escludere qualsiasi tipo di collaborazione con il conduttore».
Attualità
Litigio tra Fedez e Luis Sal: «dillo alla mamma e all’avvocato», «volevi usarmi come bancomat»

Luis Sal ha lasciato Muschio Selvaggio, il podcast che conduceva insieme a Fedez, e il divorzio non è stato pacifico: tra i due è andato in scena un violento litigio a suon di accuse e frecciatine. Tutto ovviamente via social.
Più che muschio, fango. Quello che si stanno lanciando contro Fedez e Luis Sal, che fino a poco tempo fa conducevano insieme, con un più che discreto successo, il podcast Muschio Selvaggio. Nello show però è rimasto solo Fedez: Luis Sal si è fatto da parte, non senza polemiche. Il litigio tra Fedez e Luis Sal, un botta e risposta a suon di video e stories, ha già infiammato i social. E fatto guadagnare ulteriori visualizzazione al canale che, al momento, ospita ancora entrambi.
Dopo che la sua assenza ha fatto discutere i fan del programma, Fedez ha spiegato in un video i motivi dell’assenza di Luis Sal come semplici divergenze artistiche e la volontà di dedicarsi ad altri progetti. Il content creator però ha replicato con un altro video, sullo stesso canale, ed ha dato una versione dei fatti differenti. Il primo accusa di scarsa professionalità il secondo, secondo il quale invece l’altro è troppo egocentrico. E in ballo ci sono dei soldi. Nella controreplica infatti, il rapper parla delle richieste economiche ricevute per l’acquisizione delle quote societarie e dei pagamenti rimasti in sospeso.
«Mi sono sentito emarginato nel mio stesso progetto, mi sentivo di non essere ascoltato né nella parte creativa né in quella esecutiva perché agiva senza coinvolgermi su tanti aspetti. Mi chiedeva scusa e continuava a farlo» la versione di Luis Sal, secondo il quale Fedez ha accentrato troppo su di sé l’attenzione, togliendo perfino spazio agli ospiti.
Il punto di rottura tra i due è stato raggiunto con la partecipazione a Sanremo. Qui i due avrebbero avuto una discussione che li ha portati a prendere una pausa, poi rivelatasi definitiva. Luis Sal non avrebbe voluto prendere parte al Festival in un primo momento: «Alla fine ci siamo andati. L’ho assecondato in tantissime altre cose. Ma quando si trattava di ascoltarmi, niente», ha poi spiegato.
Ha poi affermato di aver cercato di trovare un compromesso, ma Fedez avrebbe declinato: «Non puoi togliermi il mio podcast. Sei un ingrato di mxxxa, non farti più vedere a Muschio». Poi avrebbe dato mandato ai suoi legali di risolvere la questione. In conclusione Lui Sal afferma di aver ricevuto la proposta di registrare una puntata di addio, con un testo concordato, ma di aver rifiutato: «Non avrei voluto far parte di questo giochino che Federico è molto bravo a fare. Ma io non voglio giocare Fede, dillo alla mamma e dillo all’avvocato».
In poche ore il video di Luis Sal fa migliaia di visualizzazione ed ecco che arriva la pronta risposta di Fedez: «La favoletta dell’egocentrico che sfrutta Luis è vera, ma fino a un certo punto. Se questo senso di oppressione che avevi nei miei confronti era latente da così tanto tempo, perché hai deciso di fondare una società insieme a me, due settimane prima di lasciarla? Chiedendomi poi 600 mila euro per una società che non vale nemmeno la metà di quei soldi, vietandomi di dare delle spiegazioni tramite il tuo manager e minacciando di raccontare la tua verità se io avessi osato semplicemente dire che tu avessi abbandonato il podcast per dedicarti ad altri progetti».
Fedez prosegue tirando in ballo gli impegni contrattuali che i due hanno sottoscritto: «facciamo fina che tu sia la vittima e io il carnefice. Ma Luis, siamo delle persone adulte, quando si ha una società non si può andare via rompendo il giochino e sbattendo la porta perché “mi sono stufato”. Da quando hai deciso di abbandonare il podcast, hai smesso di pagare gli stipendi di persone che non sono multimilionarie come me e come te, hai smesso di pagare gli affitti, hai lasciato dei debiti nei mie confronti e, nonostante questo, continuavi a guadagnare soldi dalle visualizzazioni senza fare un caxxo. Quindi, anche se tu avessi avuto tutto le ragioni del mondo per andare via, non ci si comporta così perché si onorano gli impegni, soprattutto nel rispetto di persone che lavorano e campano solo grazie a questo lavoro, ma soprattutto si danno delle risposte al pubblico e non si impedisce al tuo partner di dare delle risponde semplicemente perché tu vuoi far leva sulla pressione della gente e utilizzarmi come se fossi un bancomat».
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