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Cronaca

Sindaco di Cecina fermato con la cocaina: «non mi dimetto, consumo non è reato»

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samuele lippi sindaco di cecina fermato con la cocaina

Il sindaco Samuele Lippi spiega di aver assunto «sporadicamente modiche quantità di stupefacenti» e che il suo mancato passo indietro è dovuto ad un senso di responsabilità nei confronti della cittadinanza: «Senza di me Cecina sarebbe seriamente danneggiata».

Samuele Lippi, sindaco di Cecina, lo scorso lunedì 17 è stato sorpreso in possesso di una modica quantità di cocaina a Riparbella, vicino Pisa. Quando la notizia ha cominciato a circolare, in molto hanno chiesto le dimissioni dell’ex segretario territoriale del Pd. Ed è lui stesso a spiegare che non ha intenzione di farsi da parte.

Intervistato da Il Corriere della Sera, il sindaco di Cecina sorpreso in un boschetto con la cocaina ha spiegato che il consumo di per sé non costituisce reato. Le sue dimissioni oltretutto provocherebbero pesanti ripercussioni sulla città da lui amministrata.

Lippi ha affermato di non essere un tossicodipendente, ma di aver fatto saltuariamente uso di stupefacenti: «quando ero sotto stress, al massimo una, due volte la settimana. Ho iniziato qualche anno fa e ho sbagliato, ma non sono mai stato schiavo delle sostanze. Sono un uomo libero, come lo sono sempre stato in politica».

Il sindaco ha poi affermato di aver intenzione di ricorrere ad un aiuto terapeutico e di non voler più assumere stupefacenti, ma che non è intenzionato a dimettersi, anche per senso di responsabilità: «Senza di me Cecina sarebbe seriamente danneggiata, il municipio sarebbe commissariato e rischieremmo di perdere i soldi del Pnrr e di mandare in fumo progetti importantissimi».

Messaggio ribadito anche sui dove ha scritto: «Ciò che è successo è una vicenda strettamente personale, che non ha alcuna rilevanza penale ma che non posso e non voglio sottovalutare o minimizzare. Sono inciampato ma voglio rialzarmi e con coraggio ho deciso di intraprendere un percorso che mi permetta di prendermi cura di me. Voglio e devo farlo non solo per me ma anzitutto per i miei familiari, per coloro che condividono l’impegno di governo della città, per le forze politiche che lo sostengono, per rispetto di tutto il Consiglio Comunale e non per ultimo, verso tutti i cittadini di Cecina. A tutti voi chiedo scusa per avervi esposti ad un disagio e ad una sofferenza che avrei voluto evitare. Lo faccio per tutelare la serenità della mia famiglia e per evitare ogni strumentalizzazione politica della mia personale vicenda e per consentire all’Amministrazione di portare a termine progetti ed attività molto importanti per la città. Penso alle opere del PNRR e dei lavori pubblici, al Porto di Cecina, alle permute con il Demanio, al Polo Tecnologico, al Piano Strutturale, tutte in una fase procedurale delicatissima. Io credo di aver fatto umanamente il possibile con questa mia dichiarazione. Con lo stessa tenacia e dedizione con cui ho affrontato e risolto le tante questioni cecinesi con altrettanto piglio affronterò questo mio percorso personale. Sono certo che tutti faranno al meglio la loro parte, soprattutto a tutela della mia famiglia, di mia moglie, dei miei bambini e dei miei genitori . Grazie a tutti».

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Sciopero di medici ed infermieri, contrario Bassetti: «non siamo tramvieri»

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Matteo Bassetti si propone come ministro della Salute

La frase dell’infettivologo su Radio24 ha suscitato polemiche e critiche. Nel frattempo, medici ed infermieri hanno incrociato le braccia dietro lo slogan «Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale».

Si sono tolti il camice ed hanno incrociato le braccia i medici e gli infermieri che oggi hanno scioperato in protesta contro le politiche sanitarie del governo. Lo slogan della manifestazione indetta da Anaao Assomed e Cimo era «Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale». Erano garantite le prestazioni d’urgenza come il 118, il pronto soccorso e gli interventi per il parto, ma moltissime visite ed operazioni chirurgiche non fondamentali sono saltate. E proprio contro questo punta il dito l’infettivologo Matteo Bassetti, secondo il quale medici ed infermieri non dovrebbero aver lo stesso diritto di sciopero delle altre categorie di lavoratori: «Credo che i medici non dovrebbero mai scioperare, non siamo metalmeccanici, tranvieri, nel nostro lavoro c’è di mezzo la vita delle persone. Che immagine diamo scioperando oggi?».

Secondo il dottore divenuto celebre durante i mesi della pandemia poi, la questione, oltre ad essere generale, è anche particolare: «Il governo in carica ha il cerino in mano. La situazione dei sanitari, medici e infermieri, non è buona, ma non è un problema di oggi ma degli ultimi 20 anni. Dove si è soltanto tolto alla sanità, dalla sinistra al centro alla destra. Trovo sbagliato oggi scioperare, visto che questo governo è arrivato da poco».

Le parole di Bassetti hanno suscitato diverse critiche sui social, sia da parte di tanti medici ed infermieri che hanno incrociato le braccia, sia da parte di tanti cittadini solidali con i professionisti in sciopero.

Lo sciopero è stato indetto per protestare contro la Legge di Bilancio che ha stanziato appena 3 miliardi al comparto. Le sigle sindacali chiedono il rinnovo dei contratti nazionali, nuove assunzioni, detassazione di parte della retribuzione, cancellazione dei tagli alle pensioni e l’individuazione di un’area contrattuale autonoma per gli infermieri.

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Assolto per incapacità di intendere e volere l’ex giornalista Rai che ha ucciso la moglie

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Il Tribunale ha imposto che trascorra 15 anni in una struttura per detenuti con problemi psichici. L’ex autore e giornalista Rai che uccise la moglie è stato dichiarato incapace di intendere e di volere ed è stato assolto. Dopo il delitto affermò di essere stato spinto dai «massoni» e di averlo fatto per liberare la donna da un «demone nella sua testa».

Quando uccise la moglie Lorella Tomei, colpendola prima con un oggetto contundente e poi strangolandola a morte, non era in grado di intendere e volere Gianluca Ciardelli, l’ex giornalista ed autore Rai assolto dall’accusa omicidio. L’uomo è affetto da un grave disturbo bipolare ed avrebbe avuto una crisi psicotica, alimentata dal fatto che aveva smesso di assumere i farmaci che gli erano stati prescritti, nel momento del delitto.

Ciardelli però non torna in libertà, ma trascorrerà 15 anni in una Rems, Residenza per detenuti con problemi psichici. L’omicidio della moglie risale al 2021 ed è avvenuto nel loro appartamento. Prima ha afferrato un pesante oggetto di ceramica ed ha colpito con quello la donna. Poi l’ha finita strangolandola. Poco dopo ha chiamato il figlio, in stato di alterazione, affermando: «Mamma non si sveglia, le è successo qualcosa». I soccorritori, inviati dal figlio preoccupato, lo hanno trovato intento a leggere un libro accanto al cadavere della donna. Farneticanti le motivazioni offerte a chi si è trovato davanti la scena: «I massoni mi hanno spinto a farlo, ero posseduto, c’era un demone nella sua testa».

Secondo il figlio, la tragedia poteva essere evitata se il servizio sanitario avesse seguito correttamente il padre, che un paio di anni prima aveva mostrato alcuni segnali di squilibrio: Nel 2019 era stato fermato mentre si lanciava in motorino tra la folla di piazza San Pietro urlando frasi sconnesse.

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Arrestata la figlia dell’amante di Matteo Messina Denaro: spunta un video del boss sotto casa sua nel 2022

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Martina Gentile, figlia di Laura Bonafede, la donna legata sentimentalmente al boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro e favoreggiatrice durante la sua lunga latitanza, è stata arrestata. Tra gli atti dell’inchiesta che ha portato la sua cattura, un video che mostra l’auto di Messina Denaro sotto casa sua nel 2022.

L’auto di Matteo Messina Denaro è stata immortalata dalle telecamere il 17 dicembre 2022 alle 10:59 sotto casa di Laura Bonafede, amante del boss, e della figlia Martina Gentile, entrambe pedinate ed intercettate dagli inquirenti. Eppure, quell’auto non insospettì nessuno. Lo si apprende oggi dopo la notizia dell’arresto della figlia dell’amante di Matteo Messina Denaro.

Martina Gentile ha avuto un ruolo chiave nella consegna di messaggi e pizzini al boss morto lo scorso settembre, ma era più di una semplice “postina”. Messina Denaro la considerava come una figlia e l’ha ricordata con grande affetto anche dopo la cattura. Parrebbe che la donna avesse imparato un codice cifrato col quale comunicare con il super latitante e con cui smistare la sua corrispondenza.

Agli atti dell’inchiesta che ha portato al suo arresto, oltre ai video dell’auto del boss, ci sono anche alcune immagini scattate dalla polizia pochi giorni prima della sua cattura. «Il livello di fiducia riposto da Messina Denaro nella giovane donna, depositaria di notizie riservate sulla latitanza, l’altissima considerazione sulle sue qualità, l’orgoglio per le convinzioni mafiose che la donna aveva anche pubblicamente manifestato, sono tutti indici che consentono di ritenere certa la conoscenza da parte della Gentile di ulteriori luoghi, persone, dinamiche attinenti alla sfera più intima e complice della latitanza di Messina Denaro» scrivono i magistrati.

La donna è stata arrestata per favoreggiamento ed è stata sottoposta agli arresti domiciliari, essendo madre di tre bambini.

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