Cronaca
Si sono aggravate le condizioni di Matteo Messina Denaro, legali pronti a chiedere allentamento 41bis

Ieri, l’ex super latitante è stato sottoposto ad un intervento per un’occlusione intestinale a L’Aquila, città in cui è detenuto in regime di carcere duro e nel cui penitenziario è stata installata una stanza per la chemioterapia. Ai magistrati ha sgomberato il campo da ogni dubbio: «non mi pentirò mai».
Se qualcuno pensa che, magari intimorito dall’estrema sentenza, quella da cui nessuno potrà mai sfuggire, Matteo Messina Denaro possa convincersi a parlare e a contribuire a stabilire verità che nel Paese si inseguono da decenni, sbaglia. L’ex boss mafioso, catturato dopo decenni di latitanza, ai magistrati della Dda di Palermo l’ha detto chiaramente: «non mi pentirò mai». Le cose non dovrebbero cambiare ora che le sue condizioni di salute si sono aggravate, sebbene i legali di Matteo Messina Denaro starebbero preparando le carte per chiedere un allentamento delle misure a cui è sottoposto, ovvero il 41bis.
Ieri, l’ex super latitante è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per un’occlusione intestinale. Non è chiaro quanto e in che misura fosse collegata al tumore al colon che lo affligge e che ha riversato un ruolo importante per la sua cattura, avvenuta proprio nella clinica nella quale si stava curando.
Matteo Messina Denaro, detenuto al 41bis, sta seguendo i cicli di chemioterapia nel penitenziario di L’Aquila, dove sta scontando l’ergastolo e dove è stata allestita una stanza per le cure mediche. Sempre nel capoluogo abruzzese ha subito l’intervento.
Le condizioni di Matteo Messina Denaro negli ultimi mesi sarebbero peggiorate e i suoi legali vorrebbero chiedere un allentamento del 41bis a cui è sottoposto, le cui misure sarebbero incompatibili con le sue condizioni di salute. Una strada percorsa in passato anche da Totò Reina e Bernardo Provenzano, senza successo. Entrambi finirono i propri giorni in regime di carcere duro.
Forse, qualora si dimostrasse pronto a collaborare con la Giustizia, le cose potrebbero cambiare, ma questa appare ancora un’ipotesi utopistica. Nulla ha detto ai magistrati, anzi ha ridimensionato le accuse nei suoi confronti: il boss ha dichiarato di non essere tale, di non aver mai commesso omicidi o stragi, di non aver avuto ruoli nella morte del piccolo Santino Di Matteo, del quale aveva commissionato solo il rapimento.
Cronaca
Avvocatessa di Genova condannata per tentato omicidio con riti voodoo

In base alle accuse, la donna ha cercato di appropriarsi del patrimonio di una 86enne di cui era amministratrice di sostegno: oltre ad avergli già spillato un milione di euro, avrebbe commissionato riti voodoo per farla sparire.
Commettere l’omicidio perfetto, è quasi impossibile: un testimone, un’impronta, qualche elemento che sfugge anche se si ripulisce la scena del crimine, alla fine, spesso, saltano fuori. E allora, come si può far sparire una persona, senza lasciare tracce dietro di sé? Attraverso riti voodoo, stando al piano di un’avvocatessa genovese che avrebbe cercato di appropriarsi del patrimonio di un’anziana di 86 anni del quale amministrava il patrimonio e nei cui confronti avrebbe ordito un tentato omicidio.
Queste sono le accuse per le quali è stata condannata a 5 anni di reclusione con rito abbreviato l’avvocatessa, ritenuta responsabile di peculato e falso. La donna è stata inoltre accusata di tentato omicidio attraverso riti voodoo. Per il “reato impossibile” previsto dall’articolo 49 del Codice Penale, è stata sottoposta inoltre a 18 mesi di libertà vigilata.
Secondo quanto ricostruito dal Tribunale dunque, l’avvocatessa avrebbe tentato di compiere un omicidio, giudicato appunto impossibile, commissionando riti voodoo. Per tale rato non è prevista una condanna, ma una misura di sicurezza.
L’avvocatessa conosceva molto bene la vittima: era la sua amministratrice di sostegno, oltre ad esserne l’erede disegnata. Dal patrimonio dell’anziana sarebbe già sparito un milione di euro e la parte lesa ha rifiutato di chiudere la questione in maniera bonaria. Le erano infatti stati offerti due appartamenti, dal valore ingente, ma la signora ha preferito proseguire nell’iter giudiziario. L’avvocatessa, oltre alla condanna, è stata raggiunta anche dall’interdizione perpetua dei pubblici uffici e la confisca dei beni.
Cronaca
Detenuto evaso dalla finestra del Pronto Soccorso a Milano, agente in coma

Questa mattina al San Paolo di Milano un detenuto è evaso lanciandosi dalla finestra del Pronto soccorso in cui era stato ricoverato d’urgenza. Un poliziotto ha provato ad inseguirlo, ma ha sbattuto la testa ed ora si trova in gravissime condizioni.
Sembra la sceneggiatura di un film, invece è quanto avvenuto all’alba di questa mattina, giovedì 21 settembre, al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo di Milano, dal quale è evaso un detenuto trasportato d’urgenza dopo una rissa in carcere, che si è lanciato dalla finestra. Un agente del servizio di scorta ha provato ad inseguirlo, ma ha sbattuto violentemente il capo ed ora si trova ricoverato in gravi condizioni. E’ in coma.
Il detenuto, magrebino detenuto a San Vittore, è stato portato al San Paolo ieri sera dopo una colluttazione con altri carcerati, in seguito alla quale ha riportato diverse ferite. Questa mattina, alle 5:25, la fuga: ha aperto la finestra e si è buttato dal secondo piano. L’agente che lo aveva in custodia si è lanciato a sua volta, ma non è atterrato altrettanto bene ed ha picchiato il capo.
Trasportato d’urgenza in un altro ospedale, dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico, si trova in gravissime condizioni. sono in corso le ricerche per individuare il detenuto evaso dalla finestra dell’ospedale a Milano.
Attualità
Sindaco di Portofino accusato di vendere borse false nella sua tabaccheria

Un articolo de Il Fatto Quotidiano accende i riflettori su Matteo Viacava, primo cittadino della nota località ligure. Le opposizioni chiedono le sue dimissioni.
Merce contraffatta venduta a poche centinaia di metri dalla celebre piazzetta. L’accusa, lanciata da Il Fatto Quotidiano, non riguarda qualche ambulante irregolare, bensì il sindaco di Portofino, Matteo Viacava, che secondo il quotidiano ha esposto borse false sugli scaffali della sua tabaccheria. Per questo fatto la Lista Sansa nel Consiglio regionale della Liguria ne ha chiesto le dimissioni.
L’atto d’accusa non è declinato propriamente in politichese: «Di solito sono i senegalesi a vendere le borse “taroccate”. A Portofino è il sindaco […] Quando a vendere le borse false per strada sono degli immigrati ecco piombare le forze dell’ordine a riempire verbali, denunce e provvedimenti di espulsione. Ma quando, stando a quanto scrive ‘il Fatto’ con tanto di fotografie, lo fa addirittura il sindaco?».
Il caso è particolare: Portofino è da sempre considerata una meta per gli amanti del lusso e delle migliori griffe. Proprio questa sua esclusività attira da decenni turisti facoltosi, attratti dall’immagine luxury della località. Che il primo cittadino possa vendere merce contraffatta non viene visto come un biglietto da visita appropriato.
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