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Il sondaggio boomerang di Elon Musk: il 60% vuole che lasci la guida di Twitter

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Elon Musk ha lanciato un sondaggio sul social network che ha acquisito col quale ha chiesto agli utenti se sia opportuno o meno per lui lasciare la guida di Twitter, promettendo di rispettare il risultato. Il 57,5% dei votanti, oltre 17 milioni d persone, dice sì. Renzi: «mi ricorda qualcosa».

«Attenzione ai desideri che esprimi, potrebbero avverarsi» e «le persone che vogliono il potere sono quelle che meno lo meritano» sono i commenti sibillini di Elon Musk in seguito al verdetto del sondaggio da lui stesso lanciato, nel quale la maggioranza dei votanti ha votato affinché lui lasci a guida di Twitter.

Il patron di Tesla e Space X, che recentemente ha acquistato per 44 milioni di dollari Twitter ha chiesto agli utenti: «Dovrei lasciare la guida di Twitter?». Al sondaggio hanno risposto oltre 17 milioni di persone e il 57,5% di queste ha votato . Non è la prima volta che Musk si affida alle “consultazioni popolari” per intraprendere scelte fondamentali per il social network e fino a questo momento ha sempre rispettato gli esiti.

Secondo alcuni però, non si tratta di un risultato inaspettato, ma di una strategia d’uscita soft che Musk avrebbe applicato per sganciarsi da Twitter. Per molti l’esborso è stato di gran lunga superiore al reale valore della piattaforma. L’eccentrico imprenditore, che rimane l’uomo più ricco del mondo secondo le stime Bloomberg, avrebbe anche cercato di tirarsi indietro dall’acquisto, senza successo.

Dal suo arrivo molte cose sono cambiate in Twitter, non soltanto online, ma a partire dall’organizzazione aziendale. Lo scorso 4 novembre tutto il management e metà degli oltre 7.500 dipendenti sono stati licenziati. Musk ha affermato nei giorni scorsi che la società perde 4 milioni di dollari ogni giorno e che non c’era nessun candidato a prendere il suo posto perché nessuno vorrebbe fare come lavoro quello «di mantenere in vita Twitter». Qualche giorno fa invece ha dichiarato ad un tribunale del Delaware di essere alla ricerca di un nuovo capo per l’azienda e che avrebbe ridotto il tempo dedicato al social network a causa dei suoi numerosi impegni.

Nel frattempo, nella vasta mole di reazioni suscitate dal sondaggio di Musk, una sopra le altre salta all’occhio, quella dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi che a proposito della promessa di rispettare il sondaggio fatta da Musk ha scritto: «eppure mi ricorda qualcosa», riferendosi alla sua promessa, infranta, di lasciare la politica qualora non fosse passato il referendum da lui proposto.

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Rovazzi derubato in diretta social, ma era solo una trovata di marketing

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Il cantante presenta un nuovo singolo con una trovata d’effetto: «non pensavo creasse un cortocircuito mediatico così ampio».

Fabio Rovazzi seduto al tavolino di un bar impegnato in una conversazione social in diretta con i suoi follower. Alle sue spalle compare un losco figuro con aria tremendamente sospetta che si guarda intorno furtivamente. Un attimo dopo la scena cambia drasticamente ed il primo piano di Rovazzi viene sostituito dalle immagini sfocate del telefono che, incurante del fatto di essere appena passato ad un nuovo possessore, continuava a filmare. Il furto del telefono di Fabio Rovazzi, derubato in diretta social, ieri è stato uno dei fatti più discussi ed anche più trattati dai media. Ma era tutto una burla.

Si trattava di una mossa di marketing per il lancio del nuovo singolo di Rovazzi, “Il Maranza”. Il cantante lo ha reso noto oggi, affermando con un’ingenuità credibile quasi quanto il furto subito che non pensava che la trovata «potesse creare un cortocircuito mediatico così ampio».

«Ho pensato a un’idea divertente di marketing da utilizzare per lanciare in maniera inusuale l’uscita del mio brano con Il Pagante» ha affermato Rovazzi, il quale ha spiegato perché ha scelto di far finta di essere stato derubato in diretta: « Ho solo messo in scena una barra del pezzo che abbiamo scritto: – /Giravo in Corso Como/Si è avvicinato un uomo/Mi ha chiesto una Marlboro e l’orologio/Non so che ore sono/In tasca sento un vuoto/Mi hanno pullappato (mi hanno derubato)/ Con una moto/ Ora ho un sogno solo/Vorrei diventare come uno di loro/Un maranza»

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Lite a distanza tra Gruber e Mentana: «l’incontinenza è una brutta cosa», «maleducata»

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A far battibeccare i due mezzibusti più permalosi del palinsesto di La7, il collegamento dato in ritardo dal direttore del telegiornale alla conduttrice di Otto e Mezzo.

«L’incontinenza è una brutta cosa». Lilli Gruber prende la palla ala balzo ed utilizza l’ultimo spot mandato in onda prima dell’inizio della sua trasmissione, dedicato appunto ad un integratore per il benessere della prostata, per lanciare una frecciata ad Enrico Mentana, con il quale è sorta una lite a distanza. Motivo della discordia, l’ossessione dei volti televisivi: il minutaggio.

«Buonasera e benvenuti alle 20:46, non alle otto e mezza» ha . E poi appunto, la frase che ha suscitato l’ira del reo, Enrico Mentana. Sul proprio profilo Instagram, lo spietato direttore del telegiornale di La7 ha risposto pubblicando i dati relativi all’ascolto. Non meno impietosa la didascalia: «Dall’uno al nove per cento in mezz’ora. Questa è la curva degli ascolti – del tutto simile a quelle dei giorni precedenti – del Tg La7 di ieri sera, segnato da fatti importanti e in continuo aggiornamento. A quel tg però ha imprevedibilmente fatto seguito un giudizio grevemente sprezzante nei miei confronti da parte di chi conduceva il programma successivo, che pure è ogni sera diretto beneficiario di quella curva ascendente».

Il post con cui Mentana ha acceso una lite che tutti sperano che questa sera possa riservare nuove puntate, non cita mai Lilli Gruber, secondo una precisa scelta artistica: «Un giudizio da cui finora nessuno tra i vertici di La7 ha sentito il bisogno di prendere le distanze. Piccolo episodio, ma molto indicativo. A questo punto le distanze, come è doveroso, le prendo io, dai maleducati e dagli ignavi».

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“Noi è, Io sono” la congrega che non crede nelle bollette, né nella patente

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Un bizzarro caso di cronaca avvenuto nei giorni scorsi a Brescia, successivo di qualche tempo rispetto ad un altro episodio bislacco accaduto sempre in Lombardia, accende i riflettori su “Noi è, Io Sono” una congrega italiana che segue le orme della setta statunitense “One People” che non riconosce gli Stati, le leggi e le forze dell’ordine.

Guardando le bollette del gas, specie negli ultimi inverni, sarà vacillata la fede di molti. Ed altrettante invocazioni al divino si saranno succedute. Ma la reazione di un cittadino di Iseo è fin troppo trascendentale: si rifiuta di pagare la bolletta perché non crede nello Stato e nelle leggi, tantomeno nella compagnia che gliel’ha recapitata. Fa parte di un gruppo che non riconosce alcuna organizzazione costituita e che si pone l’obiettivo di rinnovare la società. Si chiama “Noi è, Io Sono”, un’organizzazione che fin dal nome mette tutto in discussione, perfino la grammatica. E’ una sorta di costola italiana di “One People”, una setta statunitense attiva già da alcuni anni.

«Chi induce un uomo vivo a identificarsi nei documenti di una corporazione di diritto privato preclusa e pignorata, commette reato». Questa la motivazione del singolare ricorso presentato ad Iseo. La lettera non è stata recapitata alla compagnia elettrica, ma a sindaco, prefetto e questore. Ed è firmata con un’impronta insaguinata. Contiene anche una richiesta di risarcimento danni: «un’oncia troy al 99,9% valuta in argento puro». Qualora si avessero difficoltà a rintracciare il prezioso metallo, accetta anche un pagamento alternativo: «energia vitale». Che al cambio dovrebbe anche convenire.

Si tratta della seconda volta che un membro del gruppo “Noi è, Io sono” fa parlare di sé, sempre in Lombardia. Qualche mese fa, in provincia di Brescia, una signora è stata fermata per un controllo stradale ed è risultata senza patente. O meglio, una ce l’aveva: firmata con un’impronta di sangue, abilitava alla guida di veicoli, navi, aerei e affini, in quanto eterna essenza in corpo e fonte di valore. Sul sito del gruppo è anche possibile consultare la modulistica per ottenere queste ed altre certificazioni universali. Che però, almeno al momento, hanno un valore legale paragonabile al potere d’acquisto dei soldi del Monopoly.

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