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L’Ucraina avanza e riconquista territori. E Orsini chiude il profilo Twitter

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La Rai cancella il contratto di Alessandro Orsini

KIEV – Le forze ucraine hanno riconquistato nelle ultime 24 ore oltre 20 insediamenti che erano stati occupati dai russi: lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina in un post su Facebook, secondo quanto riporta Ukrinform.

“Le forze ucraine continuano a liberare dagli invasori russi gli insediamenti nelle regioni di Kharkiv e Donetsk”, prosegue il messaggio sottolineando che “il nemico continua ad attaccare le posizioni ucraine, conducendo ricognizioni aeree e tentando di prendere misure per riguadagnare terreno”. L’esercito ucraino ha inflitto “perdite significative” alle forze russe, prosegue lo Stato Maggiore: “Secondo le informazioni disponibili, la 810ma Brigata di fanteria navale (con sede a Sebastopoli, nella Crimea annessa alla Russia) ha perso quasi l’85% dei suoi uomini.

Il pensiero degli utenti del web non poteva che andare al professore Alessandro Orsini che, dallo scorso marzo, va in tv a raccontare che la guerra in Ucraina sarebbe stata vinta dalla Russia. Anzi, che la Russia l’aveva vinta ancor prima di iniziarla. Alcuni passaggi delle sue analisi sono stati oggetto di critiche feroci e da più parti gli è stato imputato di svolgere un ruolo attivo nella propaganda russa in Italia. Lo scorso maggio è stato anche sollevato dal suo ruolo all’interno dell’osservatorio sulla Sicurezza internazionale della Luiss proprio a seguito di alcune sue analisi correlate al conflitto in Ucraina. Oggi che il Paese guidato da Zelensky sembra aver riacquistato vigore e sta riuscendo a riconquistare ampie porzioni di terreno occupate, in tanti si rivolgono al professore per avere un commento.

Alessandro Orsini avrebbe, nel frattempo, deciso di sospendere momentaneamente il suo profilo Twitter, nonostante continui a pubblicare i suoi articoli su Il Fatto quotidiano, in cui non abbandona la sua linea e continua a sostenere la potenza della Russia. “Putin ha già vinto in Ucraina, ci ha già sconfitti”, diceva alcuni mesi fa ospite di Bianca Berlinguer su Rai3. Nel suo ultimo articolo, pubblicato ieri sul quotidiano diretto da Marco Travaglio, Orsini parla di “distorsione dell’informazione per indurre gli italiani a credere che il crollo della Russia sia imminente” allo scopo di giustificare “la strategia del sanguinamento”.

E sulla notizia relativa all’acquisto di munizioni dalla Corea del Nord, Orsini paventa un nuovo spettro, spostando l’attenzione dall’Ucraina e ipotizzando che sia perché la Russia “pianifica un attacco futuro contro la Finlandia o la Georgia sempre più vicine alla Nato”.

Come riporta Il Giornale, ora che le truppe russe sono in ritirata dalle città dell’est a seguito della potente controffensiva ucraina, in molti si chiedono come mai Alessandro Orsini non faccia uno dei suoi interventi: “Orsini sta bene? Avete notizie? Sono preoccupato”. Altrettanto ironica la replica, in questo botta e risposta tra utenti social: “Orsini sta correndo in Ucraina per salvare i bambini e portarli in Russia, così possono essere felici, insieme ai due milioni e mezzo di ucraini deportati anche in Siberia”. E poi ancora: “Un pensiero affettuoso al grande esperto di geopolitica, prof Orsini, secondo il quale la Russia aveva già vinto la guerra dopo una settimana. E complimenti a tutti quelli che hanno dato spazio a tanta pochezza solo per uno zero virgola di audience”.

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Marina Berlusconi nominata Cavaliere del lavoro: «lo dedico a mio padre»

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marina berlusconi cavaliere del lavoro

Oggi a Palazzo del Quirinale si è tenuta la cerimonia di consegne delle onorificenze dell’Ordine al Merito del Lavoro ai 25 Cavalieri del Lavoro nominati dal Capo dello Stato Sergio Mattarella il 2 giugno, tra cui Marina Berlusconi. 

La famiglia Berlusconi può vantare un altro cavaliere del lavoro: Marina, figlia primogenita di Silvio, ha ricevuto la prestigiosa onorificenza oggi, a Palazzo del Quirinale. Tecnicamente però, si tratta della prima della famiglia, dal momento che il padre si autosospese dalla Federazione dei cavalieri del lavoro nel 2014, in seguito alla condanna per frode fiscale. Lei però dedica il premio proprio al genitore: «Dedico questo riconoscimento a mio padre, che nel 1977 ricevette lo stesso titolo. Sono passati più di quarant’anni, ma ricordo come fosse ieri quella giornata a Roma in cui mia madre, io e mio fratello Pier Silvio lo accompagnammo alla cerimonia per questa onorificenza: ero una bambina, e quel momento resterà per sempre nel mio cuore».

«È un onore grandissimo, per il quale desidero davvero esprimere tutta la mia gratitudine al Presidente Mattarella e al Consiglio dell’Ordine al Merito del Lavoro» ha affermato la presidente del  Gruppo Mondadori, Mediaset e Fininvest e neo Cavaliere Marina Berlusconi.

 

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Ranucci anticipa nuove inchieste sul Ministero della Cultura: il governo suda freddo

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perquisizione della Dia nella redazione di Report e a casa dell'inviato Mondani

Sigfrido Ranucci domenica torna in onda con una nuova stagione di Report, ma le sue inchieste già fanno tremare il governo ed in particolare il Ministero della Cultura. Le anticipazioni del conduttore fanno pensare ad almeno due inchieste esplosive.

Prima ospite di Lilli Gruber a “Otto e Mezzo” sul La7, poi da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari ad Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, Sigfirdo Ranucci ha rilasciato alcune anticipazioni sulle inchieste della nuova stagione di Report, in onda da domenica sera, che già mettono apprensione a Palazzo Chigi e che dovrebbero avere come focus ancora una volta il Ministero della Cultura. Il conduttore non ha rivelato quali sono i suoi scoop, che dovrebbero essere almeno due, ma ha fornito una serie di indizi.

Hanno a che vedere con il Ministero, ma non con l’ex ministro che proprio a causa di una serie di inchieste giornalistiche ha dovuto lasciare il dicastero: «Sangiuliano non c’entra, anzi a Gennaro mando un saluto. È uno dei pochi che sa cosa è la dignità e si è dimesso anche ingiustamente. È una persona che in Rai può dare ancora molto». Ma allora cosa riguarda? «È un nuovo caso Boccia che potrebbe essere al maschile, non riguarda Boccia, ma come modalità di operazione è un caso simile. Ci sono documenti e chat che farebbero ipotizzare responsabilità legate ad alte cariche di Fratelli d’Italia». Quando i conduttori gli chiedono se questa inchiesta possa portare alle dimissioni dell’appena nominato ministro Giuli, il giornalista risponde sornione: «Gli consiglio di guardare Inter-Juve».

Insomma, Ranucci non si sbilancia, ma c’è già abbastanza materiale per mandare in fibrillazione il governo. Il responsabile comunicazione del governo, Giovanbattista Fazzolari, è impegnato a cercare indizi nelle chat di gruppo. Si tratta forse di informazioni provenienti da Francesco Gilioli, ex capo di gabinetto di Sangiuliano, sostituito da Francesco Spano? O sono legate prorpio al suo successore, nominato da Giuli nonostante le controversie con Pro-Vita e i media di destra? Al momento non è chiaro, ma a quanto pare i vertici Rai hanno già ricevuto richieste di chiarimenti e la pretesa di visionare il servizio prima della messa in onda. Resta da vedere se emergeranno ulteriori sviluppi prima della trasmissione di domenica.

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L’ombra dei licenziamenti su Stellantis, Tavares: «non scarto nulla»

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Durante un’intervista al Salone dell’Auto di Parigi, l’amministratore delegato del colosso automobilistico italo-francese non ha escluso la possibilità di licenziamenti negli stabilimenti Stellantis.

«Non scarto nulla». Un non detto ai microfoni di Radio Rtl  che rischia di valere più di mille parole. L’ammissione, o meglio la mancata smentita, da parte di Carlos Tavares, il portoghese amministratore delegato del gruppo italo-francese Stellantis, getta in angoscia centinaia di lavoratori, che temono sempre più per il proprio posto di lavoro. «La salute finanziaria di Stellanti non passa unicamente dalla soppressione di posti di lavoro, ma anche da tante altre cose: immaginazione, intelligenza, innovazione. Che è quello che stiamo facendo» ha aggiunto Tavares, che ha affermato che i licenziamenti in Stellantis non sono «al centro della nostra riflessione strategica».

Parole che arrivano dopo l’audizione in Parlamento di fronte alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato della settimana scorsa. In quell’occasione venne chiesto all’ad di illustrare i piani per il futuro del gruppo in Italia e di motivare per quale motivo i livelli di produzione fossero minori rispetto a quelli di altri Paesi nei quali il gruppo è attivo. Stellantis controlla 14 marchi automobilistici ed ha siti produttivi in 29 Paesi.

Le ipotesi di chiusure e licenziamenti hanno cominciato a ventilare con maggiore intensità nei giorni scorsi, in seguito ad un’altra intervista rilasciata dal portoghese, questa volta a Les Echos: «Se i cinesi prendono il 10% delle quote di mercato in Europa al termine della loro offensiva, questo vuol dire che peseranno per 1,5 milioni di auto. Questo rappresenta sette fabbriche di assemblaggio. I costruttori europei dovranno allora sia chiudere, sia trasferirle ai cinesi». E aveva aggiunto: «Chiudere le frontiere ai prodotti cinesi è una trappola: aggireranno le barriere investendo in stabilimenti in Europa. Stabilimenti che verranno in parte finanziati da sovvenzioni statali, nei Paesi a basso costo».

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