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La Chiesa Ortodossa d’Ucraina non prega più per Kirill: scisma tra Kiev e Mosca

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Sarà anche stato escluso dalle sanzioni europee, come tanto auspicato dal premier ungherese Orban, ma per la prima volta il patriarca di Mosca non è stato menzionato nell’omelia a Kiev e la Chiesa Ortodossa d’Ucraina, con un “concilio d’emergenza”, ha proclamato la sua autonomia da Mosca.

Dove non arrivano le sanzioni economiche, arrivano le scomuniche. Lo scontro fra Kiev e Mosca è ora anche religioso ed assume i contorni dello scisma, ma in questo caso il motivo di divisione ha un volto ben preciso: quello del patriarca Kirill. La “guida spirituale” di Putin, così cara ad Orban, che infatti lo ha salvato dal sesto pacchetti di sanzioni grazie al secondo ricatto al quale l’Unione Europea ha dovuto cedere, ha fatto saltare definitivamente i nervi alla Chiesa ortodossa ucraina. Domenica scorsa, il metropolita di Kiev Onufriji non lo ha menzionato nella liturgia domenicale come «grande signore e padre nostro».

Può sembrare una scontata, ma non era mai successo prima. Di fronte all’unità religiosa e alle sue liturgie, anche la guerra passa in secondo piano. Ma le cose sono cambiate e tra la Chiesa di Mosca e quella di Kiev si sta consumando uno scisma, anche se nessuno per ora ha usato ufficialmente questa parola. La Chiesa Ortodossa di Kiev si è comunque proclamata «autonoma e indipendente». Lo ha fatto durante una riunione che presto si è trasformata in un concilio d’emergenza.

Il peccato commesso da Kirill, secondo il metropolita Onufrij è quello «di Caino», ovvero il sostegno ad una guerra fratricida. E così dopo le ostentazioni di lusso e denaro, le amicizie discutibili e le benedizioni alle testate atomiche, il sostegno all’invasione in Ucraina ha definitivamente fatto traboccare il vaso. Le dichiarazioni sulla guerra, giustificata perché a difesa dei «valori tradizionali» e perché ha «sventato il pericolo di sfilate di Gay Pride a Donetsk» non potevano essere difese nemmeno dal più strenuo dei conservatori.

La Chiesa di Kiev dunque si stacca e invita i fedeli a seguirla. 500 parrocchie circa hanno già dichiarato che lasceranno la strada di Mosca, mentre una lettera firmata da 400 sacerdoti e monaci chiede ai patriarchi delle antiche chiese di Oriente di processare Kirill come eretico. In molti seguono l’esempio di Kiev, ma non tutti. I 14 vescovi dei territori ucraini passati sotto il controllo russo, hanno già dichiarato il loro sostegno al patriarca. La linea del fronte insomma, determina anche il confine dello scisma.

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Sabotaggio alla rete ferroviaria francese: circolazione in tilt a poche ore dalle Olimpiadi

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sabotaggio rete ferroviaria francia tgv

I sospetti degli inquirenti si concentrano sulla sinistra radicale. Paralizzata la circolazione del Tgv: sospese tre linee su quattro. I disagi si ripercuoteranno almeno fino al weekend. Sono 800 mila i viaggiatori coinvolti dal sabotaggio della rete ferroviaria in Francia.

Il modus operandi messo in atto, fa sospettare alle forze dell’ordine che dietro il sabotaggio alla rete ferroviaria in Francia possa esserci la mano dei gruppi della sinistra radicale. Nella notte scorsa, tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, in diversi punti nevralgici della circolazione ferroviaria, sono stati appiccati incendi che hanno di fatto paralizzato treni e stazioni. Il tutto mentre tra poche ore, in una Parigi blindatissima, andrà in scena la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Sono circa 800 mila i viaggiatori rimasti coinvolti dal sabotaggio della rete ferroviaria.

Modus operandi e ordigni incendiari già usati in passato in altre contestazioni «assomigliano a quelli utilizzati in passato dall’ultrasinistra», hanno fatto sapere fonti della sicurezza francesi a Le Parisien. Non si esclude che chi ha agito abbia potuto contare sull’appoggio di personale interno a Sncf, la compagnia ferroviaria francese.

Fin dai primi roghi, la società ha parlato di «atti dolosi concomitanti», mentre il ministro dei Trasporti francese Patrice Vergriete ha definito il sabotaggio «un’azione criminale scandalosa».

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Musk sulla figlia transgender: «è morto, ucciso dalla teoria woke. Non avrei dovuto accettare i trattamenti»

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elon musk figlia transgender

Intervistato da Tmz il tycoon ha usato dure parole nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Tra i due non corre buon sangue. La ventenne Vivian Jenna Wilson, nato come Xavier Musk, dopo il cambio di sesso ha interrotto ogni rapporto con il padre, il fondatore di Tesla e Space X, ed ha assunto il cognome della madre. La transizione non è stata bene accolta da Elon Musk, che, intervistato da Tmz ha usato parole molto dure nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Il miliardario ha anche abiurato il suo consenso ai trattamenti ai quali il figlio si è sottoposto: «Sono stato ingannato nel firmare documenti medici per approvare qualsiasi trattamento lei ricevesse». Parlando con il suo intervistatore, Musk ha affermato di aver accettato perché gli avevano paventato il rischio di un gesto autolesionistico da parte del giovane.

Non è la prima volta che tra Musk e la figlia transgender due volano screzi a mezzo stampa. In passato si sono scambiati dichiarazioni al vetriolo non soltanto sulle diverse visioni sui diritti Lgbtq+, ma anche in tema di politica. Misk ha spesso definita la figlia come una «comunista» e «marxista» che odia i ricchi».

 

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Traversata ecologica dell’Atlantico finisce in tragedia: ritrovati i corpi dei due navigatori

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navigatori morti durante traversata ecologica dell'atlantico

Brett Clibbery e Sarah Packwood  sono partito dalle coste canadesi lo scorso 18 giugno, a bordo di uno yacht ecologico. Volevano raggiungere le Azzorre, ma i loro corpi sono stati ritrovati a poche centinaia di miglia dal luogo della partenza. E’ mistero sulle cause della morte.

L'”Odissea Verde”, come era stata battezzata dai suoi ideatori, è durata poche centinaia di miglia. I corpi del canadese Brett Clibbery e della britannica Sarah Packwood, i navigatori che hanno tentato una traversata dell’Atlantico a bordo di uno yacht ecologico, sono morti ed i loro copri stati ritrovati sulle coste di Sable Island, 160 chilometri a sud-est della costa canadese da cui erano partiti oltre un mese fa. I due avevano lasciato le spiagge della Nuova Scozia con l’obiettivo di raggiungere le Azzorre.  3.228 chilometri da coprire in 21 giorni. Il viaggio però è durato poco più di un centinaio di miglia nautiche.

Ancora da capire il motivo della tragedia. Secondo quanto ricostruito al momento i due sarebbero stati costretti ad abbandonare la nave e sarebbero morti annegati. Lo yacht sul quale si trovavano a bordo però non è stato ritrovato. Tra le ipotesi, l’urto con una nave cargo, che non si sarebbe nemmeno accorta della collisione.

I due navigatori morti avevano raccontato nel dettaglio i preparativi della traversata dell’Atlantico, attraverso un canale YouTube, Theros Adventures, dal nome della loro barca eco-friendly. «È probabilmente la più grande avventura delle nostre vita», diceva entusiasta Sarah Packwood. Mentre il marito raccontava di come i due avessero equipaggiato la barca con vele, pannelli solari, batterie e un motore elettrico, così da mostrare a tutti che «viaggiare senza bruciare carburanti fossili è possibile».

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