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La denuncia di Tokio: «la Corea del Nord ci ha lanciato contro un missile intercontinentale»

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Kim Jong Un test missilistico Corea del Nord

La Corea del Nord avrebbe lanciato il missile intercontinentale più grande al mondo, contro il Giappone. Il razzo sarebbe caduto a 170 chilometri dalle coste di un’isola giapponese. Si tratta dell’arma a più lungo raggio mai sparata da Kim ed è già l’undicesimo test balistico dall’inizio dell’anno.

In una situazione geopolitica non proprio idilliaca, non poteva mancare lo zampino di Kim Jong Un, che forse sentendosi un po’ escluso dalle discussioni su chi sia il più pazzo, ha pensato bene di lanciare un missile contro il Giappone. Almeno questo è quanto riferisce il viceministro della difesa di Tokyo, Makoto Oniki, che ha raccontato che un missile intercontinentale non identificato proveniente dalla Corea del Nord è caduto nelle acque della costa occidentale giapponese.

Si tratterebbe di un’arma balistica intercontinentale, capace di coprire grandi distanze, che dopo un viaggio di settantuno minuti, in cui ha coperto sei mila chilometri, sarebbe affondato nel mare a 170 chilometri a Ovest dell’isola di Honshu, in acque dunque sotto il controllo economico esclusivo giapponese.

Qualora le informazioni venissero confermate, si tratterebbe del missile a maggior gittata mai sparata dal governo di Pyongyang dal 2017, quando il Hwasong-15 coprì poco meno di cinque mila chilometri. Quello di oggi, sarebbe il Hwasong-17 fatto sfilare in parata nell’ottobre del 2020. 26 metri di lunghezza e 2,5 metri di diametro per quella che potrebbe essere il missile mobile più grande al mondo.

Kim ha ricominciato a giocare con i missili fin dagli inizi dell’anno in corso e sono già 11 i razzi sparati dalla Corea del Nord, contando anche il test fallito denunciato dal governo di Seul. Proprio in Corea del Sud giusto un paio di settimane fa, il conservatore Yoon Sul Yeol ha sostituito Moon Jae-Jin alla guida del paese e secondo molti osservatori potrebbe prendere la strada di azioni più concrete nei confronti “dirimpettai”. Il missile lanciato oggi potrebbe dunque essere interpretato anche come un avvertimento ai coreani del sud ed una provocazione agli USA.

Secondo alcuni analisti si tratta di un’arma terribile, ma poco pratica che richiede tempo e preparazione per essere impiegata. Tuttavia è capace di tenere sotto scacco parte delle difese americane: se trasportasse, o se ci fosse il sospetto che possa trasportare, tre o quattro tesate nucleari, è stato stimato che servirebbero tra i 12 e i 16 intercettatori pronti a neutralizzarlo. Tradotto, un miliardo di dollari per neutralizzare un singolo missile. Un buon deterrente in mano a Kim.

Il comando indopacifico delle forze statunitensi nel frattempo ha comunicato di aver intensificato le operazioni di monitoraggio dei test balistici di Pyongyang. In uno scenario geopolitico già teso dunque, in cui due superpotenze sembrano sempre sull’orlo di dare avvio ad un’escalation fino al punto di non ritorno, il missile intercontinentale lanciato dalla Corea del Nord contro il Giappone, sembra riaprire il fronte pacifico.

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Sabotaggio alla rete ferroviaria francese: circolazione in tilt a poche ore dalle Olimpiadi

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sabotaggio rete ferroviaria francia tgv

I sospetti degli inquirenti si concentrano sulla sinistra radicale. Paralizzata la circolazione del Tgv: sospese tre linee su quattro. I disagi si ripercuoteranno almeno fino al weekend. Sono 800 mila i viaggiatori coinvolti dal sabotaggio della rete ferroviaria in Francia.

Il modus operandi messo in atto, fa sospettare alle forze dell’ordine che dietro il sabotaggio alla rete ferroviaria in Francia possa esserci la mano dei gruppi della sinistra radicale. Nella notte scorsa, tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, in diversi punti nevralgici della circolazione ferroviaria, sono stati appiccati incendi che hanno di fatto paralizzato treni e stazioni. Il tutto mentre tra poche ore, in una Parigi blindatissima, andrà in scena la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Sono circa 800 mila i viaggiatori rimasti coinvolti dal sabotaggio della rete ferroviaria.

Modus operandi e ordigni incendiari già usati in passato in altre contestazioni «assomigliano a quelli utilizzati in passato dall’ultrasinistra», hanno fatto sapere fonti della sicurezza francesi a Le Parisien. Non si esclude che chi ha agito abbia potuto contare sull’appoggio di personale interno a Sncf, la compagnia ferroviaria francese.

Fin dai primi roghi, la società ha parlato di «atti dolosi concomitanti», mentre il ministro dei Trasporti francese Patrice Vergriete ha definito il sabotaggio «un’azione criminale scandalosa».

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Musk sulla figlia transgender: «è morto, ucciso dalla teoria woke. Non avrei dovuto accettare i trattamenti»

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elon musk figlia transgender

Intervistato da Tmz il tycoon ha usato dure parole nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Tra i due non corre buon sangue. La ventenne Vivian Jenna Wilson, nato come Xavier Musk, dopo il cambio di sesso ha interrotto ogni rapporto con il padre, il fondatore di Tesla e Space X, ed ha assunto il cognome della madre. La transizione non è stata bene accolta da Elon Musk, che, intervistato da Tmz ha usato parole molto dure nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Il miliardario ha anche abiurato il suo consenso ai trattamenti ai quali il figlio si è sottoposto: «Sono stato ingannato nel firmare documenti medici per approvare qualsiasi trattamento lei ricevesse». Parlando con il suo intervistatore, Musk ha affermato di aver accettato perché gli avevano paventato il rischio di un gesto autolesionistico da parte del giovane.

Non è la prima volta che tra Musk e la figlia transgender due volano screzi a mezzo stampa. In passato si sono scambiati dichiarazioni al vetriolo non soltanto sulle diverse visioni sui diritti Lgbtq+, ma anche in tema di politica. Misk ha spesso definita la figlia come una «comunista» e «marxista» che odia i ricchi».

 

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Traversata ecologica dell’Atlantico finisce in tragedia: ritrovati i corpi dei due navigatori

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navigatori morti durante traversata ecologica dell'atlantico

Brett Clibbery e Sarah Packwood  sono partito dalle coste canadesi lo scorso 18 giugno, a bordo di uno yacht ecologico. Volevano raggiungere le Azzorre, ma i loro corpi sono stati ritrovati a poche centinaia di miglia dal luogo della partenza. E’ mistero sulle cause della morte.

L'”Odissea Verde”, come era stata battezzata dai suoi ideatori, è durata poche centinaia di miglia. I corpi del canadese Brett Clibbery e della britannica Sarah Packwood, i navigatori che hanno tentato una traversata dell’Atlantico a bordo di uno yacht ecologico, sono morti ed i loro copri stati ritrovati sulle coste di Sable Island, 160 chilometri a sud-est della costa canadese da cui erano partiti oltre un mese fa. I due avevano lasciato le spiagge della Nuova Scozia con l’obiettivo di raggiungere le Azzorre.  3.228 chilometri da coprire in 21 giorni. Il viaggio però è durato poco più di un centinaio di miglia nautiche.

Ancora da capire il motivo della tragedia. Secondo quanto ricostruito al momento i due sarebbero stati costretti ad abbandonare la nave e sarebbero morti annegati. Lo yacht sul quale si trovavano a bordo però non è stato ritrovato. Tra le ipotesi, l’urto con una nave cargo, che non si sarebbe nemmeno accorta della collisione.

I due navigatori morti avevano raccontato nel dettaglio i preparativi della traversata dell’Atlantico, attraverso un canale YouTube, Theros Adventures, dal nome della loro barca eco-friendly. «È probabilmente la più grande avventura delle nostre vita», diceva entusiasta Sarah Packwood. Mentre il marito raccontava di come i due avessero equipaggiato la barca con vele, pannelli solari, batterie e un motore elettrico, così da mostrare a tutti che «viaggiare senza bruciare carburanti fossili è possibile».

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