Politica
Ronzulli: «mia nomina esclusa da chi consultava i trend-topic, no-vax scatenati»

Licia Ronzulli con un’intervista a La Stampa ritorna sul «caso inesistente», ovvero il veto della Meloni ad un suo incarico di governo, e spiega che la sua esclusione è stata presa da «chi decideva consultando i trend-topic. La minoranza no-vax si è scatenata». E sulla Presidente del Consiglio: «donna capace e tenace».
«La cosa che più mi ha fatto star male, non tanto per me, quanto per quello che la mia famiglia è stata costretta a subire, è la violenza mediatica usata per costruire un caso inesistente». A parlare la capogruppo di Forza Italia al Senato, Lica Ronzulli, che dalle colonne de La stampa torna sul caso che ha scosso l’inizio della legislatura, ovvero il presunto braccio di ferro tra Berlusconi e Meloni proprio su un’eventuale incarico di governo per l’azzurra. Un nodo-Ronzulli che a sentire la diretta interessata non ci sarebbe stato. Ma se ci fosse stato, il motivo della sua esclusione andrebbe richiesto secondo Ronzulli «a chi decideva consultando i trend-topic. Mi è stato detto che la rete (la minoranza no-vax) si è scatenata». Il riferimento è agli argomenti più dibattuti sui social, che avrebbero giocato un ruolo importante sulla scelta. Le tendenze avrebbero in qualche modo fatto optare per scelte ritenute meno “impopolari”.
In tema no-vax, Ronzulli commenta anche il reintegro del personale sanitario che non si è vaccinato: «Forse si sarebbe potuta attendere la scadenza naturale, il 31 dicembre, così da evitare che la maggioranza silenziosa di chi, onorando il camice, si è responsabilmente vaccinato si sentisse sconfitta dalla minoranza chiassosa no-vax. Ma se lo chiede a mechi è No-vax e quindi va contro la medicina e la scienza non dovrebbe operare in campo sanitario».
Tra gli altri argomenti toccati, la situazione interna a Forza Italia, che in base alle ricostruzioni di stampa sarebbe spaccata in due, con una corrente che fa capo a Tajani ed una invece schierata con Licia Ronzulli: «Forza Italia per la sua stessa natura non può essere un partito diviso: c’è un leader forte che ascolta tutti e poi decide. Il coordinatore di Forza Italia è il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, che lo ha fatto benissimo in questi anni».
Politica
Bruno Vespa, il Ponte sullo Stretto e il plastico: revival o plagio?

Ospite di Bruno Vespa, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha mostrato in tv il plastico del Ponte sullo Stretto di Messina, portando inevitabilmente alla memoria una scena andata in onda già 21 anni fa.
Per chi ancora avesse dubbi, non si trattava di una replica di Porta a Porta. Sebbene le immagini siano simili sono state registrate in momenti diversi. No, non si tratta di immagini restaurate digitalmente, anche perché tutto si può imputare a Silvio Berlusconi, tranne che portasse la barba. Sarà stato un omaggio, sarà stata una citazione, fatto sta che quanto fatto da Salvini ieri sera, che ha mostrato il plastico del Ponte sullo Stretto di Messina nella trasmissione condotta da Brno Vespa, a molti è sembrato uno spudorato plagio.
Certo è cambiato il format (da “Porta a Porta” a “5Minuti”) ma la sostanza è la stessa: mostrare le fattezze del ponte che sorgerà sullo stretto con un plastico, che oltretutto sembra molto simile a quello mostrato da Berlusconi. Matteo Salvini dunque ha fatto quello che Berlusconi aveva già fatto 21 anni fa, mentre Vespa ha fatto quello che Vespa faceva anche prima. Ed oggi come allora, nessun ponte è stato realizzato. E torna alla mente la battuta di Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque: «con tutte ste prime pietre va a finire che lo facciamo veramente sto c… di ponte».
Qualche differenza c’è. Nel 2011 Berlusconi era presidente del Consiglio ed era accompagnato dall’allora ministro dei Trasporti Pietro Lunardi. Ieri sera invece era Salvini a vestire i panni del ministro e il (la ndr) presidente del Consiglio non era certo al suo fianco. Così come lui non era al fianco di Giorgia Meloni quando questa ha riferito alle Camere. Un’assenza ch i giornalisti hanno notato, al pari delle fratture che dividono Lega e Fratelli d’Italia in materia, tra le altre, di guerra in Ucraina.
La premier glissa e dal Consiglio Europeo di Bruxelles commenta laconicamente: «Francamente non mi preoccupano [le posizioni della Lega, ndr]. Al di là delle posizioni espresse per lavorare su una posizione alla quale tutti lavoriamo, ovvero la fine del conflitto, ho detto come la penso: non c’è nell’attuale contesto misura più efficace di garantire un equilibrio tra le forze in campo” Lo ha detto la premier Giorgia Meloni arrivando al Consiglio europeo a Bruxelles e rispondendo ad una domanda sulle posizione della Lega sull’Ucraina».
Politica
Giorgia Meloni in Senato: «Su Cutro ho la coscienza a posto, sono una madre»

Serrato confronto al Senato tra le opposizioni e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, chiamata a riferire prima del consiglio europeo, su diversi temi: naufragio di Cutro, guerra in Ucraina, politica energetica ed ambientale.
Il 23 e il 24 marzo si terrà il Consiglio europèeo ed ovviamente la presidente del Consiglio presenzierà a Bruxelles. Come è d’uopo in queste occasioni, Giorgia Meloni ha riferito in Senato quale sarà la posizione italiana di fronte ai partner continentali. Inevitabilmente, le dichiarazioni della premier si sono trasformate in un confronto tra governo ed opposizioni, che ha toccato diversi temi, sia di politica interna che estera, e che in diversi passaggi si è fatto serrato. Ed altrettanto inevitabilmente le forze di minoranza hanno stuzzicato Giorgia Meloni soprattutto in tema di gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento al tragico naufragio di Cutro, suscitando la risposta piccata di Giorgia Meloni: «Ho la coscienza a posto. Io sono una madre».
La linea rimane quella “terracquea”: la colpa dei naufragi, e dell’immigrazione clandestina, è dei trafficanti di essere umani. Loro è la responsabilità e a loro bisogno dare la caccia. Ma non basta fermare «le organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei migranti» dice Meloni. Bisogna rafforzare la «collaborazione con i Paesi d’origine e di transito dei migranti, con adeguate risorse finanziarie. Prima di ogni ipotetico diritto a migrare, ogni essere umano ha diritto a non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore. Questo è l’aspetto che l’Occidente in questi anni ha colpevolmente trascurato».
Urge anche il «coinvolgimento degli Stati di bandiera delle navi ong: gli Stati che finanziano le azioni delle organizzazioni non governative devono assumersi una responsabilità». Responsabilità che anche le opposizioni devono assumersi, rispetto al racconto degli eventi: «State superando un limite, per attaccare il governo rischiate di danneggiare l’Italia. Anche nella più feroce dialettica politica c’è un limite che non dovrebbe essere oltrepassato. Per colpire un avversario, si mette in cattiva luce l’Italia intera. Un limite che, quando superato, vi porta a gettare ombre sulla Guardia costiera. Lo dico da persona che non ha mai fatto mancare la sua opposizione ferrata ai governi che ci hanno preceduto: criticate me, il governo, ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia».
Per quanto riguarda i rapporti con gli altri Paesi membri dell’Unione Europea, la linea Meloni è quella della schiena dritta: «Ho sentito dire che andrei in Europa a prendere ordini. Lo diranno i fatti. Io preferisco dimettermi, piuttosto che presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte andò al cospetto di Angela Merkel, a dirle che il M5S erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi ma alla fine avrebbero fatto quello che l’Europa chiedeva . Preferisco dimettermi che rappresentare una nazione del genere».
E sul tema della guerra, nessun discostamento dalla linea Nato: «condividiamo la sua posizione sull’aggressione della Russia all’Ucraina: sappiamo che in questa Aula ci sono partiti che auspicano un accordo con la Cina o una resa dell’Ucraina. Noi non siamo di questo avviso. Accolgo le preoccupazione emerse sui nostri arsenali militari: del resto anche il governo Conte aumentò spese militari».
Attualità
Polemiche dopo la parolaccia di Annunziata: «arrogante turpiloquio»

Il tema delle adozioni dei figli da parte di famiglie omogenitoriali è particolarmente caldo e a “Mezz’ora in +” alla conduttrice Lucia Annunziata, durante il confronto con la ministra Roccella, scappa una parolaccia: «prendetevi la responsabilità delle leggi c…». Oggi dal centrodestra si levano le critiche.
Le polemiche del giorno dopo sono più feroci delle reazioni a caldo. Dopo che a Lucia Annunziata è scappata una parolaccia in diretta durante la sua trasmissione “Mezz’ora in +”, alla ministra Eugenia Roccella, con la quale era impegnata a dibattere, è scappata una risata. In effetti la faccia di Luca Annunziata quando si rende conto che le è scappato un improperio è irresistibile. Tutto finito dunque? Macché, il tema è caldo e le polemiche sono nel vivo. Tanto a destra, quanto a sinistra si getta benzina sul fuoco e se le opposizioni criticano le posizioni di Rampelli, Roccella e Mollicone, le forze di maggioranza inorridiscono per cotanto turpiloquio.
Lo scivolone in diretta della conduttrice è nato mentre si dibatteva sull’eventuale riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali. Annunziata, pur ribadendo che le posizione del governo e della coalizione sono legittime, ha invitato, con troppo trasporto, a riconoscere che si tratta di una scelta ideologica : «prendetevi la responsabilità di farle queste leggi, c…» dove c non sta per cribbio.
Oggi, dal centrodestra si solleva un coro unanime di condanna verso quella sboccata di Lucia Annunziata. Apre le danze il sempre pacato Maurizio Gasparri, che abborrisce un uso così volgare dell’italica favella: «Ha dimostrato, con protervia e arroganza, di fare un uso ideologico degli spazi che, purtroppo, il servizio pubblico le riserva». “Uso ideologico del mezzo televisivo” d’altronde è alle prime pagine del manuale del perfetto forzista. Il senatore azzurro ha anche aggiunto: «Ha usato il turpiloquio quasi volesse intimidire il ministro Roccella, è una vergogna che una persona del genere abbia in mano spazi del servizio pubblico. La stagione di ricambio dei vertici Rai diventa urgente perché c’è un abuso costante di cui l’Annunziata è soltanto l’emblema più grave, più vetusto, più fazioso. Ora basta».
I componenti della Lega in Vigilanza Rai hanno definito l’episodio «inaccettabile». I tempi delle dichiarazioni del senatur d’altronde ormai sono lontani e il verde padano è sbiadito I leghisti che, parafrasando, erano stati benedetti da spiccate doti virili, hanno lasciato il passo a nuovi, più puritani e formali, che non dicono parolacce.
Ora, per dare una chiusa al testo, due considerazioni (e mezzo) assolutamente non richieste. La prima: la faccia di Lucia Annunziata dopo che ha detto una parolaccia, non sembra proprio quella di una persona che vuole intimidire la sua “dirimpettaia”. La prima-bis: Roccella sembrava più divertita che intimidita. La seconda: saranno pure prive di parolacce, ma le dichiarazioni di Rampelli e Mollicone, non sembrano poi così moderate.
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