Politica
In rete circolano le foto senza veli di Liliane Mureketate e lei denuncia il fotografo

Nei giorni scorsi sul web, sui social e su alcuni quotidiani on-line sono state pubblicatie le foto di uno shooting senza veli che la compagna di Aboubakar Soumahoro, Liliane Murekatete, ha realizzato prima di conoscere il senatore. Lei denuncia il fotografo che però si difende e sostiene di non essere stato lui a diffonderle.
Liliane Murekatete torna a difendersi e stavolta non per il ruolo da lei ricoperto nei due consorzi, o per le sue borse griffate, ma a causa delle sue foto senza veli circolate sul web. La compagna del senatore Aboubakar Soumahoro, già finita al centro delle polemiche per le vicende collegate alle cooperative Karibu e Consorzio Aid, ha denunciato un fotografo, Elio Leonardo Carchidi, che avrebbe, in base alle accuse, diffuso gli scatti senza il suo permesso. L’autore degli scatti incriminati però si difende, sostiene di non essere stato lui a divulgarle e di non averle rimosse dal suo sito web, perché non gli è mai stato richiesto.
Le foto sono ancora ospitate nel portfolio on-line del fotografo, ma sono protette da una password. Nei giorni scorsi però hanno fatto il giro del web e sono state pubblicate e trasmesse, con le dovute censure, anche da quotidiani e trasmissioni televisive. Qualche giornalista si è preso perfino la briga di descrivere le immagini, alcune in realtà abbastanza esplicite, illustrandole con dovizia di particolari.
Il servizio fotografico in questione, regolarmente commissionato, realizzato e pagato, è stato realizzato nel 2012, quando Liliane Mureketate aveva 35 anni. Secondo l’autore degli scatti, non sembrava avere esperienza come modella e si sarebbe trattato di uno shooting realizzato per divertimento. Il fotografo avrebbe poi caricato le immagini anche sul suo sito, d’accordo con la donna immortalata, per arricchire il portfolio dei lavori realizzati. All’epoca Murekatete non aveva ancora conosciuto il senatore Soumahoro ed aveva avuto diverse esperienze professionali a Palazzo Chigi.
Negli archivi consultabili in rete c’è traccia solamente di una consulenza da 8.500 euro commissionata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2009. Sul proprio profilo Linkedin Murekatete afferma di essere stata per un anno, a partire dal 2008 «vice rappresentante personale a interim per l’Africa del Primo ministro» e poi, dal 2009 al 2011, «rappresentante personale a interim per l’Africa del Primo ministro». Ma il suo esordio a Palazzo Chigi sarebbe precedente e risalirebbe al 2003, quando sarebbe stata introdotta da Alberto Michelini all’epoca nominato rappresentante personale di Berlusconi per il «Piano di azione per l’Africa». Poi ci sarebbe rimasta anche con Romano Prodi e sarebbe stata confermata da Berlusconi, dopo il suo ritorno nel 2008.
Politica
La sfilata estiva della politica italiana da Bruno Vespa: Giorgia Meloni apre il forum di Manduria

La passerella politica estiva a Manduria, nella Masseria di Bruno Vespa, è stata inaugurata dall’intervista alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Fedeli al salotto, anche quando il salotto non c’è. Sembra essere questo il motto della politica italiana che si prepara a sfilare nella masseria di Bruno Vespa a Manduria per la stagione primavera-estate 2023. Al Forum L’Italia che Verrà, giunto alla sua quarta edizione, ci sarà una sola grande assente: Elly Schlein ha declinato l’invito. Non mancherà invece Giuseppe Conte. Stamane, la prima intervista di Bruno Vespa a Manduria è stata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
La masseria che possiede a Manduria, un podere del ‘600, è già diventata una tappa imprescindibile dell’estate politica italiana. Quest’anno gli sponsor che hanno voluto partecipare sono aumentati. La premier avrebbe dovuto parlare ieri sera. Aveva chiesto di anticipare l’intervista, dando il là ad un grosso sforzo organizzativo per farsi trovare pronti. Tutti i piani però sono saltati: era attesa alle 19, è arrivata alle 21. Tutto rimandato a stamattina alle 11. Il maestro del dialogo coi membri del governo, che sperava addirittura di inserirla nella sua striscia serale, ha saputo trattenere l’evidente disappunto. Si è perfino fatto immortalare mentre si asciuga dopo un tuffo in piscina.
Tanti gli argomenti affrontati da Giorgia Meloni, dall’Ucraina, ai migranti, ai rapporti con i partner europei. Prendendo spunto dalle contestazioni al ministro Roccella al Salone del Libro di Torino, in apertura ha rigettato ancora una volta accostamenti a sentimenti nostalgici ed ha riservato una stoccata a Schlein: «Se la segretaria del Pd non distingue il dissenso dalla censura abbiamo un problema di autoritarismo. Il centrodestra da sempre difende la libertà dei cittadini e delle imprese e il nuovo corso del Pd è andare dritti sulla strada della strategia che li ha portati alla sconfitta elettorale, io non sono nessuno per dire: cambiate strategia».
Un passaggio significativo è stato quello dedicato alla lotta alla violenza sulle donne, nel quale ha rivelato di aver chiamato la madre di Giulia Tramontano: «È una vicenda che m’ha lasciato senza fiato, come la gran parte degli italiani. Da madre ho chiamato la madre di Giulia: la prima cosa alla quale penso è la mamma. Mi ha scioccato non solo la freddezza, m’ha scioccato vedere il video di Giulia e la morte di un bimbo che a sette mesi sarebbe stato in grado di vivere, sono due le persone che muoiono, anche se il grembo della madre dovrebbe essere il posto più sicuro. Accadono molte cose che sembrano impensabili, il fatto di Giulia, il fatto in Francia, in nome di Gesù».
Attualità
Renzi chiede le chat della professoressa che lo ha ripreso in Autogrill col 007 Mancini

E’ opportuno che un ex presidente del Consiglio si accanisca contro una cittadina? E può un direttore di giornale, sebbene non responsabile, voler limitare la libertà di stampa al punto da chiedere che vengano indagate le conversazioni tra giornalisti e loro fonti? A quanto pare sì, se l’ex presidente e il direttore in questione sono Matteo Renzi, che non è ancora domo per quanto riguarda le immagini che lo immortalano durante un colloquio in autogrill con Marco Mancini, dei servizi segreti italiani. Renzi ha chiesto avere copia delle chat della professoressa che lo filmato.
La donna che assistette alla scena, filmò tutto e inviò il materiale a Report, che risalì all’identità dell’interlocutore dell’ex presidente del Consiglio. Una notizia che suscitò interesse e scalpore, ma che provocò al contempo il disappunto di Renzi, il quale si convinse di essere finito al centro di un’operazione di spionaggio clandestino.
Chiese ed ottenne dalla Procura di indagare sulla donna. Ne emerse che si trattava di una semplice professoressa e non di una 007 sotto copertura. Ciò non è bastato a placare l’ex boy scout. Alessio De Giorgi, capo della comunicazione renziana ed ora direttore del sito de Il Riformista, ha assistito alla perizia sul telefono della professoressa. Durante questo esame, il consulente incaricato da Renzi ha chiesto che venissero estratte, copiate e consegnate tutte le chat della professoressa che contenessero anche uno solo dei seguenti termini: “Renzi”, “Mancini”, “Fiano”, “Autogrill”, “Settebagni”. Tutte, nessuna esclusa. Anche quelle personali e vecchie di anni.
Il legale della professoressa si è opposto ed ha chiesto alla Procura di Roma di stoppare le richieste dell’ex presidente del Consiglio, sia per tutelare la privacy della propria assistita, sia per tutelare la libertà di stampa, dal momento che sono presenti interlocuzioni tra giornalisti ed una fonte (che i giornalisti sono tenuti a tutelare). Sul punto, decideranno i pm.
Politica
Caso Metropol, Salvini al contrattacco: «Spero che giornalisti e politici complici di questa messinscena paghino»

Ad aprile la Procura ha archiviato l’inchiesta sul caso Metropol e sui presunti fondi russi alla Lega. Nei giorni scorsi La Verità ha pubblicato una serie di articoli nei quali smonta lo «scoop bufala» del 2019 dell’Espresso. Ma gli autori difendono il pezzo: «trattativa accertata».
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini gongola e i giornali di centrodestra gli danno man forte sullo scontro politico-editoriale relativo al caso Metropol, la presunta trattiva tra faccendieri russi e uomini del carroccio per far arrivare fondi in rubli nelle casse della Lega. Ad aprile la Procura ha accolto la richiesta di archiviazione, mentre nei giorni scorsi La Verità ha dedicato una serie di “contro scoop” all’articolo de L’Espresso.
La notizia è stata pubblicata nel febbraio del 2019, quando Salvini e la Lega erano al governo e all’apice degli indici di gradimento dell’elettorato. Secondo l’articolo, all’hotel Metropol di Mosca avvenne un incontro tra il collaboratore di Salvini Gianluca Savoini e alcuni emissari russi. Al centro dell’incontro, un presunto scambio di favori: fondi russi in cambio di posizioni favorevoli alle politiche russe. Secondo La Verità, si sarebbe trattato di uno scoop montato ad arte, con testimoni imbeccati dai giornalisti che hanno firmato il pezzo.
Giovanni Tizian e Stefano Vergine però, oggi in forza a Domani, non ci stanno e bollano questa ricostruzione come una «balla sesquipedale». Secondo i giornalisti la trattiva non andò in porto, ma ci fu ed è perfino documentata.
Sulla vicenda è stato chiamato ad esprimersi anche il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, su richiesta del Carroccio. Nel frattempo il leader della Lega promette ripercussioni: «Era tutta una montatura, per screditare me e la Lega, alimentata con strategie che, secondo le ultime rivelazioni, appaiono inquietanti. Spero che giornalisti e politici che pare – secondo gli ultimi dettagli emersi – siano stati complici di questa enorme e vergognosa messinscena paghino per l’errore commesso. Noi, come sempre, andiamo avanti a testa alta e con la coscienza a posto».
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