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Politica

L’opposizione ha trovato il suo leader: Silvio Berlusconi

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L’unico che attualmente sembra davvero in grado di mettere i bastoni tra le ruote del Governo Meloni è Silvio Berlusconi. Tra dichiarazioni scottanti, opposizione in Aula e proposte di legge dei suoi molto divisive, Berlusconi è il solo che sta rendendo la vita complicata alla presidente in pectore.

Il 26 settembre scorso sembrava impossibile che Giorgia Meloni potesse trovare ostacoli lungo il cammini verso Palazzo Chigi. Troppo schiacciante la sua vittoria, troppo pesante la debacle dei suoi competitor, compresi quelli interni. Il Pd ne è uscito svuotato e non è ripartito il dialogo con il M5S che, seppur in ripresa, rimane distante. Il Terzo Polo è arrivato sesto. A destra le cose non sono andate meglio, con la Lega di Salvini alla deriva e con Forza Italia che esulta per un po’ più dell’8%.

Tutto sembrava abbastanza semplice: una leader, due stampelle e le opposizioni divisive e poco pungenti. Solo un colpo di scena poteva rimettere tutto in discussione ed ecco arrivare al galoppo un ex cavaliere. Chi credeva che si sarebbe accontentato di sedere, qualche volta almeno, su uno scranno del Senato sbagliava: Berlusconi non partecipa alla festa, è lui la festa.

E così, dopo una campagna elettorale nella quale pensava addirittura di poter primeggiare, ha iniziato fin da subito a mettere i bastoni tra le ruote all’esecutivo della presidente in pectore: o ne faccio parte, e in maniera importante, oppure mi impegno per boicottarlo. Dapprima con lo strappo di Palazzo Madama. La partita in Aula però Berlusconi l’ha persa per un pugno di voti arrivati dai franchi tiratori dell’opposizione. Proprio lui che dovrebbe ben sapere quanto è facile trovare “responsabili” in Parlamento, quando serve.

E allora ha cambiato strategia: più bieca, più subdola, ma senz’altro efficace. Per mettere in discussione il governo Meloni è bastata qualche fotografia “sottratta” e qualche audio “rubato”. Facile. E mentre qualcuno lo bolla come «rimbambito», il sospetto che stia facendo tutto con agghiacciante lucidità inizia a farsi strada.

Ma perché Berlusconi fa opposizione al governo Meloni? Di certo non crede davvero di poter dettare legge nella coalizione. Eppure non ci sta ad essere messo da parte. Non accetta di dover sottostare ad una Presidente che lui stesso ha nominato Ministro e che definiva “la ragazzina di An”. «Io ho fatto quattro volte il presidente del Consiglio, e il presidente del Consiglio deve essere aperto e generoso nei confronti degli alleati se vuol tenere unita la coalizione. La presidenza della Camera l’ha data alla Lega e, da che mondo è mondo, in Italia la presidenza del Senato vale due ministeri per chi non ce l’ha, vale un ministero la presidenza della Camera. Quindi noi gli abbiamo chiesto tre ministeri, mi ha riso in faccia, ne ho chiesti due, ha riso ancora, ne ho chiesto uno, ha detto ok. Questa è la situazione che ho trovato» ha detto ancora Berlusconi ieri, tra una dichiarazione e l’altra.

Ma non ci sono solo le battaglie a mezzo stampa. Anche i “suoi” sono pronti a dargli sostegno. E in quest’ottica, non appare un caso che il Senatore Gasparri abbia riproposto un vecchio disegno di legge sui «diritti del concepito», che riaccende le polemiche sulle presunte intenzioni da parte del centrodestra di ridiscutere la legge sull’aborto. Un passaggio sul quale Meloni è più volte ritornata per smentire ogni ipotesi di smantellamento della legge 194. Eppure oggi, Gasparri ha riproposto il disegno di legge. Certo, come lui stesso ha ricordato, si tratta di un «lascito morale» del presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, e di un atto che compie ad ogni inizio legislatura. Ma questa volta, appare di una puntualità disarmante. E domani iniziano le consultazioni.

Attualità

Pichetto Fratin: «superiamo il referendum sul nucleare», Salvini: «non perdiamo tempo»

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Una centrale nucleare, immagine d'archivio.

Oggi prima riunione della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, Pnns. Il ministro dell’Ambiente: «non si tratta di grandi centrali nucleari, ma di nuove tecnologie sicure». Salvini: «energia pulita e sicura a partire dai prossimi anni.

Piccoli passi sulla strada del ritorno al nucleare in Italia, checché ne dica il Referendum del 2011, che raggiunse il quorum con il 57% degli elettori che si recarono alle urne. La maggioranza di essi, il 94,05%, si espresse contro il ritorno alla produzione di energia nucleare. Eppure, adesso non sembra impraticabile la via del ritorno al nucleare, anzi al “nucleare sostenibile”. Si è infatti svolta la prima riunione della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (Pnns), al termine del quale il ministro Pichetto Fratin si è dimostrato favorevole.

Lo scopo della piattaforma d’altronde è esplicito: «definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale già operante nel settore». Le proposte vanno elaborate nei prossimi sei mesi, mentre entro sette mesi va redatto un documento contente la road map per le Linee Guida Linee Guida con azioni, risorse, investimenti e tempi entro 9 mesi.

Al termine della riunione di stamani, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha spiegato: «non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo quali gli Small Modular Reactor (SMR) e i reattori nucleari di quarta generazione (AMR)».

A dar man forte al progetto, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, che si dice sicuro della buona riuscita dell’intera operazione: «L’’Italia non può perdere tempo: dev’essere chiaro l’obiettivo di tornare a produrre energia pulita e sicura tramite il Nucleare, a partire dai prossimi anni».

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L’idea di Biancofiore «Costruiamo un’isola artificiale per i migranti in acque internazionali»

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La foto di Ellis Island postata su Facebook da Michela Biancofiore per illustrare il suo progetto.

Secondo la senatrice Michela Biancofiore, bisognerebbe realizzare un’isola artificiale in acque internazionali per fermare le stragi di migranti nel Mediterraneo.

Una Lampedusa d’acciaio. Un’Isola delle Rose in cui vengono prese le impronte digitali. Una terra emersa promessa, che terra non ha. Ma soprattutto, una questione non più italiana dal momento che sorgerebbe in acque internazionali. La senatrice Michela Biancofiore ha avuto l’idea in grado di risolvere la gestione dei flussi migratori, senza dover chiedere alla marina militare di imporre blocchi navali e, di conseguenza, dichiarare guerra alla Libia. Biancofiore propone infatti di realizzare in acque internazionali un’isola artificiale in cui accogliere i migranti.

La forza di un’idea, sta nella facilità della sua applicazione: «Costruire, immediatamente, in acque internazionali un’isola artificiale nel Mediterraneo, una sorta di ‘pit stop’ di approdo, sulla fattispecie dell’Isola delle Rose, dove realizzare un hub di accoglienza e salvezza, e di verifica se gli immigrati abbiano titolo a venire in Europa o siano clandestini» ha spiegato Biancofiore nella trasmissione “Dimmi la Verità” della testata La Verità.

L’ex sottosegretaria alla Pubblica amministrazione, eletta con Forza Italia e passata nel 2021 a Coraggio Italia, la formazione politica creata da Luigi Brugnaro e Giovanni Toti, illustra anche i dettagli del progetto: «un luogo neutro di cooperazione internazionale nel quale, di concerto con la Croce Rossa internazionale e altre associazioni umanitarie, ci si possa prendere cura di questi disperati, farli approdare senza lasciarli annegare ma, allo stesso tempo, gli si prendano le impronte per le identificazioni e per valutare il loro diritto a chiedere ed ottenere asilo».

Una soluzione che però non ha nulla a che fare con la gestione dei flussi migratori del governo, che comunque sta andando a gonfie vele: «Benissimo quanto sta facendo la premier Meloni per fermare gli sbarchi di clandestini e per non far diventare l’Italia il campo profughi dell’Ue. Dobbiamo imprimere una vera svolta al fenomeno migratorio impedendo che i clandestini arrivino sulle nostre coste che sono, ricordiamolo, i confini dell’Europa». Dunque il problema non sono le partenze, nè le tratte: sono gli approdi. Con un’isola artificiale in acque internazionali il problema è risolto.

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La Lega chiede le dimissioni del direttore del Museo Egizio di Torino: «è razzista contro i cristiani»

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Il vicesegretario leghista Andrea Crippa vuole le dimissioni dell’egittologo Christian Greco, reo di aver praticato in passato sconti solo ai musulmani: «se non si dimette chiederemo a Sangiuliano di cacciarlo».

Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, in un’intervista ad Affari Italiani si scaglia con veemenza contro il direttore del Museo Egizio di Torino, l’egittologo Christian Greco, del quale chiede le dimissioni. «Faccia un gesto di dignità e si dimetta. Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui».

Il motivo di tanto livore non va ricercato nell’antichità, ma in un passato abbastanza prossimo: «È un direttore di sinistra che ha gestito il Museo Egizio di Torino in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana. Ha fatto sconti solo per i musulmani e mai per chi professa altre religioni. Il Museo Egizio di Torino viene pagato dai cittadini e lui ascolta solo la sinistra. È un razzista contro italiani e cristiani. Si dimetta subito farebbe più bella figura».

Greco è direttore del museo dal 2014. In passato, nel 2018, è già stato protagonista di un diverbio anche con l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale criticò pubblicamente la decisione di offrire due biglietti al prezzo di uno ai visitatori di lingua araba. All’epoca Meloni affermò: ««Con noi al governo non sarà più direttore». I tempi dunque sarebbero maturi.

Il Consiglio d’amministrazione della Fondazione del museo si schierò compatto in sua difesa, ricordando che la scelta del direttore è di sua esclusiva competenza. Christian Greco oggi non si dimostra particolarmente colpito dalla richiesta di dimissioni dal ruolo di direttore del Museo Egizio di Torino avanzata dal vicesegretario della Lega Andrea Crippa: «Possono anche mandarmi via dall’Egizio, se vogliono. Mi resterà comunque l’Egitto. Non faccio politica, mi dedico all’antico e non alla contemporaneità. Sono un egittologo e lo rimarrò anche se dovessi andare a servire cappuccini in un bar di Porta Nuova».

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