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Sommossa in Ecuador: gruppo armato irrompe in diretta tv, saccheggi per le strade e scontri a fuoco

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sommossa in ecuador

Il governo ha imposto lo stato d’emergenza. Dietro gli scontri, le bande criminali che gestiscono il narcotraffico. 13 i morti già registrati, 70 gli arrestati.

L’Ecuador è definitivamente precipitato nel caos ed è in corso una sommossa agitata dalle bande criminali di narcotrafficanti. Sono già 13 i morti registrati durante gli scontri con la polizia, la quale ha già arrestato 70 persone. Il governo ha indetto lo stato d’emergenza, imposto limitazioni agli assembramenti ed il coprifuoco notturno. A Guayaquil, epicentro dei disordini, dove tensioni e violenze si verificano da mesi, un gruppo di uomini armati ed incappucciati ha fatto irruzione negli studi della tv di Stato ed ha preso in ostaggio la troupe ed il personale dell’emittente, prima dell’intervento delle forze speciali di polizia, che hanno liberato gli ostaggi.

Cifre ufficiali ancora non son state diramate da fonti governative, per cui non è chiaro al momento la dimensione della sommossa, ma sono diverse le città dell’Ecuador nella quale media e fonti locale hanno segnalato scontri con le forze dell’ordine e saccheggi.

Un commando di terroristi ha fatto irruzione negli studi di TC Television, minacciando di morte tecnici e giornalisti, che inginocchiati e a mani giunte imploravano di essere risparmiati. Il tutto in diretta televisiva. Gli ostaggi sono stati liberati da un blitz delle forze speciali di polizia, che ha arrestato gli uomini armati.

L’ex presidente Rafael Correa, esule n Belgio dopo la condanna per corruzione che non ha mai riconosciuto, ha sì addossato le responsabilità di quanto sta accadendo al malgoverno di Noboa, ma ha allo stesso tempo manifestato appoggio all’azione del suo governo: «è il momento dell’unità nazionale, perché il crimine organizzato ha dichiarato guerra allo stato, e lo stato deve prevalere. E vincere».

Intanto Noboa ha dichiarato lo stato di «conflitto armato interno» con un decreto firmato nel quale ha elencato la presenza sul territorio nazionale di ben 21 gruppi del crimine organizzato transnazionale, caratterizzati come «organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti».

In diverse città sono stati saccheggiati i centri commerciali e sui social hanno fatto impressione i video che mostrano uomini armati aprire il fuoco contro le auto di polizia. Secondo altre fonti, alcune bande criminali vorrebbero starebbero cercando di penetrare nell’università per catturare ostaggi.

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Sabotaggio alla rete ferroviaria francese: circolazione in tilt a poche ore dalle Olimpiadi

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I sospetti degli inquirenti si concentrano sulla sinistra radicale. Paralizzata la circolazione del Tgv: sospese tre linee su quattro. I disagi si ripercuoteranno almeno fino al weekend. Sono 800 mila i viaggiatori coinvolti dal sabotaggio della rete ferroviaria in Francia.

Il modus operandi messo in atto, fa sospettare alle forze dell’ordine che dietro il sabotaggio alla rete ferroviaria in Francia possa esserci la mano dei gruppi della sinistra radicale. Nella notte scorsa, tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, in diversi punti nevralgici della circolazione ferroviaria, sono stati appiccati incendi che hanno di fatto paralizzato treni e stazioni. Il tutto mentre tra poche ore, in una Parigi blindatissima, andrà in scena la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Sono circa 800 mila i viaggiatori rimasti coinvolti dal sabotaggio della rete ferroviaria.

Modus operandi e ordigni incendiari già usati in passato in altre contestazioni «assomigliano a quelli utilizzati in passato dall’ultrasinistra», hanno fatto sapere fonti della sicurezza francesi a Le Parisien. Non si esclude che chi ha agito abbia potuto contare sull’appoggio di personale interno a Sncf, la compagnia ferroviaria francese.

Fin dai primi roghi, la società ha parlato di «atti dolosi concomitanti», mentre il ministro dei Trasporti francese Patrice Vergriete ha definito il sabotaggio «un’azione criminale scandalosa».

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Musk sulla figlia transgender: «è morto, ucciso dalla teoria woke. Non avrei dovuto accettare i trattamenti»

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Intervistato da Tmz il tycoon ha usato dure parole nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Tra i due non corre buon sangue. La ventenne Vivian Jenna Wilson, nato come Xavier Musk, dopo il cambio di sesso ha interrotto ogni rapporto con il padre, il fondatore di Tesla e Space X, ed ha assunto il cognome della madre. La transizione non è stata bene accolta da Elon Musk, che, intervistato da Tmz ha usato parole molto dure nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Il miliardario ha anche abiurato il suo consenso ai trattamenti ai quali il figlio si è sottoposto: «Sono stato ingannato nel firmare documenti medici per approvare qualsiasi trattamento lei ricevesse». Parlando con il suo intervistatore, Musk ha affermato di aver accettato perché gli avevano paventato il rischio di un gesto autolesionistico da parte del giovane.

Non è la prima volta che tra Musk e la figlia transgender due volano screzi a mezzo stampa. In passato si sono scambiati dichiarazioni al vetriolo non soltanto sulle diverse visioni sui diritti Lgbtq+, ma anche in tema di politica. Misk ha spesso definita la figlia come una «comunista» e «marxista» che odia i ricchi».

 

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Traversata ecologica dell’Atlantico finisce in tragedia: ritrovati i corpi dei due navigatori

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Brett Clibbery e Sarah Packwood  sono partito dalle coste canadesi lo scorso 18 giugno, a bordo di uno yacht ecologico. Volevano raggiungere le Azzorre, ma i loro corpi sono stati ritrovati a poche centinaia di miglia dal luogo della partenza. E’ mistero sulle cause della morte.

L'”Odissea Verde”, come era stata battezzata dai suoi ideatori, è durata poche centinaia di miglia. I corpi del canadese Brett Clibbery e della britannica Sarah Packwood, i navigatori che hanno tentato una traversata dell’Atlantico a bordo di uno yacht ecologico, sono morti ed i loro copri stati ritrovati sulle coste di Sable Island, 160 chilometri a sud-est della costa canadese da cui erano partiti oltre un mese fa. I due avevano lasciato le spiagge della Nuova Scozia con l’obiettivo di raggiungere le Azzorre.  3.228 chilometri da coprire in 21 giorni. Il viaggio però è durato poco più di un centinaio di miglia nautiche.

Ancora da capire il motivo della tragedia. Secondo quanto ricostruito al momento i due sarebbero stati costretti ad abbandonare la nave e sarebbero morti annegati. Lo yacht sul quale si trovavano a bordo però non è stato ritrovato. Tra le ipotesi, l’urto con una nave cargo, che non si sarebbe nemmeno accorta della collisione.

I due navigatori morti avevano raccontato nel dettaglio i preparativi della traversata dell’Atlantico, attraverso un canale YouTube, Theros Adventures, dal nome della loro barca eco-friendly. «È probabilmente la più grande avventura delle nostre vita», diceva entusiasta Sarah Packwood. Mentre il marito raccontava di come i due avessero equipaggiato la barca con vele, pannelli solari, batterie e un motore elettrico, così da mostrare a tutti che «viaggiare senza bruciare carburanti fossili è possibile».

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