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Alessia Piperno è stata liberata: «45 giorni duri, ma non sono stata maltrattata»

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La travel blogger Alessia Piperno, arrestata in Iran il 28 settembre scorso, è stata liberata ed è tornata a casa, a Roma. Atterrata a Ciampino, è stata accolta dal sindaco di Roma Gualtieri e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ha rilasciato solo una breve dichiarazione nella quale ha detto di esser stata trattata bene e di non aver subito maltrattamenti. Stretto riserbo sull’attività dell’intelligence e della Farnesina per la sua liberazione.

«Non ho subìto atteggiamenti violenti, sono stata trattata bene» ha detto ieri pomeriggio Alessia Piperno al rientro in Italia dopo essere stata liberata dalla sua prigionia in Iran. Poche parole prima di salire sul van che l’ha riaccompagnata a casa, protetta dai suoi famigliari. Ha anche aggiunto di aver ricevuto regolarmente cibo occidentale.

La travel blogger arrestata in Iran lo scorso 28 settembre è atterrata ieri poco dopo le 18 a Ciampino. Ad attenderla la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con la quale ha avuto un breve colloquio. Successivamente, si è brevemente intrattenuta con il sindaco Roberto Gualtieri al quale ha detto: «sono stati 45 giorni duri, in sei in una cella per un mese e mezzo. Ma non sono stata maltrattata».

Una detenzione dura, che però non è sfociata in qualcosa di peggio per la trentenne accusata di aver partecipato alle manifestazioni anti regime. Anche perché è stata detenuta nel carcere di Evin, dove è anche scoppiata una rivolta. La travel blogger italiana è stata rinchiusa nella sezione 209, destinata ai prigionieri politici.

Una situazione intricata con la Farnesina al lavoro per dirimere la questione in un momento complicato per l’Iran, nel quale i rapporti con il nostro Paese non sono idilliaci. Parrebbe che ad risultare determinate per la trattiva sia stato un colloquio tra il ministro degli Esteri Tajani e l’omologo iraniano Amir Abdullahian. La svolta è arrivata mercoledì scorso, il giorno successivo ad una visita, la seconda, che l’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone ha fatta ad Alessia Piperno, che è stata poi liberata. Per non rischiare di far saltare tutto, intelligence e personale diplomatico hanno mantenuto il più stretto riserbo sulla vicenda. Poi ieri mattina, la telefonata di alessia alla madre: «Sono libera».

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Ricatto alla famiglia Schumacher: «15 milioni o foto e video in rete»

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Il piano sarebbe stato architettato da un ex bodyguard del sette volte iridato, per vendicarsi dell’improvviso licenziamento. 

Dopo essere stato licenziato da Corinna Schumacher, Markus Fritsche, per 8 anni bodyguard del sette volte campione del mondo, avrebbe lasciato l’immensa villa di Gland, tra Losanna e Ginevra, pieno di risentimento, con 4 chiavette usb e due hard disk ed un piano in mente. Secondo il Daily Mail, aveva sottratto 1.500 foto e 200 video che ritrarrebbero il Michael Schumacher, per confezionare un ricatto ai famigliari, che hanno deciso una nuova organizzazione intorno al campione.

La moglie dell’ex pilota Ferrari, che lo assiste 24 ore su 24, sin dall’incidente sugli sci avvenuto il 29 dicembre 2013 ha mantenuto il più stretto riserbo sulle condizioni del marito, mai più apparso in pubblico, e sulle cure alle quali è sottoposto. Secondo quanto circola sul web il costo di queste si aggirerebbero sui 7 milioni di euro l’anno. Fritsche, membro della sicurezza della famiglia Schumacher dal marzo 2012, cioè 18 mesi prima dell’incidente, avrebbe chiesto 15 milioni di euro per non diffondere in rete il materiale trafugato.

Non lo avrebbe fatto direttamente, ma mediante un complice, Yilmaz Tozturkan, buttafuori in un night club. Sarebbe stato questi, lo scorso 3 giugno, a contattare la famiglia Schumacher. Qualche giorno dopo suo figlio Linz, avrebbe inviato allo staff del tedesco quattro foto a riprova della fondatezza della minaccia.

Il piano dei due, che prevedeva il pagamento del ricatto in due tranche, è stato sventato dalla polizia una settimana dopo la telefonata alla famiglia Schumacher. Tozturkan si trova attualmente in custodia cautelare, mentre suo figlio e Fritsche, che vive a Wulfrath, sono in libertà su cauzione. All’udienza del mese prossimo, il giudice Birgit Neubert deciderà se ci sono prove sufficienti per procedere con il caso.

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Georgia sull’orlo della guerra civile: ultimatum alla presidente dopo la quarta notte di scontri

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Il neo eletto premier Irakli Kabajidze, filorusso, ribadisce che il 29 dicembre la presidente Salamè Zourabichvili, filoeuropea, dovrà rinunciare al suo mandato e che il 14 si terranno le elezioni per il presidente della Repubblica, che per la prima volta non sarà eletto dai cittadini, ma dal Parlamento.

La quarta notte di scontri di fronte al Parlamento di Tbilisi in Georgia ha seguito il canovaccio delle precedenti: barricate e lancio di fumogeni da parte degli attivisti, cariche in tenuta antisommossa, idratanti e lacrimogeni da parte delle forze speciali. Secondo il Ministero della Sanità i feriti nelle ultime 24 ore sarebbero stati 37, di cui 13 agenti e 24 attivisti. Tra gli arrestati, Zurab Japaridze, uno dei leader del partito di opposizione ‘Coalizione per il cambiamento’, e diversi giornalisti.

La situazione in Georgia non va migliorando, anzi, si teme che da qui al 29 dicembre, data in cui è previsto l’insediamento del nuovo governo, possa addirittura peggiorare. Le tensioni sono andate montando a partire dalla notte del 26 ottobre scorso, quando il partito “Sogno Georgiano” si è proclamato vincitore delle elezioni. Il risultato elettorale tuttavia è stato attaccato dalle opposizioni, che hanno denunciato brogli. La miccia delle proteste però, che dalla capitale si sono allargate in breve al resto del Paese, l’ha accesa l’annunciato “rinvio” del percorso di adesione all’Unione Europea da parte del nuovo governo dello scorso 28 novembre.

La premier uscente, Salamè Zourabichvili, ha chiesto l’annullamento delle elezioni da parte della Corte Costituzionale e, in un’intervista a Afp, ha dichiarato che non rinuncerà al suo mandato alla scadenza prevista, il 29 dicembre, fino a che non saranno indette nuove elezioni. Il suo successore, Irakli Kobakhidze, ha risposta in maniera netta: «Capisco la situazione emotiva di Zourabichvili, ma ovviamente il 29 dicembre dovrà lasciare la sua residenza e consegnare questo edificio al presidente legittimamente eletto». Dal momento che per il prossimo 14 dicembre è prevista l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che per la prima volta non sarà eletto dal popolo ma da un collegio dominato dal partito al governo, la scena è in continua evoluzione e potrebbe accadere di tutto.

Quel che sembra chiaro è che i manifestanti non hanno intenzione di fare passi indietro. Lo slogan più ripetuto è «fino alla fine». La causa profonda dietro agli scontri di piazza in Georgia, riguarda il futuro del Paese e molti cittadini vorrebbero allontanarsi dall’ala protettrice della Madre Patria Russia, per incanalarsi verso l’adesione all’Unione Europea.

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Puff Daddy resta in carcere: negata per la terza volta la libertà su cauzione

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negata cauzione a puff daddy

Il rapper affronta accuse di traffico sessuale e abuso, con il processo fissato per maggio, mentre emergono rumors sul coinvolgimento di volti celebri. Secondo i giudici, che hanno negato la libertà su cauzione a Puff Daddy, il rapper avrebbe utilizzato piattaforme non autorizzate per contattare i testimoni dal carcere e fare pressioni su di loro.

Sean Combs, in arte Puff Daddy, P Diddy, P Love ed altri alias ancora, resta in carcere, dove si trova accusato di traffico sessuale e associazione a delinquere. Per la terza volta i giudici hanno negato a Puff Daddy la libertà vigilata su cauzione, sostenendo che il rapper avrebbe provato a contattare i testimoni del processo e convincerli a cambiare le proprie deposizioni.

Secondo le accuse nei suoi confronti, Combs avrebbe organizzato festini a base di droghe, nelle quali avrebbe abusato di uomini e donne, anche ricorrendo a minacce, ricatti e violenze. Lo scandalo è andato subito allargandosi ed ha messo in stato d’agitazione il jet set hollywoodiano, dal momento che ai party del rapper avrebbero partecipato anche diverse celebrità.

Il processo penale è previsto per il 5 maggio del prossimo anno. Parallelamente a quello penale, Combs sta affrontando anche un procedimento civile intentato da oltre 120 presunte vittime, tra cui 25 minorenni all’epoca dei fatti, che lo accusano di violenza sessuale. Si è dichiarato innocente da ogni accusa.

Le notizie dell’arresto hanno scatenato una serie di rumors sul web che hanno coinvolto anche altri nomi noti. Tra le figure menzionate come presunte vittime ci sarebbe un giovanissimo ed ancora minorenne Justin Bieber, agli albori della sua carriera.

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