Politica
Scoppia il Frecciagate: Lollobrigida avrebbe fatto fermare un Frecciarossa in ritardo a Ciampino
Secondo il Fatto Quotidiano che ha scodellato lo scoop, il ministro voleva a tutti i costi presenziare ad una inaugurazione a Caivano che oltretutto non era di competenza del suo ministero. Dato che il treno aveva accumulato un ritardo di due ore, ha chiesto la fermata straordinaria, confermata da Trenitalia.
Quando c’era lvi i treni partivano in orario. Con Lollobrigida continuano ad arrivare in ritardo, ma se non altro si fermano dove vuoi tu. Se sei Lollobrigida: il ministro dell’Agricoltura e del Made in Italy avrebbe fatto fermare un treno Frecciarossa in ritardo per scendere a Ciampino. La fermata straordinaria, secondo Il Fatto Quotidiano che ha pubblicato per primo la notizia, sarebbe stata confermata anche da Trenitalia. Il caso è subito sfociato in un’aspra polemica politica, tanto che Giuseppe Conte ha già anticipato che qualora la notizia fosse confermata, il Movimento 5 Stelle chiederà le dimissioni del ministro.
Il Frecciarossa 9519 partito da Torino con destinazione Napoli Afragola lo ha caricato a Roma Termini. Poco dopo però il treno è stato dirottato sulla vecchia linea Roma-Napoli, a causa di un guasto alle infrastrutture. Qui si è verificato un altro problema e il treno ha guadagnato un ritardo quasi due ore. Lollobrigida, che era atteso a Caivano, avrebbe poi dovuto far ritorno a Roma per partecipare al talk show condotto da Nunzia De Girolamo. Pertanto urgeva porre rimedio al più presto e permettere alle Istituzioni di essere vicine ai cittadini.
Detto fatto: treno fermo in via del tutto eccezionale a Ciampino e la Repubblica è salva. Trenitalia ha confermato la fermata ad hoc, spiegando che la possibilità di fermare i treni per impegni istituzionali è contemplata dal regolamento delle Ferrovie dello Stato e che il fatto non ha provocato ulteriore disagio ai passeggeri.
L’urgenza per la quale Lollobrigida ha dovuto far fermare un Frecciarossa è stata motivata, sempre secondo il giornale, da fonti vicine al ministro: «L’assenza del governo sarebbe stata una delusione sia per le tante persone presenti che attendevano l’inizio dell’evento, soprattutto per bambini e studenti accorsi sotto la pioggia nella scuola e al parco, sia per le istituzioni. Il treno purtroppo aveva circa 100 minuti di ritardo. Per non deludere i cittadini e per rispettare l’impegno preso con la comunità di Caivano, il ministro sarebbe andato perfino a piedi».
Resta però da capire per quale motivo il ministro dell’Agricoltura, del Made in Italy, delle Foreste e della Sovranità Alimentare (il web l’ha già rinominato ministro della Sovranità ferroviaria, ndr) debba inaugurare il parco urbano della città campana. Si tratta di un luogo destinato ai giovani, per strappargli alle grinfie della camorra, questo si vero prodotto 100% made in Italy igp. Nell’ormai famoso decreto Caivano la firma di Lollobrigida manca (ci sono quelle di Piantedosi, Nordio, Abodi, Fitto, Valditarta, Roccella Bernini ed ovviamente Meloni, ndr), perchè non è argomento di competenza del Dicastero da lui retto. Semplicemente, è l’ipotesi dei maligni, voleva farsi immortalare all’inaugurazione e rivendicare quella di Caivano come una battaglia tutta di Fratelli d’Italia. Valeva la pena far fermare un treno.
Cronaca
Rete ferroviaria in tilt, ma Salvini pensa alla Festa dei Nonni: polemiche
Il ministro dei Trasporti travolto dalle polemiche per la gestione dell’emergenza che ha paralizzato la circolazione su rotaia e per le relative comunicazioni: mentre i pendolari del Paese rimanevano fermi ai binari e Trenitalia consigliava di «riprogrammare i viaggi», Salvini dedicava un post alla Festa dei Nonni.
Le opposizioni hanno già chiesto le dimissioni del ministro dei Trasporti. Oggi, mercoledì 2 ottobre, la circolazione ferroviaria ha subito gravissimi disagi, con oltre un centinaio di treni cancellati e numerosi ritardi, a causa di un guasto elettrico nel nodo di Roma. Il problema ha paralizzato le stazioni Tiburtina e Termini, provocando ripercussioni sull’intera rete nazionale. I disagi hanno scatenato un’ondata di critiche verso Salvini, anche per il fatto che il ministro non ha affrontato immediatamente la questione, preferendo dedicare un pensiero alle celebrazioni della Festa dei No
Un guasto al quale non si è potuto rimediare in breve tempo. Trenitalia si è limitata a consigliare ai viaggiatori di «riprogrammare i viaggi». E da più parti è stato invocato un intervento del ministro dei Trasporti, che però a lungo è rimasto in silenzio. Alla fine, durante un intervento in videocollegamento al 68° congresso degli ingegneri di Siena, il leghista ha pronunciato qualche parola sul disservizio: «Siamo al lavoro per risolverlo il prima possibile. C’è stato un problema elettronico in una centralina questa notte, a Roma. Evidentemente qualcuno non è riuscito a intervenire in tempo». Nello stesso intervento ha trovato il tempo di difendere l’ordine degli ingegneri, ma non quello dei giornalisti, che, anzi, vorrebbe sopprimere.
Tuttavia, non ci sono soltanto ingegneria, edilizia ed un piccolo accenno ai trasporti nei pensieri dell’eclettico Salvini, ma anche la Festa dei Nonni. Sui propri profili social infatti, mentre la crisi dei treni era in corso, il ministro ha pubblicato un lungo e sentito post sulla celebrazione. Riportiamo solo la chiusa: «Se potete, chiamateli e fate sentire il vostro affetto, perché i nonni sono la vita. Buona festa a tutti i nonni». Segue l’emoji del cuore. Al post invece è seguita un’ondata di critiche.
In mattinata Salvini avrebbe dovuto presenziare alla presentazione del brand dei treni regionali di Ferrovie dello Stato. Né lui né l’amministratore delegato Stefano Donnarumma si sono presentati. Il ministro però era presente nel pomeriggio al question time della Camera, dove è stato inevitabilmente incalzato sui disagi alla rete ferroviaria. «Ho chiesto che emergano le responsabilità e chi ha sulla coscienza i disagi creati oggi a migliaia di persone ne dovrà rispondere. A quanto mi risulta, i tecnici mi dicono esserci stato un errore stanotte di un’impresa privata che ha piantato un chiodo su un cavo e poi diciamo che il tempo di reazione di fronte a questo errore, e conto che il privato ne risponderà, non è stato all’altezza di quello che la seconda potenza industriale d’Europa deve avere» ha affermato Salvini. E ancora: «Ci stanno lavorando gli ingegneri perché non è possibile investire miliardi di euro per comprare nuove carrozze, i nuovi treni pendolari, gli Intercity, l’alta velocità, la Tav, il Brennero e tutto il resto, e se uno alle tre di notte a Roma pianta il chiodo nel posto sbagliato poi tu rovini la giornata di lavoro a a migliaia di persone».
Infine il ministro rassicura: «ho chiesto nomi, cognomi, indirizzi e codici fiscali di quelli che non hanno fatto il loro lavoro, quando ci sarà questa conclusione lo saprò e lo saprete. Ho chiesto una verifica delle centraline di alimentazione in tutta Italia, perché a questo punto non è possibile che un errore di un privato possa fermare mezza Italia».
Politica
Giovanni Toti patteggia: 2 anni sostituiti da lavori socialmente utili
L’ex presidente di Regione Liguria Giovanni Toti ha trovato l’accordo con la procura per patteggiare la condanna, due anni e un mese, e sostituirla con lavori socialmente utili per 1.500 ore.
«Amarezza e sollievo». Commenta così l’ex governatore ligure, seguito all’accordo trovato con la Procura: Toti, accusato di corruzione, patteggia una condanna a due anni e un mese, sostituita con lavori socialmente utili per 1.500 ore. Per tutta la durata della pena l’ex presidente della Giunta Regionale è interdetto dai pubblici uffici e non potrà contrattare con le pubbliche amministrazioni. Ha anche subito una confisca da oltre 84 mila euro.
«Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte», ha commentato Toti.
La procura, secondo l’avvocato Stefano Savi, ha riconosciuto che l’ex governatore «non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche. Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta “corruzione impropria” – che rimane – ovvero per atti legittimi degli uffici». E conclude: «Al termine di oltre tre anni di indagini, continue intercettazioni, pedinamenti, filmati e quasi tre mesi di detenzione domiciliare, l’accordo prevede una sanzione di circa 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la restituzione da parte del Comitato Toti delle somme direttamente contestate».
Politica
Sangiuliano rassegna le dimissioni: «grazie alla premier per avermi difeso»
Anche la premier si è convinta ad accettare le dimissioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dopo l’intervista rilasciata da Maria Rosaria Boccia a La Stampa e quella che andrà in onda stasera su La7.
Alla fine l’affaire Boccia è scappato di mano ed anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è rassegnata. Gennaro Sangiuliano ha rassegnato le sue dimissioni irrevocabili. «Grazie per avermi difeso con decisione e per l’affetto, ma il lavoro non può esser macchiato da gossip» ha scritto nella lettere indirizzata alla premier.
E dopo le storie di Instagram, le smentite del governo, le contro smentite via Instagram, le interviste con voce rotta al Tg1, altre storie Instagram, foto e video captate di nascosto, documenti riservati pubblicati, dimissioni consegnate e respinte, a far propendere per il passo indietro sarebbero state le nuove interviste, una pubblicata da La Stampa oggi ed una che sarà trasmessa da In Onda sul La7 questa sera ed un interessamento alla vicenda da parte della Corte dei Conti.
I nuovi elementi, dopo le «relazioni personali», i documenti riservati e i dubbi legati ai rimborsi spesa, sono le presunte «persone che a mio avviso hanno ricattato il ministro». Il riferimento è tanto misterioso quanto esplosivo. Il Ministero ha già fatto sapere che sta valutando se agire per vie legali. Dell’interessamento della Corte dei Conti è Sangiuliano stesso a darne notizia: «Sono lieto di apprendere che la Corte dei Conti stia valutando la possibilità di aprire un fascicolo sulla vicenda che mi riguarda», così «avrò la possibilità di dimostrare che non sono stati spesi fondi pubblici né un euro del Ministero è stato utilizzato per viaggi e trasferimenti della signora Maria Rosaria Boccia».
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