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Liz Truss ha rassegnato le proprie dimissioni dopo appena 45 giorni

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Downing-Street

Terremoto a Downing Street: Liz Truss ha rassegnato le proprie dimissioni da leader del Partito Conservatore, dopo circa un mese e mezzo. Rimarrà Primo Ministro del Regno Unito fino a che non sarà scelto un successore. Adesso ci si domanda se l’incarico tornerà al predecessore Boris Johnson, o se invece verranno indette elezioni anticipate.

Quasi come Brian Clough, probabilmente il miglior allenatore della storia del calcio inglese (che però rimase sulla panchina del Leeds United solamente per 44 giorni prima di essere esonerato), ma senza le Champions League. Dopo appena 45 giorni, sembra giunto al capolinea il “regno” di Liz Truss che ha rassegnato le proprie dimissioni da leader del Partito Conservatore. «Riconosco che, data la situazione, non posso portare a termine il mandato per il quale sono stata eletta dal Partito Conservatore» ha dichiarato la Truss che ha anche aggiunto che «da qui alla prossima settimana» si terranno le votazioni per il suo successore.

Il governo Truss, l’ultima a ricevere l’incarico da Sua Maestà la Regina Elisabetta, era partito in salita. Da una parte il pesante fardello degli scandali legati all’amministrazione Johnson, dall’altra le difficoltà a far quadrare i conti. E così Liz Truss, che oggi ha rassegnato le proprie dimissioni, non ha mai avuto vita facile e gradualmente ha perso i pezzi della sua amministrazione.

L’ultima a lasciare, Suella Braverman, controversa ministro dell’Interno a causa delle sue posizioni anti-immigrazione. La settimana precedente era stato il ministro dell’Economia Kwasi Kwarteng a mollare.

Adesso oltremanica ci si interroga su cosa accadrà a Downing Street. Sembra probabile che verranno indette elezioni anticipate, come richiesto a gran voce dall’opposizione, ma c’è chi scommette sul grande ritorno di Boris Johnson, che avrebbe riconquistato la fiducia del partito conservatore, che d’altro canto ha fatto mancare la terra sotto i piedi della Truss.

Termina quindi praticamente ai nastri di partenza il governo della Truss, che però può vantare una sorta di “mini manovra finanziaria iperliberista”, bocciata e rispedita al mittente, che ha ritirato il progetto presentato.

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Ricatto alla famiglia Schumacher: «15 milioni o foto e video in rete»

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ricatto alla famiglia Schumacher

Il piano sarebbe stato architettato da un ex bodyguard del sette volte iridato, per vendicarsi dell’improvviso licenziamento. 

Dopo essere stato licenziato da Corinna Schumacher, Markus Fritsche, per 8 anni bodyguard del sette volte campione del mondo, avrebbe lasciato l’immensa villa di Gland, tra Losanna e Ginevra, pieno di risentimento, con 4 chiavette usb e due hard disk ed un piano in mente. Secondo il Daily Mail, aveva sottratto 1.500 foto e 200 video che ritrarrebbero il Michael Schumacher, per confezionare un ricatto ai famigliari, che hanno deciso una nuova organizzazione intorno al campione.

La moglie dell’ex pilota Ferrari, che lo assiste 24 ore su 24, sin dall’incidente sugli sci avvenuto il 29 dicembre 2013 ha mantenuto il più stretto riserbo sulle condizioni del marito, mai più apparso in pubblico, e sulle cure alle quali è sottoposto. Secondo quanto circola sul web il costo di queste si aggirerebbero sui 7 milioni di euro l’anno. Fritsche, membro della sicurezza della famiglia Schumacher dal marzo 2012, cioè 18 mesi prima dell’incidente, avrebbe chiesto 15 milioni di euro per non diffondere in rete il materiale trafugato.

Non lo avrebbe fatto direttamente, ma mediante un complice, Yilmaz Tozturkan, buttafuori in un night club. Sarebbe stato questi, lo scorso 3 giugno, a contattare la famiglia Schumacher. Qualche giorno dopo suo figlio Linz, avrebbe inviato allo staff del tedesco quattro foto a riprova della fondatezza della minaccia.

Il piano dei due, che prevedeva il pagamento del ricatto in due tranche, è stato sventato dalla polizia una settimana dopo la telefonata alla famiglia Schumacher. Tozturkan si trova attualmente in custodia cautelare, mentre suo figlio e Fritsche, che vive a Wulfrath, sono in libertà su cauzione. All’udienza del mese prossimo, il giudice Birgit Neubert deciderà se ci sono prove sufficienti per procedere con il caso.

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Georgia sull’orlo della guerra civile: ultimatum alla presidente dopo la quarta notte di scontri

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scontri in georgia

Il neo eletto premier Irakli Kabajidze, filorusso, ribadisce che il 29 dicembre la presidente Salamè Zourabichvili, filoeuropea, dovrà rinunciare al suo mandato e che il 14 si terranno le elezioni per il presidente della Repubblica, che per la prima volta non sarà eletto dai cittadini, ma dal Parlamento.

La quarta notte di scontri di fronte al Parlamento di Tbilisi in Georgia ha seguito il canovaccio delle precedenti: barricate e lancio di fumogeni da parte degli attivisti, cariche in tenuta antisommossa, idratanti e lacrimogeni da parte delle forze speciali. Secondo il Ministero della Sanità i feriti nelle ultime 24 ore sarebbero stati 37, di cui 13 agenti e 24 attivisti. Tra gli arrestati, Zurab Japaridze, uno dei leader del partito di opposizione ‘Coalizione per il cambiamento’, e diversi giornalisti.

La situazione in Georgia non va migliorando, anzi, si teme che da qui al 29 dicembre, data in cui è previsto l’insediamento del nuovo governo, possa addirittura peggiorare. Le tensioni sono andate montando a partire dalla notte del 26 ottobre scorso, quando il partito “Sogno Georgiano” si è proclamato vincitore delle elezioni. Il risultato elettorale tuttavia è stato attaccato dalle opposizioni, che hanno denunciato brogli. La miccia delle proteste però, che dalla capitale si sono allargate in breve al resto del Paese, l’ha accesa l’annunciato “rinvio” del percorso di adesione all’Unione Europea da parte del nuovo governo dello scorso 28 novembre.

La premier uscente, Salamè Zourabichvili, ha chiesto l’annullamento delle elezioni da parte della Corte Costituzionale e, in un’intervista a Afp, ha dichiarato che non rinuncerà al suo mandato alla scadenza prevista, il 29 dicembre, fino a che non saranno indette nuove elezioni. Il suo successore, Irakli Kobakhidze, ha risposta in maniera netta: «Capisco la situazione emotiva di Zourabichvili, ma ovviamente il 29 dicembre dovrà lasciare la sua residenza e consegnare questo edificio al presidente legittimamente eletto». Dal momento che per il prossimo 14 dicembre è prevista l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che per la prima volta non sarà eletto dal popolo ma da un collegio dominato dal partito al governo, la scena è in continua evoluzione e potrebbe accadere di tutto.

Quel che sembra chiaro è che i manifestanti non hanno intenzione di fare passi indietro. Lo slogan più ripetuto è «fino alla fine». La causa profonda dietro agli scontri di piazza in Georgia, riguarda il futuro del Paese e molti cittadini vorrebbero allontanarsi dall’ala protettrice della Madre Patria Russia, per incanalarsi verso l’adesione all’Unione Europea.

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Puff Daddy resta in carcere: negata per la terza volta la libertà su cauzione

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negata cauzione a puff daddy

Il rapper affronta accuse di traffico sessuale e abuso, con il processo fissato per maggio, mentre emergono rumors sul coinvolgimento di volti celebri. Secondo i giudici, che hanno negato la libertà su cauzione a Puff Daddy, il rapper avrebbe utilizzato piattaforme non autorizzate per contattare i testimoni dal carcere e fare pressioni su di loro.

Sean Combs, in arte Puff Daddy, P Diddy, P Love ed altri alias ancora, resta in carcere, dove si trova accusato di traffico sessuale e associazione a delinquere. Per la terza volta i giudici hanno negato a Puff Daddy la libertà vigilata su cauzione, sostenendo che il rapper avrebbe provato a contattare i testimoni del processo e convincerli a cambiare le proprie deposizioni.

Secondo le accuse nei suoi confronti, Combs avrebbe organizzato festini a base di droghe, nelle quali avrebbe abusato di uomini e donne, anche ricorrendo a minacce, ricatti e violenze. Lo scandalo è andato subito allargandosi ed ha messo in stato d’agitazione il jet set hollywoodiano, dal momento che ai party del rapper avrebbero partecipato anche diverse celebrità.

Il processo penale è previsto per il 5 maggio del prossimo anno. Parallelamente a quello penale, Combs sta affrontando anche un procedimento civile intentato da oltre 120 presunte vittime, tra cui 25 minorenni all’epoca dei fatti, che lo accusano di violenza sessuale. Si è dichiarato innocente da ogni accusa.

Le notizie dell’arresto hanno scatenato una serie di rumors sul web che hanno coinvolto anche altri nomi noti. Tra le figure menzionate come presunte vittime ci sarebbe un giovanissimo ed ancora minorenne Justin Bieber, agli albori della sua carriera.

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