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“Anziano è chi si sente tale”, la Regina Elisabetta rifiuta premio di “Vecchietta dell’Anno”

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LONDRA – La regina Elisabetta II ha gentilmente declinato il premio di “Vecchietta dell’Anno” proposta dalla rivista “The Oldie”.

La testata ha pubblicato la risposta della reale. “Sua maestà ritiene che si abbia l’età che ci si sente, per questo la regina non ritiene di rispondere ai criteri giusti per poter accettare e spera troviate un destinatario più meritevole”, ha scritto in una lettera inviata dal suo segretario privato, Tom Laing-Baker, “con i più cari auguri di sua maestà”.

Come riporta RaiNews24, il premio di “Vecchietta/o dell’anno” in genere è conferito a persone di età avanzata, che hanno reso un contributo speciale alla vita pubblica del Paese. Filippo, marito della regina, l’aveva ricevuto nel 2011, all’età di 90 anni. Prima di Elisabetta II, altri personaggi insigniti erano stati l’ex primo ministro John Major, l’attrice Olivia de Havilland e l’artista David Hockney. Dopo il rifiuto della regina britannica, il premio 2021 è stato assegnato all’attrice franco-americana e ballerina Leslie Caron, 90 anni.

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Mondiali, l’ambasciatore del calcio del Qatar: “Omosessualità è danno psichico”

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BERLINO – Un “danno psichico”, così l’ambasciatore dei Mondiali del calcio del Qatar, Khalid Salman ha definito l’omosessualità, nel corso di un’intervista rilasciata alla emittente televisiva tedesca Zdf. Il colloquio, anticipato da alcuni media e dalla stessa tv,è andato in onda ieri sera alle 20.15, nell’ambito di un documentario sul “Qatar segreto”.

“Durante i mondiali di calcio arriveranno molte cose nel nostro Paese. Parliamo dei gay – ha detto Salman -. La cosa più importante è la seguente: tutti accetteranno che vengano nel nostro Paese. Ma loro dovranno accettare le nostre regole”. Nella sua prospettiva, l’omosessualità “è un danno psichico”. L’intervista è stata subito interrotta dal portavoce del comitato organizzativo dei Mondiali.

Come riporta l’Ansa, le reazioni però non hanno tardato ad arrivare. La ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, ha definito le dichiarazioni “orribili”. A Zurigo, in Svizzera, invece la comunità Lgbt+ ha organizzato una manifestazione di fronte al Museo Fifa, per sensibilizzare sulla situazione dei diritti umani nel Paese.

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Sbarca in Italia la “settimana corta”: 4 giorni di lavoro, che durano un’ora in più

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La proposta ai propri dipendenti arriva da Intesa San Paolo: settimana lavorativa corta, da 4 giorni, ma con turni da 9 anziché da 8 ore. Modelli simili sono già stati introdotti in altri Paesi, soprattutto in nord Europa. Attesa per oggi la risposta dei sindacati.

Se oggi arrivasse il via libera da parte delle sigle sindacali, Intesa San Paolo introdurrebbe la settimana lavorativa corta. Solo 4 giorni di lavoro, ma della durata di 9 ore e non più 8. In questo modo i dipendenti della banca rientrerebbero nelle 36 ore settimanali già previste dal contratto dei bancari. Perché l’atto possa tradursi in pratica serve l’ok dei sindacati.

Sindacati che di base sono d’accordo, ma vorrebbero estendere la nuova formula a tutti i dipendenti. La proposta di Intesa San Paolo infatti riguarda solo gli impiegati degli uffici, mentre le sigle sindacali vorrebbero includere anche quelli delle filiali.

Comunque sia la proposta rappresenta uno spartiacque. Si tratterebbe del primo esperimento in tal senso in Italia, mentre altrove è già stato testato. L’ultima in ordine tempo è stata la Gran Bretagna, mentre precedentemente Islanda, Svezia, Danimarca, Norvegia ed altri paesi del nord hanno sperimentato formule simili. In molti casi i risultati sono stati positivi, con un aumento della produttività e una maggior serenità dei lavoratori.

Se i sindacati di Intesa San Paolo daranno il proprio assenso, sarà la volta dell’Italia a sperimentare la settimana corta lavorativa. Il personale potrebbe variare le giornate lavorate da lunedì a venerdì, compatibilmente all’organizzazione del proprio ufficio, e recarsi al lavoro solo quattro giorni alla settimana.

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Una nuvola di metano sopra Norvegia e Svezia: è il gas fuoriuscito da Nord Stream

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gasdotto nuvola metano su Svezia e Norvegia

Mentre continua il fuoco incrociato delle accuse reciproche tra blocco occidentale e Russia sulle responsabilità per il guasto ai gasdotti Nord Stream, il gas fuoriuscito ha prodotto una nuvola di metano sopra Norvegia e Svezia.

Potrebbero essere circa 40 mila le tonnellate di metano che aleggiano sopra Svezia e Norvegia, una gigantesca nuvola di gas composta da quanto fuoriuscito dai gasdotti Nord Stream 1 e 2. Lo riferiscono i media norvegesi e svedesi che parlano di livelli di metano record. La quantificazione l’ha fatta Stephen Matthew Platt, scienziato del clima presso l’istituto norvegese di ricerca sull’aria Nilu che ha detto: «le emissioni corrispondono al doppio di quelle annuali di metano dell’industria petrolifera e del gas in Norvegia. Sono livelli record, mai visto niente di simile prima in Norvegia e Svezia».

Intanto continua lo scambio di reciproche accuse sul sospetto sabotaggio, che potrebbe avere messo fuori gioco per sempre il gasdotto che dalla Russia porta il metano in Germania. Mentre i russi affermano di essere in possesso di «materiale» che proverebbe la responsabilità di un non meglio precisato Occidente, propria dalla Germania arrivano accuse secondo le quali sarebbe stata un’esplosione innescata da un drone sottomarino russo a provocare la perdita. Le acque del Mar Baltico, restano bollenti.

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