Cronaca
Naufragio di Cutro, critiche a Salvini per il mancato intervento della Guardia Costiera

Non solo il ministro dell’Interno Piantedesi è al centro delle polemiche per il naufragio di Cutro (e per le sue dichiarazioni): critiche anche per il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, al quale si imputa il mancato intervento della Guardia Costiera.
«Solo immaginare che il ministro dei Trasporti, che è papà, abbia non solo detto ma anche soltanto pensato di non intervenire, è un oltraggio. Chi vuole fare polemiche, fare politica su questo, lasci in pace lo Stato e la Guardia costiera». Matteo Salvini prova a smarcarsi dalle critiche che lo hanno travolto in seguito al tragico nubifragio di Cutro, dove decine di persone hanno perduto la vita di fronte alle coste italiane, distanti pochi metri.
Sebbene polemiche e ricerca delle responsabilità di quella che viene considerata come una tragedia evitabile abbiano in un primo momento riguardato solo il titolare del Viminale Piantedosi, anche in seguito alla sue dichiarazioni, queste poi si sono spostate su colui che ministro dell’Interno lo è già stato e che ora sta ai Trasporti. Anche in virtù delle direttive, ancora in vigore, da lui emanate nel 2019.
A Cutro, in seguito al naufragio del barcone, non sono intervenute lance della Capitaneria di Porto, della quale risponde appunto il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini. A detta di molti, le imbarcazioni della Guardia Costiera, più adatte e meglio equipaggiate rispetto a quelle della Guardia di Finanza intervenute per le operazioni di ricerca e soccorso, avrebbero potuto salvare molte più vite.
Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella farà visita ai superstiti del naufragio, Piantedosi nel frattempo rimane al centro del mirino e il Pd e il M5S hanno chiesto le sue dimissioni. Oggi riferirà in merito al naufragio. LE sue parole però non sono piaciute a Giorgia Meloni, che dopo Cutro ha stemperato sulla linea dura in tema immigrazione e preferisce un approccio più soft. Non a caso non sono arrivate parole di sostegno al ministro.
Cronaca
Avvocatessa di Genova condannata per tentato omicidio con riti voodoo

In base alle accuse, la donna ha cercato di appropriarsi del patrimonio di una 86enne di cui era amministratrice di sostegno: oltre ad avergli già spillato un milione di euro, avrebbe commissionato riti voodoo per farla sparire.
Commettere l’omicidio perfetto, è quasi impossibile: un testimone, un’impronta, qualche elemento che sfugge anche se si ripulisce la scena del crimine, alla fine, spesso, saltano fuori. E allora, come si può far sparire una persona, senza lasciare tracce dietro di sé? Attraverso riti voodoo, stando al piano di un’avvocatessa genovese che avrebbe cercato di appropriarsi del patrimonio di un’anziana di 86 anni del quale amministrava il patrimonio e nei cui confronti avrebbe ordito un tentato omicidio.
Queste sono le accuse per le quali è stata condannata a 5 anni di reclusione con rito abbreviato l’avvocatessa, ritenuta responsabile di peculato e falso. La donna è stata inoltre accusata di tentato omicidio attraverso riti voodoo. Per il “reato impossibile” previsto dall’articolo 49 del Codice Penale, è stata sottoposta inoltre a 18 mesi di libertà vigilata.
Secondo quanto ricostruito dal Tribunale dunque, l’avvocatessa avrebbe tentato di compiere un omicidio, giudicato appunto impossibile, commissionando riti voodoo. Per tale rato non è prevista una condanna, ma una misura di sicurezza.
L’avvocatessa conosceva molto bene la vittima: era la sua amministratrice di sostegno, oltre ad esserne l’erede disegnata. Dal patrimonio dell’anziana sarebbe già sparito un milione di euro e la parte lesa ha rifiutato di chiudere la questione in maniera bonaria. Le erano infatti stati offerti due appartamenti, dal valore ingente, ma la signora ha preferito proseguire nell’iter giudiziario. L’avvocatessa, oltre alla condanna, è stata raggiunta anche dall’interdizione perpetua dei pubblici uffici e la confisca dei beni.
Cronaca
Detenuto evaso dalla finestra del Pronto Soccorso a Milano, agente in coma

Questa mattina al San Paolo di Milano un detenuto è evaso lanciandosi dalla finestra del Pronto soccorso in cui era stato ricoverato d’urgenza. Un poliziotto ha provato ad inseguirlo, ma ha sbattuto la testa ed ora si trova in gravissime condizioni.
Sembra la sceneggiatura di un film, invece è quanto avvenuto all’alba di questa mattina, giovedì 21 settembre, al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo di Milano, dal quale è evaso un detenuto trasportato d’urgenza dopo una rissa in carcere, che si è lanciato dalla finestra. Un agente del servizio di scorta ha provato ad inseguirlo, ma ha sbattuto violentemente il capo ed ora si trova ricoverato in gravi condizioni. E’ in coma.
Il detenuto, magrebino detenuto a San Vittore, è stato portato al San Paolo ieri sera dopo una colluttazione con altri carcerati, in seguito alla quale ha riportato diverse ferite. Questa mattina, alle 5:25, la fuga: ha aperto la finestra e si è buttato dal secondo piano. L’agente che lo aveva in custodia si è lanciato a sua volta, ma non è atterrato altrettanto bene ed ha picchiato il capo.
Trasportato d’urgenza in un altro ospedale, dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico, si trova in gravissime condizioni. sono in corso le ricerche per individuare il detenuto evaso dalla finestra dell’ospedale a Milano.
Attualità
Sindaco di Portofino accusato di vendere borse false nella sua tabaccheria

Un articolo de Il Fatto Quotidiano accende i riflettori su Matteo Viacava, primo cittadino della nota località ligure. Le opposizioni chiedono le sue dimissioni.
Merce contraffatta venduta a poche centinaia di metri dalla celebre piazzetta. L’accusa, lanciata da Il Fatto Quotidiano, non riguarda qualche ambulante irregolare, bensì il sindaco di Portofino, Matteo Viacava, che secondo il quotidiano ha esposto borse false sugli scaffali della sua tabaccheria. Per questo fatto la Lista Sansa nel Consiglio regionale della Liguria ne ha chiesto le dimissioni.
L’atto d’accusa non è declinato propriamente in politichese: «Di solito sono i senegalesi a vendere le borse “taroccate”. A Portofino è il sindaco […] Quando a vendere le borse false per strada sono degli immigrati ecco piombare le forze dell’ordine a riempire verbali, denunce e provvedimenti di espulsione. Ma quando, stando a quanto scrive ‘il Fatto’ con tanto di fotografie, lo fa addirittura il sindaco?».
Il caso è particolare: Portofino è da sempre considerata una meta per gli amanti del lusso e delle migliori griffe. Proprio questa sua esclusività attira da decenni turisti facoltosi, attratti dall’immagine luxury della località. Che il primo cittadino possa vendere merce contraffatta non viene visto come un biglietto da visita appropriato.
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