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Conclusi i negoziati tra Russia e Ucraina, Mosca detta le sue condizioni

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conclusi i primi negoziati tra Russia e Ucraina

Delegazioni in ritorno verso le rispettive capitali e primo giro di negoziati conclusi. Attesi nuovi incontri nei prossimi giorni. «Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune» commenta Medinsky.

I negoziati tra Russia ed Ucraina in Bielorussia sono terminati con una fumata grigia. Non si è raggiunto un accordo definitivo per il cessate il fuoco, ma nemmeno si sono interrotte del tutto le trattative e questo è di per sé una buona notizia. Le delegazioni sono di ritorno nelle rispettive capitali per fare il resoconto e le valutazioni interne della prima giornata di dialogo tra i due Paesi dallo scoppio della guerra, o per meglio dire, dall’invasione russa in Ucraina. Nei prossimi giorni i negoziati dovrebbero riprendere.

“Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune”, ha detto il negoziatore russo Vladimir Medinsky, uomo molto vicino a Putin. Il presidente dal canto suo ha avuto un colloquio telefonico con Macron, rende noto l’Eliseo, nel quale si è impegnato a fermare i radi contro le abitazioni e i civili. Il presidente francese avrebbe ottenuto da Putin l’impegno a tenere aperto il dialogo al fine di evitare altre escalation. Macron poi avrebbe ribadito la richiesta della comunità internazionale di terminare immediatamente le operazioni belliche in Ucraina.

Putin non ha chiuso definitivamente la porta a queste ipotesi, ma ha dettato le sue condizioni. Innanzitutto non pare intenzionato a fare marcia indietro circa le sue richieste di «smilitarizzazione e de-nazificazione» dell’Ucraina. Poi ha ribadito che un accordo sarà possibile solo quando il Paese avrà «assunto uno status neutrale», rinunciando definitivamente quindi all’ingresso nella Nato e nell’Unione Europea. Infine Putin ha anche chiesto il riconoscimento ufficiale della Crime come territorio russo da parte della comunità internazionale.

I negoziati tra le delegazioni di Russia ed Ucraina si sono conclusi dopo sei ore, durante le quali non hanno cessato di esplodere bombe e risuonare le sirene d’emergenza. Le trattative tra russi e ucraini sembravano destinate a durare poco e a fallire in fretta, ma, nonostante un’interruzione non tanto chiara, sono proseguiti fino ad una parziale aperura tra le parti.

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Spunta un passaggio segreto a Palazzo Grazioli, ex casa di Silvio Berlusconi

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passaggio segreto palazzo grazioli ex casa silvio berlusconi

La residenza romana dell’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi è ora sede della stampa estera in Italia e durante il trasloco un giornalista del London Times ha scoperto un passaggio segreto che conduce all’esterno della casa.

Palazzo Grazioli a Roma dal 1995 al 2020 è stato il centro nevralgico capitolino del berlusconismo. Da ieri, lunedì 25 marzo, è la sede dell’Associazione della Stampa estera in Italia. I giornalisti non vedevano l’ora di scoprire quali meraviglie si celassero dietro i portoni dell’ex casa romana di Silvio Berlusconi e già durante il trasloco hanno fatto una ghiotta scoperta: un passaggio segreto che conduce all’esterno, celato dietro una libreria.

«Un buon modo per consentire agli ospiti della festa di andarsene in fretta?», si chiede ironicamente Tom Kington, giornalista del London Times, il quale ha postato su X il video della scoperta.

Il trasferimento nella precedente residenza di Silvio Berlusconi rappresenta una sorta di rivincita per la stampa estera attiva nel nostro Paese, come sottolinea la presidente dell’associazione Esma Cakir: «non venne più a parlare con noi per 20 anni nonostante le nostre insistenze perché ci riteneva “giornalisti scomodi”».

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Commento al vetriolo del conduttore del Tg2 sul duetto tra Fiorello e sua figlia: «ora questa avrà…»

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tg2 commento fiorello

Il microfono aperto questa volta ha tradito Piergiorgio Giacovazzo, mezzobusto del telegiornale di Rai 2.

Un duetto di Fiorello con la figlia nel giorno della festa del Papà, ovviamente, merita un servizio sui telegiornali Rai, che i conduttori devono, ovviamente, annunciare con un sorriso smagliante. Ma non è detto che siano così entusiasti di quello che mandano in onda. E’ il caso, ad esempio, del giornalista Piergiorgio Giacovazzo, conduttore del Tg2, che nell’edizione delle 12:30 di oggi, dopo aver annunciato la clip di Fiorello, si è lasciato scappare un commento che ha già fatto scalpore: «che carini… (tono detto con un tono esageratamente melenso, ndr) ora questa avrà 12 trasmissioni».

Non si sa se Giacovazzo abbia aggiunto qualcosa o meno, resterà un mistero, dal momento che il microfono è stato subito chiuso. Ma non abbastanza in fretta ed il fuori onda è stato captato, registrato ed è finito sui social.

Il giornalista avrebbe fatto dell’ironia sulla presenza ormai ubiquitaria dello show man nelle programmazioni Rai. Già da prima della ripresa della trasmissione “W Rai 2” e del Festival di Sanremo, telegiornali, programmi e talk hanno fatto a gara per ospitare una clip, un commento, una breve apparizione del comico catanese.

La necessità di promuovere uno dei volti di punta della rete, impone di concedergli ampio spazio anche all’interno dell’informazione di viale Mazzini. L’importante esposizione era già stata notata da diversi telespettatori e forse si sta trasformando in una presenza troppo ingombrante anche per gli addetti ai lavori.

Il commento del giornalista del Tg2 sul duetto di Fiorello e sua figlia ha suscitato qualche risata e reazioni che sposavano questa linea. Ma la “lesa maestà” costa qualche guaio a Giacovazzo. «Commento inappropriato e del tutto gratuito» lo ha definito la Rai nella nota con cui ha reso noto di aver avviato un procedimento disciplinare nei confronti del conduttore.

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La causa di Elon Musk ad OpenAi: «doveva essere no profit, è succursale di Microsoft»

Anche il New York Times ed altre 3 testate hanno fatto causa ad OpenAi per presunte violazioni del copyright.

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ia intelligenza artificiale

Il patron di Tesla ha citato in giudizio Sam Altman, ad della società che ha lanciato Chat GPT. Musk nel 2015 fu tra i fondatori di OpenAi, abbandonata nel 2018, prima del successo della piattaforma, acquistata per 13 miliardi di dollari da Microsoft alla fine del 2023.

Doveva essere una società no profit, senza scopo di lucro e con lo scopo di sviluppare prodotti di intelligenza artificiale per le persone, invece si è trasformata in una compagnia interessata ai profitti. E’ questa l’accusa della causa intentata da Elon Musk nei confronti di OpenAi, società che lui ha contribuito a fondare nel 2015. Il patron di Tesla ha citato in giudizio Sam Altman, ad della compagnia. Insieme a Greg Brockman fondarono la società open source e senza scopo di lucro.

Secondo Musk, ora OpenAi sta violando il primo contratto firmato dai tre cofondatori, secondo il quale la tecnologia sviluppata doveva essere «disponibile liberamente» al pubblico. Secondo Musk questo è venuto meno e lo dimostrerebbe lo sviluppo stesso di ChatGPT 4, avvolto dal segreto.

Nel 2018 Musk decise di lasciare la compagnia, quando venne rifiutata la sua proposta di acquisizione. Musk pensava di aver accumulato troppo ritardo rispetto a Google nello sviluppo dell’IA e voleva assumere la guida. Quando la sua proposta è stata rifiutata , ha salutato tutti e se n’è andata. Poco dopo ChatGPT è diventato sinonimo di intelligenza artificiale in tutto il mondo. OpenAi è stata poi acquisita da Microsoft sul finire del 2023 per 13 miliardi di dollari.

Nel documento legale depositato dall’accusa si legge: «OpenAI, Inc. è stata trasformata in una filiale di fatto closed-source della più grande azienda tecnologica al mondo: Microsoft. Sotto il suo nuovo Consiglio di amministrazione, non sta solo sviluppando, ma sta effettivamente perfezionando l’intelligenza artificiale generativa per massimizzare i profitti per Microsoft, piuttosto che per il beneficio dell’umanità».

La causa di Elon Musk è la seconda grana legale per OpenAi in pochi giorni, dopo quella intentata dal New York Times e da altre tre testate americane per presunte violazioni del copyright. Secondo gli accusanti, l’intelligenza artificiale replicherebbe interi articoli, senza citare fonte ed autore. Per le testate che muovono le accuse, OpenAi e Microsoft potrebbero esplicitare le loro fonti, ma non lo farebbero per una scelta ben precisa: indicare che si tratta di risposte che violano il diritto d’autore lederebbe sulla reputazione della piattaforma e di conseguenza suylle sue entrate.

OpenAi ha replicato a queste accuse sostenendo che il New York Times ha sfruttato un bug presente per formulare questa accusa e che per farlo avrebbe perfino ingaggiato hacker professionisti.

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