Intervistato dalla trasmissione Belve, Ignazio La Russa, rispondendo ad una domanda su un eventuale figlio gay, Ignazio La Russa ha risposto: «accetterei con dispiacere la notizia. Perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Ma se non succede, pazienza. Sarebbe come se fosse milanista».

Andrà in onda questa sera l’intervista del presidente del Senato e seconda carica dello Stato Ignazio La Russa alla trasmissione Belve, su Rai2. Eppure ha già sollevato molte polemiche. La Russa, che nel corso del suo intervento si è scagliato anche contro il politacally correct, come al suo solito parla sopra le righe e se ne frega di pronunciare parole anche forti, nella sua veste istituzionale: «Se mio figlio mi dicesse di essere gay accetterei con dispiacere la notizia. Perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Ma se non succede, pazienza. Sarebbe come se fosse milanista».

Non si tratta di una battuta uscita un po’ ingenuamente e dalla quale ha preso le distanzi, anzi, ne rivendica la paternità: «A una domanda specifica ho risposto che avere un figlio gay sarebbe un piccolo dispiacere, ma non un problema. Poi mi è capitato sul serio: uno dei miei figli andava allo stadio a vedere il Milan, e per me è stato un piccolo dispiacere, nulla di più». Una posizione che, ovviamente, ha sollevato un’ondata di proteste e critiche. La più emblematica, giusto per citarne una, quella del deputato Alessandro Zan, reso celebre da una proposta di legge rivolta al contrasto dell’omofobia che porta il suo nome: «Avere un padre con i busti di Mussolini in camera da letto è sempre un dispiacere».

Il riferimento è relativo ad un’altra polemica che coinvolge il presidente del Senato, che custodisce in casa, tra gli altri, un busto di Benito Mussolini, regalo del padre al quale è affezionatissimo. Argomento toccato anche durante l’intervista a Belve: «Il busto di Mussolini appartenuto a mio padre lo vuole mia sorella. Perché si è rotta le scatole. Mi ha detto che papà l’ha lasciato a noi, e non a me. Non ce l’ho più».

Ma non si è fermato qui il vulcanico senatore che ha toccato argomenti di varia natura, tra cui il politacally correct e l’umorismo («Manca la capacità di separare le cose importante, da cose dette in un altro senso, quindi ci devo stare attento, ma dico che sarebbe bello fare le battute, il politically correct lo odio»), il “livello” delle donne del centrodestra («Il livello estetico delle donne nel centrodestra è diminuito, è aumentata la qualità, a sinistra non guardo…Io amo il genere femminile»), il “vaffa” rifilatogli da Berlusconi nel giorno della sua Elezione («Era per Giorgia Meloni, era molto arrabbiato perché Giorgia aveva posto dei paletti sui nomi dei ministri e se la prendeva con me. I paletti erano su Ronzulli e altri minori») e i rapporti nella coalizione («Silvio comincia a capire che Giorgia non è una ragazzina cresciuta troppo in fretta, ma un leader di Stato. Lo dico a ragion veduta»). Chissà che dal resto dell’intervista, domani nascerà una nuova polemica.