Attualità
Il mondo si spacca su Israele e Palestina, in Italia polemiche sulle frasi di Zaki

Il conflitto israelo-palestinese è tornato d’attualità e si sono già formate le fazioni: pro Palestina, o pro Israele. Granitiche, monolitiche, non ammettono distinguo e sfumature. Intanto, montano le polemiche contro le frasi di Patrick Zaki che ha chiamato Israele «serial killer» e si è definito «pro Palestina».
Quando il premier Netanyahu ha cominciato a parlare alla nazione in televisione ieri sera, l’opinione pubblica mondiale, di nuovo preparata sul conflitto israelo-palestinese, si era già polarizzata: con Hamas o con Israele. Come se Hamas e Palestina fossero sinonimi. Come se in Israele non convivano diverse anime. In tale ottica, condannare l’attacco terroristico di sabato, significa schierarsi con Israele e negare il riconoscimento della Palestina. Viceversa, affermare che sotto le bombe piovute sulla Striscia di Gaza sono morti anche civili innocenti, significa appoggiare i terroristi. Pertanto, ogni manifestazione o presa di posizione viene presto etichettata secondo questi sentimenti. E non mancano le polemiche. In Italia ad esempio, stanno facendo discutere in queste ore le dichiarazioni di Patrick Zaki, il quale si è definito pro Palestina, che hanno suscitato tantissime polemiche.
La questione è complessa e non si presta a facili soluzioni, come dimostrano gli ultimi 75 anni di storia. Certo l’escalation di questi ultimi giorni è stata rapida ed improvvisa, ma le tensioni nell’area, religiose, etniche e politiche, perdurano dal secondo dopoguerra.
Ieri sera Netanyahu ha usato parole di condanna durissime. Definendo i miliziani di Hamas «selvaggi», ha promesso una risposta perentoria. «Quello che faremo nei prossimi giorni avrà ripercussioni su di loro per le prossime generazioni» ha affermato Netanyahu. E dopo aver fatto un appello all’unità a opposizioni e al governo di emergenza nazionale («il popolo è unito deve esserlo anche la leadership») il premier israeliano ha parlato di «guerra per l’esistenza» ed ha promesso che Hamas verrà sconfitto, come è stato sconfitto l’Isis.
La dura reazione di Israele non trova un consenso unanime. Già la scelta di porre Gaza sotto assedio, tagliando le forniture di acqua, cibo e luce, a molti è apparso disumano. Come non manca chi crede che le persone che vivono nella Striscia, due milioni e trecentomila persone in 365 chilometri quadrati, una delle aree più densamente popolate del pianeta, si trovino di fatto confinate in un embargo che non lascia scampo. Anche perché l’economia dell’area si regge quasi esclusivamente sulle importazioni dai valichi di frontiera. Se la via israeliana ora è sbarrata, non va meglio a sud, al confine con l’Egitto, che ha imposto pesanti limitazioni ai passaggi di frontiera. L‘assedio totale da parte di Israele non dovrebbe lasciare scampo nemmeno alla popolazione inerme dunque. Qualcuno paral addirittura di “Crimini contro l’umanità”.
Tra coloro che hanno espresse parole di condanna alla reazione israeliana, Patrick Zaki, che ha scritto «Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, per legalizzare l’uccisione di civili». La dichiarazione ha attirato tantissime critiche, soprattutto dall’area di centrodestra. Ad esempio sul suo blog, Nicola Porro parla di «realtà distorta» in un articolo che cita le proteste della «estrema sinistra italiana». Inutile citare tutte le polemiche che si sono susseguite. Una per tutte: «può tornare in Egitto e restarci». Non manca chi lo definisce terrorista. Oggi l’attivista ha scritto un lungo post sempre sul tema, nel quale fa diverse puntualizzazioni, ma nell’incipit chiarisce: «Contro la violenza contro qualsiasi civile – Pro Palestina e non Hamas». Le polemiche non si sono placate.
Attualità
Crosetto querela Il Giornale: «titolo falso e diffamatorio»

Al ministro della Difesa non è piaciuto il titolo che il quotidiano diretto da Sallusti ha dedicato all’incontro con il Procuratore Capo di Roma. Il direttore replica: «quando uno è nervoso perde la lucidità. L’articolo che abbiamo pubblicato è perfetto; il titolo è una sintesi come tutti i titoli lo sono».
Aveva promesso che non avrebbe avuto remore a denunciare giornali e giornalisti ed ha mantenuto la promessa il ministro della Difesa Guido Crosetto, anche se la querela arriva alla testata che non ci aspettava e per motivi diversi dalle accuse di conflitto d’interesse: a finire nel mirino di Crosetto è stato Il Giornale per un articolo, o per meglio dire un titolo, che il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti ha dedicato all’incontro tra il ministro e il Procuratore Capo di Roma Francesco Lo Voi.
L’argomento è ancora quello delle polemiche innescate dal titolare del dicastero della Difesa, che una decina di giorni fa ha parlato di «opposizione giudiziaria» come unico «pericolo» per il Governo Meloni. Parole che hanno innescato una lunga sequela di commenti, critiche e puntualizzazioni. In tale contesto, ieri Crosetto e Lo Voi hanno avuto un incontro chiarificatore. Diversa l’analisi de Il Giornale, che ha titolato «Inchiesta su Crosetto», sebbene nell’articolo specifica: «al momento, il titolare della Difesa non sarebbe indagato».
Un titolo che però il diretto interessato ha giudicato fuorviante: «Oggi quasi tutti i quotidiani danno dell’incontro una rappresentazione corretta. Il Giornale invece inventa di sana pianta un titolo gravemente diffamatorio, totalmente falso costruito evidentemente con il solo intento di infangare» ha affermato Crosetto motivando la sua decisione di far partire la querela e dimostrandosi ancora una volta intransigente verso i giornali e le interpretazioni dei giornalisti.
Non si è fatta attendere la replica del direttore responsabile Sallusti: «Mi sembra che il ministro sia molto nervoso e quando uno è nervoso perde la lucidità. L’articolo che abbiamo pubblicato è perfetto; il titolo è una sintesi come tutti i titoli lo sono, l’inchiesta è sulle parole di Crosetto, non su Crosetto. L’inchiesta è sul tema sollevato da Crosetto e credo che questo lo capisca anche uno stupido». Il direttore continua: «Aspetto la sua querela, mi chiedo come mai non abbia querelato anche il ‘Corriere della Sera’ che lui sostiene aver fatto un titolo, una sintesi eccessiva del suo pensiero. Evidentemente ha qualche timore a querelare il ‘Corriere della Sera’ e pensa di avere gioco facile a querelare giornali che gli sono sempre stati vicini nella sua azione».
Attualità
Andrea Giambruno pronto a far causa a Mediaset per i fuori onda trasmessi da Striscia la Notizia

A rivelare le intenzioni dell’ex conduttore di Diario di Giorno La Stampa, che ha raccolto le dichiarazioni di alcuni amici di Giambruno, ai quali avrebbe confidato di voler fare causa a Mediaset: «mi hanno fatto fare una figura di mxxxa mondiale».
Andrea Giambruno dovrebbe imparare a valutare meglio quale è il momento più opportuno per parlare e in quale invece è meglio far silenzio e, soprattutto, a chi affidare le proprie confidenze. Dopo che alcune frasi dette mentre non era in onda, ma registrate dalle telecamere, gli hanno fatto perdere la fidanzata ed hanno ostacolato la sua carriera, le rivelazioni ad alcuni amici potrebbero complicare a sua rivincita professionale. Giambruno infatti sarebbe intenzionato a a fare causa a Mediaset e forse sarebbe stato meglio non rivelare queste intenzioni.
« L’avvocato mi ha detto che così vinciamo sicuro», avrebbe detto Andrea Giambruno ad alcuni amici al tavolo di un ristorante, secondo quanto riportato da La Stampa, che ha pubblicato la notizia secondo la quale l’ex conduttore di Diario di Giorno, tornato tra le fila degli autori dopo la bufera mediatica che l’ha travolto, sarebbe pronto a far causa a Mediaset.
Le accuse sarebbero violazione della privacy e diffamazione a mezzo stampa. Secondo tale tesi, i contenuti diffusi dalla popolare trasmissione erano colloqui privati, tra colleghi, intercettati sul luogo di lavoro, e che non potevano essere divulgati. Invece le battutacce, le assestate alle parti intime e le provocazioni alle colleghe sono state mandate in onda dalla stessa tv della quale è dipendente.
I fuori onda sono costati caro all’ex conduttore, retrocesso dietro le telecamere e silurato dall’ex compagna Giorgia Meloni con un comunicato a mezzo social. Da qui l’idea di Giambruno di far causa a Mediaset: «mi hanno fatto fare una figura di mxxxa mondiale».
Attualità
Il film di Paola Cortellesi campione di incassi non ha ricevuto finanziamenti ministeriali: «opera non straordinaria»

Per fortuna della regista, “C’è ancora domani” sta stupendo tutti al botteghino, dal momento che la commissione del Ministero della Cultura lo scorso anno le ha bocciato i finanziamenti.
Al bando “Contributi selettivi 2022 – II Sessione”, Categoria «Produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste», il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha guadagnato i consensi della critica e sta sbancando al botteghino, è arrivato 51°, ultimo posto in classifica, non ricevendo dunque finanziamenti ministeriali: «Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale».
In sostanza, il film di Paola Cortellesi, che sta trainando il cinema italiano in questi giorni e che ha sollevato un dibattito di stringente attualità sulla violenza domestica, secondo il Ministero era di «non straordinaria qualità» e dunque non meritava i finanziamenti statali. “C’è ancora domani” ha già guadagnato 20 milioni di euro, terzo nel 2023 dietro Oppenheimer e Barbie. Era dai tempi dell’ultimo film di Checco Zalone che una pellicola italiana non faceva strappare tanti biglietti.
Dal Ministero, con una nota, precisano però che il film può contare su un ritorno economico aggiuntivo di 3,5 milioni di euro grazie al tax credit, la legge sul credito di imposta, e che la decisione è stata presa quando il dicastero era retto dall’ex ministro Dario Francheschini.
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