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Politica

Elezioni dei presidenti delle Camere: accordo nel centrodestra, ma intesa fragile

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vertice centrodestra a Montecitorio Salvini Berlusconi Meloni

Oggi si aprono le elezioni dei presidenti delle Camere. Il centrodestra dovrebbe avere trovato l’accordo: La Russa a Palazzo Madama, Molinari a Montecitorio. Ma l’intesa è fragile e Salvini e Berlusconi mostrano insoddisfazione nei confronti della Meloni. Saltato il vertice a tre di ieri sera, al suo posto faccia a faccia separati.

Il giorno della verità è arrivato. Oggi cominciano ufficialmente i lavori della XIX Legislatura, con le elezioni dei presidenti di Camere, e si saprà il centrodestra ha trovato davvero un’intesa e si presenta unito ai primi appuntamenti Istituzionali, o se invece incomincerà una guerra fratricida.

La seduta sarà retta al Senato da Liliana Segre, che ha raccolto il testimone da Giorgio Napolitano al quale spetterebbe farlo, essendo il senatore più anziano, ma che è impossibilitato per motivi di salute. Alla Camera sarà Ettore Rosato a presiedere la seduta, essendo il vicepresidente della scorsa legislatura più anziano. Saranno loro a vegliare sulle aule in attesa che vengano eletti i prossimi reggenti di Palazzo Madama e Montecitorio. Un’elezione che sembrava più semplice, ma che è andata complicandosi. Al di là delle dichiarazioni distensive, i rapporti nel centrodestra sono tesi, con gli alleati che fanno i capricci con la forza motrice della coalizione.

Il centrodestra si presente meno compatto di quanto potesse sperare Giorgia Meloni. Pensava che sullo scranno del Presidente del Senato, che non è mai stata offerto alle opposizioni come imponeva un tempo il galateo istituzionale, sarebbe stato più agevole far accomodare La Russa. Invece, la partita si è complicata. Sulla carta un’intesa è stata raggiunta, ma appare fragile.

Il vertice a tre che avrebbe dovuto sciogliere gli ultimi nodi ieri sera è saltato. Al suo posto La Meloni ha avuto incontri faccia a faccia con Berlusconi e Salvini. Mentre la leader di Fratelli d’Italia si trovava, suo malgrado, a Villa Grande, Salvini era riunito con i suoi per il consiglio federale della Lega. Ma dal carroccio hanno continuato a ripetere quello che dicevano dal pomeriggio: «Il problema non siamo noi, sono i rapporti tra FdI e FI». In effetti, la frustrazione più evidente traspare da Silvio Berlusconi.

Sul veto a Licia Ronzulli, Giorgia Meloni appare irremovibile e l’avrebbe confermato di persona alla diretta interessata. Berlusconi è furioso, non lo accetta e rilancia con richieste giudicate troppo esose. In Lega in realtà non hanno reso le cose più semplici. Salvini fa ancora le bizze per il Viminale, anche se le sue pretese perdono di efficacia giorno dopo giorno, e per altri dicasteri di peso. La minaccia non espressa da Lega e Forza Italia, vera o presunta che sia, è la stessa: se non veniamo accontentati facciamo saltare il banco.

Alla Meloni tocca portare pazienza, nonostante sia furiosa per aver incontrato ostacoli, nonostante la sua «offerta generosa». Alla fine, un accordo sembrerebbe essere stato trovato. La Russa al Senato e Molinari alla Camera. Poi ci sarà tempo per completare la squadra di governo fino all’avvio delle consultazioni, previste per il 19 o per il 20 ottobre, ma qualche casella sarebbe state occupate.

Alla Lega, dovrebbero andare quattro ministeri: Interni (ma non Salvini), Agricoltura e Affari Regionali. Più Giorgetti all’economia, ma è più una proposta made in Fratelli d’Italia più che del carroccio. Che oltretutto non lascia particolarmente allegro Salvini. A Forza Italia andrebbero gli Esteri, Tajani (che però Berlusconi vorrebbe al Mise), l’Istruzione, Anna Maria Bernini, e le Riforme, Maria Elisabetta Casellati. Un bottino magro.

Le altre nomine più accreditate sono Adolfo Urso, meloniano di ferro, alla Difesa, Guido Crosetto allo Sviluppo Economico, Raffaele Fitto agli Affari europei, Carlo Nordio alla Giustizia, e uno tra Guido Rasi, Guido Bertolaso e Alberto Zangrillo alla Sanità.

Ma c’è ancora tempo per modifiche, ritocchini e trattative. A patto che però oggi tutto vada per il meglio, non ci siano sorprese nelle urne e le elezioni dei presidenti delle Camere filino lisce. Altrimenti la fanta-politica diventerà ancor più avvincente.

Politica

Giorgia Meloni in Senato: «Su Cutro ho la coscienza a posto, sono una madre»

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Serrato confronto al Senato tra le opposizioni e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, chiamata a riferire prima del consiglio europeo, su diversi temi: naufragio di Cutro, guerra in Ucraina, politica energetica ed ambientale.

Il 23 e il 24 marzo si terrà il Consiglio europèeo ed ovviamente la presidente del Consiglio presenzierà a Bruxelles. Come è d’uopo in queste occasioni, Giorgia Meloni ha riferito in Senato quale sarà la posizione italiana di fronte ai partner continentali. Inevitabilmente, le dichiarazioni della premier si sono trasformate in un confronto tra governo ed opposizioni, che ha toccato diversi temi, sia di politica interna che estera, e che in diversi passaggi si è fatto serrato. Ed altrettanto inevitabilmente le forze di minoranza hanno stuzzicato Giorgia Meloni soprattutto in tema di gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento al tragico naufragio di Cutro, suscitando la risposta piccata di Giorgia Meloni: «Ho la coscienza a posto. Io sono una madre».

La linea rimane quella “terracquea”: la colpa dei naufragi, e dell’immigrazione clandestina, è dei trafficanti di essere umani. Loro è la responsabilità e a loro bisogno dare la caccia. Ma non basta fermare «le organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei migranti» dice Meloni. Bisogna rafforzare la «collaborazione con i Paesi d’origine e di transito dei migranti, con adeguate risorse finanziarie. Prima di ogni ipotetico diritto a migrare, ogni essere umano ha diritto a non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore. Questo è l’aspetto che l’Occidente in questi anni ha colpevolmente trascurato».

 Urge anche il «coinvolgimento degli Stati di bandiera delle navi ong: gli Stati che finanziano le azioni delle organizzazioni non governative devono assumersi una responsabilità». Responsabilità che anche le opposizioni devono assumersi, rispetto al racconto degli eventi: «State superando un limite, per attaccare il governo rischiate di danneggiare l’Italia. Anche nella più feroce dialettica politica c’è un limite che non dovrebbe essere oltrepassato. Per colpire un avversario, si mette in cattiva luce l’Italia intera. Un limite che, quando superato, vi porta a gettare ombre sulla Guardia costiera. Lo dico da persona che non ha mai fatto mancare la sua opposizione ferrata ai governi che ci hanno preceduto: criticate me, il governo, ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia».

Per quanto riguarda i rapporti con gli altri Paesi membri dell’Unione Europea, la linea Meloni è quella della schiena dritta: «Ho sentito dire che andrei in Europa a prendere ordini. Lo diranno i fatti. Io preferisco dimettermi, piuttosto che presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte andò al cospetto di Angela Merkel, a dirle che il M5S erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi ma alla fine avrebbero fatto quello che l’Europa chiedeva . Preferisco dimettermi che rappresentare una nazione del genere».

E sul tema della guerra, nessun discostamento dalla linea Nato: «condividiamo la sua posizione sull’aggressione della Russia all’Ucraina: sappiamo che in questa Aula ci sono partiti che auspicano un accordo con la Cina o una resa dell’Ucraina. Noi non siamo di questo avviso. Accolgo le preoccupazione emerse sui nostri arsenali militari: del resto anche il governo Conte aumentò spese militari».

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Polemiche dopo la parolaccia di Annunziata: «arrogante turpiloquio»

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Il tema delle adozioni dei figli da parte di famiglie omogenitoriali è particolarmente caldo e a “Mezz’ora in +” alla conduttrice Lucia Annunziata, durante il confronto con la ministra Roccella, scappa una parolaccia: «prendetevi la responsabilità delle leggi c…». Oggi dal centrodestra si levano le critiche.

Le polemiche del giorno dopo sono più feroci delle reazioni a caldo. Dopo che a Lucia Annunziata è scappata una parolaccia in diretta durante la sua trasmissione “Mezz’ora in +”, alla ministra Eugenia Roccella, con la quale era impegnata a dibattere, è scappata una risata. In effetti la faccia di Luca Annunziata quando si rende conto che le è scappato un improperio è irresistibile. Tutto finito dunque? Macché, il tema è caldo e le polemiche sono nel vivo. Tanto a destra, quanto a sinistra si getta benzina sul fuoco e se le opposizioni criticano le posizioni di Rampelli, Roccella e Mollicone, le forze di maggioranza inorridiscono per cotanto turpiloquio.

Lo scivolone in diretta della conduttrice è nato mentre si dibatteva sull’eventuale riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali. Annunziata, pur ribadendo che le posizione del governo e della coalizione sono legittime, ha invitato, con troppo trasporto, a riconoscere che si tratta di una scelta ideologica : «prendetevi la responsabilità di farle queste leggi, c…» dove c non sta per cribbio.

Oggi, dal centrodestra si solleva un coro unanime di condanna verso quella sboccata di Lucia Annunziata. Apre le danze il sempre pacato Maurizio Gasparri, che abborrisce un uso così volgare dell’italica favella: «Ha dimostrato, con protervia e arroganza, di fare un uso ideologico degli spazi che, purtroppo, il servizio pubblico le riserva». “Uso ideologico del mezzo televisivo” d’altronde è alle prime pagine del manuale del perfetto forzista. Il senatore azzurro ha anche aggiunto: «Ha usato il turpiloquio quasi volesse intimidire il ministro Roccella, è una vergogna che una persona del genere abbia in mano spazi del servizio pubblico. La stagione di ricambio dei vertici Rai diventa urgente perché c’è un abuso costante di cui l’Annunziata è soltanto l’emblema più grave, più vetusto, più fazioso. Ora basta».

I componenti della Lega in Vigilanza Rai hanno definito l’episodio «inaccettabile». I tempi delle dichiarazioni del senatur d’altronde ormai sono lontani e il verde padano è sbiadito I leghisti che, parafrasando, erano stati benedetti da spiccate doti virili, hanno lasciato il passo a nuovi, più puritani e formali, che non dicono parolacce.

Ora, per dare una chiusa al testo, due considerazioni (e mezzo) assolutamente non richieste. La prima: la faccia di Lucia Annunziata dopo che ha detto una parolaccia, non sembra proprio quella di una persona che vuole intimidire la sua “dirimpettaia”. La prima-bis: Roccella sembrava più divertita che intimidita. La seconda: saranno pure prive di parolacce, ma le dichiarazioni di Rampelli e Mollicone, non sembrano poi così moderate.

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Politica

Federico Mollicone (FdI): «maternità surrogato reato peggiore della pedofilia»

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Ancora polemiche relative ad alcune dichiarazioni di esponenti di Fdi in merito ai diritti civili delle famiglie arcobaleno. Dopo che Rampelli ha definito i bambini delle foglie omogenitoriali come «spacciati per figli propri», il presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone cala il carico da 11 definendo la maternità surrogata un reato peggiore della pedofilia.

Nel nostro Paese la maternità surrogata non è consentita, anzi, è punibile con pene superiori ai 3 anni. Il governo però, pare intenzionato a inasprire queste pene e più in generale sembra molto sensibile al tema delle adozioni di figli da parte di famiglie arcobaleno, verso le quali mostra posizioni ultraconservatrici. Al punto che le dichiarazioni di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, hanno suscitato molte polemiche per vie delle affermazioni espresse e della loro veemenza. Ha aperto le danze sabato scorso il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che, nello stupore della conduttrice Concita De Greogorio, a InOnda su La7 ha affermato: «Se in Italia due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, cioè l’iscrizione all’anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l’hanno fatta fuori dai confini nazionali». Oggi sulla questione è tornato, ancora sulle frequenze di La7 ma questa volta ad Omnibus, anche il presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone, anch’egli FdI, che ha definito la maternità surrogata un: «reato peggiore della pedofilia».

Non si è limitato a questa osservazione l’onorevole, che ha anche affermato: «Siamo di fronte a persone che vogliono scegliere un figlio come la tinta di casa». Poi, commentando le dichiarazioni di Rampelli ha aggiutno: «La legge prevede con chiarezza che l’utero in affitto sia un delitto. È reato anche solo farne pubblicità. Non mi pare quindi un termine particolarmente efferato». E sulla proposta di rendere la maternità surrogata un reato “universale” si dice favorevole: «Sono assolutamente d’accordo. Non si capisce perché non venga perseguito anche in Italia, come si fa con la pedofilia».

Voic isolate all’interno del partito? Non sembrerebbe, a giudicare dalle dichiarazioni di ieri del ministro per le pari opportunità e la famiglia Eugenia Roccella, che dal canto suo ha detto: «l’utero in affitto è un mercato dei bambini».

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