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Politica

Lo scontro tra alleati si sposta sullo sbarramento alle Europee: Salvini contrario all’abbassamento della soglia al 3%

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A Giorgia Meloni la soglia di sbarramento al 3% non dispiacerebbe, mentre Salvini ha già espresso la sua (recente) contrarietà: non vuole essere messo all’angolo e spera di fagocitare Forza Italia.

E’ un solo punto percentuale, ma può fare di molto la differenza in termini di composizione e di numeri della rappresentanza italiana nel prossimo Parlamento Europeo. La proposta di abbassare al 3% della soglia di sbarramento alle prossime Elezioni Europee, trova la contrarietà di Salvini («La legge è questa e non cambia, non è serio cambiarla l’anno prima delle elezioni»).

Proposta avanzata a maggio da Alleanza Verdi-Sinistra Italiana e che mirava ad uniformare o sbarramento per le Europee a quello del Parlamento nazionale. All’epoca le forze di maggioranza erano tutte d’accordo. Cosa ha fatto cambiare idea a Salvini? Il 12 giugno è morto Silvio Berlusconi e nello scacchiere politico è tutto cambiato: è partita la corsa alla cannibalizzazione di Forza Italia.

Anche per questo Meloni non sarebbe contraria ad abbassare la soglia d’accesso: con il 3% gli azzurri sarebbero ancora in partita, col 4% meno. Il rischio è che i voti vadano dispersi e non è detto che vadano tutti a destra: potrebbero andare al centro, a sinistra, ma anche non andare proprio a votare. Salvini avrebbe tutto l’interesse a fagocitare Forza Italia o comunque a confermarsi come un “buon secondo”: più forze politiche entrano in Parlamento e meno è potente la sua forza specifica. Si troverebbe invischiato in una spartizione di seggi che, indebolirebbero la sua posizione, rafforzando ancor di più quella di Meloni. Che sul cuscinetto azzurro si appoggerebbe volentieri, così come non le dispiacerebbero nuove, eventuali, stampelle al centro.

Insomma, le corse alle urne europee è già cominciata e questa è solo una delle complicazioni emerse tra gli alleati di centrodestra in vista del voto del prossimo anno, ma i nodi da sciogliere sono diversi. A partire dalle candidature: se in Abruzzo e Piemonte verranno riproposte quelle dei presidenti uscenti, la situazione rimane fumosa in Sardegna, al voto a febbraio, ed in Basilicata. Una situazione d’incertezza che potrebbe creare qualche difficoltà alle forze di maggioranza, se ad esse fossero contrapposte forze di opposizione. Ma al momento gli alleati non hanno che da badare al fronte interno alla coalizione: fuori tutto tace.

Attualità

Pichetto Fratin: «superiamo il referendum sul nucleare», Salvini: «non perdiamo tempo»

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Una centrale nucleare, immagine d'archivio.

Oggi prima riunione della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, Pnns. Il ministro dell’Ambiente: «non si tratta di grandi centrali nucleari, ma di nuove tecnologie sicure». Salvini: «energia pulita e sicura a partire dai prossimi anni.

Piccoli passi sulla strada del ritorno al nucleare in Italia, checché ne dica il Referendum del 2011, che raggiunse il quorum con il 57% degli elettori che si recarono alle urne. La maggioranza di essi, il 94,05%, si espresse contro il ritorno alla produzione di energia nucleare. Eppure, adesso non sembra impraticabile la via del ritorno al nucleare, anzi al “nucleare sostenibile”. Si è infatti svolta la prima riunione della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (Pnns), al termine del quale il ministro Pichetto Fratin si è dimostrato favorevole.

Lo scopo della piattaforma d’altronde è esplicito: «definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale già operante nel settore». Le proposte vanno elaborate nei prossimi sei mesi, mentre entro sette mesi va redatto un documento contente la road map per le Linee Guida Linee Guida con azioni, risorse, investimenti e tempi entro 9 mesi.

Al termine della riunione di stamani, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha spiegato: «non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo quali gli Small Modular Reactor (SMR) e i reattori nucleari di quarta generazione (AMR)».

A dar man forte al progetto, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, che si dice sicuro della buona riuscita dell’intera operazione: «L’’Italia non può perdere tempo: dev’essere chiaro l’obiettivo di tornare a produrre energia pulita e sicura tramite il Nucleare, a partire dai prossimi anni».

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Politica

L’idea di Biancofiore «Costruiamo un’isola artificiale per i migranti in acque internazionali»

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La foto di Ellis Island postata su Facebook da Michela Biancofiore per illustrare il suo progetto.

Secondo la senatrice Michela Biancofiore, bisognerebbe realizzare un’isola artificiale in acque internazionali per fermare le stragi di migranti nel Mediterraneo.

Una Lampedusa d’acciaio. Un’Isola delle Rose in cui vengono prese le impronte digitali. Una terra emersa promessa, che terra non ha. Ma soprattutto, una questione non più italiana dal momento che sorgerebbe in acque internazionali. La senatrice Michela Biancofiore ha avuto l’idea in grado di risolvere la gestione dei flussi migratori, senza dover chiedere alla marina militare di imporre blocchi navali e, di conseguenza, dichiarare guerra alla Libia. Biancofiore propone infatti di realizzare in acque internazionali un’isola artificiale in cui accogliere i migranti.

La forza di un’idea, sta nella facilità della sua applicazione: «Costruire, immediatamente, in acque internazionali un’isola artificiale nel Mediterraneo, una sorta di ‘pit stop’ di approdo, sulla fattispecie dell’Isola delle Rose, dove realizzare un hub di accoglienza e salvezza, e di verifica se gli immigrati abbiano titolo a venire in Europa o siano clandestini» ha spiegato Biancofiore nella trasmissione “Dimmi la Verità” della testata La Verità.

L’ex sottosegretaria alla Pubblica amministrazione, eletta con Forza Italia e passata nel 2021 a Coraggio Italia, la formazione politica creata da Luigi Brugnaro e Giovanni Toti, illustra anche i dettagli del progetto: «un luogo neutro di cooperazione internazionale nel quale, di concerto con la Croce Rossa internazionale e altre associazioni umanitarie, ci si possa prendere cura di questi disperati, farli approdare senza lasciarli annegare ma, allo stesso tempo, gli si prendano le impronte per le identificazioni e per valutare il loro diritto a chiedere ed ottenere asilo».

Una soluzione che però non ha nulla a che fare con la gestione dei flussi migratori del governo, che comunque sta andando a gonfie vele: «Benissimo quanto sta facendo la premier Meloni per fermare gli sbarchi di clandestini e per non far diventare l’Italia il campo profughi dell’Ue. Dobbiamo imprimere una vera svolta al fenomeno migratorio impedendo che i clandestini arrivino sulle nostre coste che sono, ricordiamolo, i confini dell’Europa». Dunque il problema non sono le partenze, nè le tratte: sono gli approdi. Con un’isola artificiale in acque internazionali il problema è risolto.

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Politica

La Lega chiede le dimissioni del direttore del Museo Egizio di Torino: «è razzista contro i cristiani»

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Il vicesegretario leghista Andrea Crippa vuole le dimissioni dell’egittologo Christian Greco, reo di aver praticato in passato sconti solo ai musulmani: «se non si dimette chiederemo a Sangiuliano di cacciarlo».

Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, in un’intervista ad Affari Italiani si scaglia con veemenza contro il direttore del Museo Egizio di Torino, l’egittologo Christian Greco, del quale chiede le dimissioni. «Faccia un gesto di dignità e si dimetta. Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui».

Il motivo di tanto livore non va ricercato nell’antichità, ma in un passato abbastanza prossimo: «È un direttore di sinistra che ha gestito il Museo Egizio di Torino in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana. Ha fatto sconti solo per i musulmani e mai per chi professa altre religioni. Il Museo Egizio di Torino viene pagato dai cittadini e lui ascolta solo la sinistra. È un razzista contro italiani e cristiani. Si dimetta subito farebbe più bella figura».

Greco è direttore del museo dal 2014. In passato, nel 2018, è già stato protagonista di un diverbio anche con l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale criticò pubblicamente la decisione di offrire due biglietti al prezzo di uno ai visitatori di lingua araba. All’epoca Meloni affermò: ««Con noi al governo non sarà più direttore». I tempi dunque sarebbero maturi.

Il Consiglio d’amministrazione della Fondazione del museo si schierò compatto in sua difesa, ricordando che la scelta del direttore è di sua esclusiva competenza. Christian Greco oggi non si dimostra particolarmente colpito dalla richiesta di dimissioni dal ruolo di direttore del Museo Egizio di Torino avanzata dal vicesegretario della Lega Andrea Crippa: «Possono anche mandarmi via dall’Egizio, se vogliono. Mi resterà comunque l’Egitto. Non faccio politica, mi dedico all’antico e non alla contemporaneità. Sono un egittologo e lo rimarrò anche se dovessi andare a servire cappuccini in un bar di Porta Nuova».

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